Dopo cinque anni di segni negativi,
il mercato del libro in Italia è tornato a mostrare risultati positivi. Il 2015 rappresenta l’anno della svolta, non solo per il segno
«+» nel valore delle
vendite di libri nei canali trade (+0,7%; Nielsen) ma anche per un insieme di altri elementi positivi, come la
crescita della lettura di libri (+1,2%), la stabilità della lettura di e-book (tra i 4,5-5 milioni di persone negli ultimi tre anni, nonostante nel 2015 si sia registrato un calo), la
crescita della vendita di diritti di edizione all’estero (+11,7%), il fatto che rispetto a un indice di lettura della popolazione del 42,0% (2015)
bambini e ragazzi continuano a leggere molto di più (il 47,5% di chi ha tra i 6-14 anni) e il 52,5% (dei ragazzi tra i 15-19 anni). Ricordandoci anche di un’indagine (Istat, di qualche anno fa) che indicava come il 63,9% dei bambini di età compresa tra 2 e 5 anni «sfogliano, colorano, leggono libri o albi illustrati», cioè hanno un rapporto forte con la «forma libro». Un effetto dovuto a sua volta alle giovani coppie che attribuiscono valori e benefit ben precisi alla lettura e all’«avere libri in casa».
Dati che, se collocati nel quadro macroeconomico nazionale (ovvero PIL, crescita degli indici di fiducia delle famiglie, maggior possibilità di spesa: un +1% di reddito disponibile nel 2015; Fonte, Prometeia) e internazionale (tutti i mercati europei, tranne la Germania, sono in trend positivo), proiettano questi risultati su un
2016 che
dovrebbe confermare un ulteriore consolidamento di questi valori.
http://doi.org/10.1390/gdl_201602_mercato_Italia
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Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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