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Lettura

Come cambiano le abitudini di lettura degli americani

di Denise Nobili notizia del 22 gennaio 2019

Cresce il numero di americani che cercano di ritagliarsi del tempo ogni giorno per dedicarlo esclusivamente alla lettura. È il dato più interessante che emerge da uno studio di OnePoll, condotto per conto di Rakuten Kobo, che si propone di indagare come stanno evolvendo il consumo e le abitudini di lettura negli Stati Uniti.

Su un campione di 2 mila lettori, ben l’86% ammette di essersi impegnato nel corso dello scorso anno per leggere ogni giorno e il 71% afferma di voler leggere di più di quanto normalmente fa. Un impegno che in effetti si traduce, nel 2018, in una media di lettura piuttosto alta, che si aggira attorno alle 2 ore al giorno per un totale di 700 ore all’anno (l’equivalente di 30 giorni).

Del campione, i lettori più voraci sono nella fascia 25-34 con una media di 2 ore e 52 minuti. Ma la cosa interessante è che si tratta della stessa fascia d’età che afferma più delle altre di non avere abbastanza tempo da dedicare alla lettura (63% contro la media del 47%). Si tratta di una generazione che alla lettura tende a riconoscere sempre più potere informativo e conoscitivo e non è certo un caso che voglia imparare a sfruttare sempre più tempo da dedicarle.

Michael Tamblyn, Ceo di Kobo, commenta questi dati incoraggianti facendo notare come sia stata proprio la lettura digitale ad aumentare esponenzialmente le occasioni di lettura nel quotidiano: «mentre aspettiamo i bambini a bordo campo o un amico al ristorante, durante il nostro tragitto da pendolari». E questo è possibile perché nel palmo della mano possiamo portare sempre con noi un’intera biblioteca di titoli. Invece, spesso, vengono preferite altre attività per passare quei tempi morti:

  • il 49% scrollando la propria bacheca sui social network;
  • il 30% giocando sul proprio smartphone;
  • il 29% guardando serie tv e film su app.
Ci sono poi momenti della giornata che davvero vengono percepite come spreco di tempo: il 28% bloccati nel traffico (quando in soccorso potrebbero venire podcast o audiolibri) e il 26% controllando in continuazione il telefono, in cerca di messaggi o di notifiche.

Questa tipologia di indagine sulle abitudini della popolazione si rivela molto utile per un’azienda come Kobo ma lo può essere a priori per gli editori, con l’obiettivo di comprendere come soddisfare il proprio pubblico di riferimento. Comprare un libro non significa leggerlo, questo è un fatto ovvio per ogni lettore, che spesso diventa motivo di (auto)ironia. Al di là della tendenza all’accumulo e al «collezionismo», spesso un libro viene abbandonato quasi subito perché giudicato noioso o non in linea con l’aspettativa che ci eravamo fatti.

Per chi i libri li fa e li deve promuovere, così come per chi li distribuisce e li vende sulle proprie piattaforme, diventa quindi importante «capire quali libri vengono davvero letti, dall’inizio alla fine, e spesso i libri dalle cui pagine i lettori riescono a staccarsi risultano essere diverse dai libri che vendono più copie» continua Tamblyn.

Diventano informazioni tanto più rilevanti se si pensa che, nonostante un tempo medio di lettura quotidiano molto alto di circa 2 ore al giorno, ancora il 26% degli americani ammette di non essere riuscito a finire un solo libro in un intero anno. Una produzione editoriale più attenta ai gusti del pubblico, più allettante, potrebbe forse ridimensionare questa percentuale.

Qualche curiosità sul 2018: settembre è stato il mese in cui si è letto per più ore al giorno, ma maggio è il mese in cui sono stati finiti più libri. Giorno preferito per leggere? La domenica, quando le persone si sentono meno subissate da altri impegni.

I tre bestseller americani per Kobo sono stati:

  • Fire and Fury, il libro verità di Michael Wolff che ha cercato di fare luce sui comportamenti di Trump e del suo staff dalla campagna elettorale del 2016;
  • The Age of Anomaly: Spotting Financial Storms in a Sea of Uncertainty, scritto da Andrei Polgar, famoso per le sue spiegazioni economiche di un minuto su YouTube e particolarmente apprezzato per la sua chiarezza;
  • Fear del giornalista del «Washington Post» Bob Woodward, che analizza la presidenza Trump districandosi tra fake news e tweet contradditori in un primo tentativo di ricostruzione storica fedele ai fatti.
Tre titoli di saggistica che ci dicono molto degli Stati Uniti di questi anni e che, visti dalla prospettiva di un editore, indicano la preferenza per libri scritti da esperti che sappiano spiegare vari aspetti che riguardano l’epoca in cui viviamo.

L'autore: Denise Nobili

Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.

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