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Librerie

Self publishing, il Progetto Gutenberg apre agli autori sotto diritti

di E. Refraschini notizia del 12 luglio 2012

Anche il Progetto Gutenberg si mette alla prova nel mercato del self publishing. Uno dei più vecchi progetti di digitalizzazione di opere fuori diritti, che oggi ha superato di qualche centinaio la quota di 40.000 libri in catalogo, ha annunciato l’apertura della piattaforma Project Gutenberg Self Publishing. Gli autori che volessero condividere gratuitamente la propria opera, dunque, da oggi possono farlo non soltanto su Feedbooks, Smashwords o sul Kindle Store, ma anche su questa piattaforma basata su cloud reading, che permette agli utenti di leggere, votare e recensire le opere caricate da altri utenti. Soltanto a questi ultimi è richiesta la registrazione, così da rendere più fluido e rapido l’accesso alle centinaia di opere presenti. Dal punto di vista dell’aspirante autore, questo nuovo tassello nel self publishing non porta certo alla ricchezza, ma può essere un buon trampolino di lancio per farsi conoscere presso il pubblico della rete e potersi basare per un’eventuale opera successiva su una «readership» preesistente.
Il portale è indipendente da quello del progetto principale, infatti i motori di ricerca sono separati. Inoltre, mentre le opere digitalizzate sono fuori diritti, quelle autopubblicate sono ancora coperte da copyright e si possono sì scaricare, ma non condividere. Il formato Pdf, l’unico della nuova piattaforma, ha diviso il pubblico: una delle lamentele più comuni è il fatto che il Kindle, per ora il device probabilmente più diffuso negli Stati Uniti (Amazon si ostina a non rilasciare dati a riguardo), non gestisce bene questo tipo di formato che non è re-flowable” come l’ePub.
Il Progetto Gutenberg, nato nel 1971 dalla volontà di Michael Hart (deceduto lo scorso settembre), è sempre stato animato da volontari che, a partire dalla Dichiarazione d’Indipendenza statunitense, hanno iniziato a digitalizzare tutte quelle opere fuori diritti che avrebbero beneficiato la collettività. Siamo lontani anni luce, dunque, dalle massicce opere condotte da aziende private come Google, che hanno naturalmente a disposizione mezzi di portata diversa.

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