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Librerie

Amanda Hocking, paladina del self-publishing... o forse no

di E. Molinari notizia del 17 gennaio 2012

Quando si parla di self-publishing, non si può che parlare di lei, Amanda Hocking, la ragazza americana da poco entrata a far parte nell’Olimpo del Kindle Million Club, la stretta cerchia di coloro che hanno venduto più di un milione di Kindle e-book.
In una recente intervista per The Guardian, la ventisettenne americana ha raccontato di come è passata dalle numerose lettere di rifiuto delle case editrici (oggi conservate in una scatola delle scarpe) alla decisione di pubblicare su Amazon (sperando di raccogliere 300 dollari per andare a Chicago a vedere la mostra dei Muppets).
Il resto ormai è storia. Nell’aprile 2010 inizia a pubblicare i suoi titoli di paranormal fiction a pochi centesimi l’uno (0,99 centesimi il primo titolo di ogni saga, per poi alzare il prezzo a 2,99 dollari per ogni sequel). Grazie al sistema di royalties riconosciuto da Amazon (30% per i titoli da 0,99 centesimi, 70% in quelli da 2,99 dollari) – di contro al 10-15% generalmente riconosciuto dalle case editrici tradizionali – in diciotto mesi Amanda Hocking è riuscita a guadagnare circa due milioni di dollari.
A chi la dichiara paladina del self-publishing – ex vanity-publishing, come si era soliti definire l’autopubblicazione fino a un paio di anni fa – risponde: «il self-publishing è grande ma non voglio diventarne un’icona. Preferisco che la gente parli dei miei libri». Anche l’accordo da 2,1 milioni di dollari firmato con St Martin Press negli USA e con PanMacmillan nel Regno Unito non sembra sconvolgerla. Gli editori si dichiarano entusiasti per il colpo: «Si parla molto del fatto che gli editori siano fuori dai giochi ma questa è una grande opportunità per gli scrittori e gli editori di trovarsi a vicenda». Amanda Hocking è passata quindi da emblema del self-publishing a vessillo degli editori tradizionali. Lei si limita a constatare il paradosso: «Molta gente dice che l’editoria è morta. Non l’ho mai detto e non credo sia vero. Ora vogliono addirittura usarmi per mostrare il contrario!».

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