Spesso ci chiediamo, quando misuriamo la lettura nella popolazione – quando misuriamo le potenzialità del mercato – quanto influisca il «ricordo» nel rispondere in senso affermativo o negativo alla domanda posta.

In generale si vede – anche considerando il margine di errore dell’indagine (+/-2,2%) condotta su poco più di 4 mila persone, che la penetrazione della lettura non cambia di molto. Un calo di qualche punto nella «lettura nel complesso». Un andamento che era già stato anticipato da Censis nel suo Rapporto annuale, che adotta una metodologia di campionamento e di rilevazione assai vicina a quella dell’Osservatorio AIE sulla lettura e i consumi culturali. I «lettori totali», tra 2017 e 2018, per Censis passano dal 45,7% al 44,2%.

La domanda che viene da porsi è: dove vanno a finire queste persone che smetterebbero di leggere? Anche perché sappiamo che il profilo di chi abbandona la lettura sembra in gran parte composto da individui dai consumi culturali affluenti: si informano, vanno al cinema o a teatro, visitano mostre, usano le tecnologie. Vedremo in un’altra occasione una possibile interpretazione del fenomeno.


Nel 2017 (anno uno dell’Osservatorio) non sembravano esserci differenze significative tra la lettura a 12 e a 3 mesi, se non per gli audiolibri. E va detto che il dato potrebbe essere stato compromesso da una mancanza di chiarezza, da parte di chi rispondeva, rispetto a cosa fosse un audiolibro. Quando, in marzo, il primo ciclo di rilevazioni venne condotto, Audible non era ancora arrivato in Italia; e lo era da pochi mesi al momento del secondo ciclo, nel settembre dello stesso anno. Non c’era neanche Storytel, che sarebbe arrivato nel 2018.

Limitiamoci a guardare il solo 2018, riflettendo implicitamente sull’importanza di un Osservatorio costante e omogeneo nel tempo per leggere questi fenomeni. Vediamo, allora, che raffrontando le dichiarazioni di lettura a 3 e a 12 mesi qualcosa cambia. Le prime, infatti, sono sempre leggermente più alte delle seconde. Uno scarto in genere di tre punti (tranne che per gli audiolibri) che, al netto del margine d’errore, ci farebbe dire che il «ricordo della lettura» un suo effetto nel dimensionare il mercato lo ha.

Purtroppo per ora l’impianto del questionario non consente di stabilire se questo scostamento è maggiore o minore in rapporto al numero di libri letti (il dato della lettura a tre mesi nell’Osservatorio è stato introdotto con tutt’altri scopi), ma ci offre comunque un segnale probabilmente da approfondire per capire l’incidenza della lettura e i suoi meccanismi, anche rispetto al ricordo (o alla dimenticanza) di ciò che abbiamo letto, e quando.

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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