Nel 2017 (anno uno dell’Osservatorio) non sembravano esserci differenze significative tra la lettura a 12 e a 3 mesi, se non per gli audiolibri. E va detto che il dato potrebbe essere stato compromesso da una mancanza di chiarezza, da parte di chi rispondeva, rispetto a cosa fosse un audiolibro. Quando, in marzo, il primo ciclo di rilevazioni venne condotto, Audible non era ancora arrivato in Italia; e lo era da pochi mesi al momento del secondo ciclo, nel settembre dello stesso anno. Non c’era neanche Storytel, che sarebbe arrivato nel 2018.
Limitiamoci a guardare il solo 2018, riflettendo implicitamente sull’importanza di un Osservatorio costante e omogeneo nel tempo per leggere questi fenomeni. Vediamo, allora, che raffrontando le dichiarazioni di lettura a 3 e a 12 mesi qualcosa cambia. Le prime, infatti, sono sempre leggermente più alte delle seconde. Uno scarto in genere di tre punti (tranne che per gli audiolibri) che, al netto del margine d’errore, ci farebbe dire che il «ricordo della lettura» un suo effetto nel dimensionare il mercato lo ha.
Purtroppo per ora l’impianto del questionario non consente di stabilire se questo scostamento è maggiore o minore in rapporto al numero di libri letti (il dato della lettura a tre mesi nell’Osservatorio è stato introdotto con tutt’altri scopi), ma ci offre comunque un segnale probabilmente da approfondire per capire l’incidenza della lettura e i suoi meccanismi, anche rispetto al ricordo (o alla dimenticanza) di ciò che abbiamo letto, e quando.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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