Tra 2013 e 2014 si sono perse quasi 820mila persone che, almeno una volta l’anno, avevano l’abitudine di prendere in mano un libro e leggerlo. Insieme a loro se ne vanno anche alcune certezze: sono calati, seppur meno dello scorso anno, i lettori forti, ma anche quelli deboli, mentre è diminuito il numero delle lettrici donne e la percentuale di lettori del Nord Italia. Abbiamo chiesto a Romano Montroni, presidente del Centro per il libro e la lettura, una sua personale analisi della situazione.
Quale, secondo lei, è il maggior ostacolo alla diffusione della pratica della lettura nel nostro?
L’ostacolo maggiore è senza dubbio l’incapacità di instillare nelle nuove generazioni l’amore per la lettura, di creare curiosità verso i libri. Con un indice di lettura del 41,4% – per di più in calo – ci si sente come il contadino che, di fronte a un raccolto scarso, si rende conto di non aver seminato, annaffiato, potato e concimato adeguatamente! Paghiamo le conseguenze di una fatale disattenzione da parte delle istituzioni al mondo della scuola, e di una colpevole sfiducia nel libro come strumento di crescita e miglioramento. La maggior parte delle scuole italiane sono prive di biblioteche (una prima ricerca è stata condotta da Aie nel 2013), e le poche eccezioni sono frutto perlopiù della passione di singoli: abbiamo milioni di ragazzi che stanno a scuola sei, sette ore al giorno e, per mancanza di luoghi deputati e di spazi «dedicati» nei programmi didattici, non hanno mai la possibilità di prendere un libro in mano. Il grande italianista Ezio Raimondi diceva che il rapporto con la cultura è un rapporto col nuovo che ci permette di conoscere e, nello stesso tempo, di imparare ad accettare i nostri limiti e combatterli. Il nostro Paese ha purtroppo disatteso questo principio. La crisi economica non è la causa di tutti i problemi! E le biblioteche, che pure svolgono un ruolo fondamentale di presidio del territorio, non sono l’unica soluzione: come ha detto Marino Niola, bisogna innanzitutto generare lettori, mandarli in biblioteca è il passo successivo! Quando avremo nuovi lettori, le biblioteche
potranno diventare proficuamente interattive con le scuole del territorio e affermarsi come luoghi di svago e di interesse.
Dunque, in prima battuta, più biblioteche scolastiche e letture ad alta voce nelle scuole. E se ancora mancano le figure professionali, cominciamo dai volontari. Il Centro per il libro ha fatto un’indagine su cosa avviene nei Paesi in cui si legge molto: in tutti si lavora sulla scuola (avvalendosi, se necessario, anche di volontari adeguatamente formati), e la lettura è parte dei programmi scolastici. Bisognerebbe poi sfruttare ogni occasione, in tv, per presentare la lettura come una parte imprescindibile e gioiosa della quotidianità . Cosa che la Rai in parte fa già , proponendo inoltre fiction tratte da grandi romanzi. Ma l’ideale sarebbe se in ogni tipo di trasmissione – dai tg ai talk show – il libro fosse mostrato come strumento di approfondimento.
Trovo poi molto interessante la proposta lanciata da Mark Zuckerberg, fondatore e ad di Facebook, che vuol fare del 2015 «l’anno dei libri» impegnandosi a leggere due libri al mese e invitando tutti a fare altrettanto. Non sarà facile, ma – considerata la popolarità di cui Facebook gode presso i giovani – è un’iniziativa ottima. Chissà , forse Zuckerberg si è reso conto di un livello culturale troppo basso da parte degli utenti!
Le iniziative di promozione della lettura attuate nell’ultimo decennio non sono servite a trasformare i microscopici tassi di crescita in valori più solidi e dal 2010 in poi non hanno saputo mantenere i risultati precedenti. Che sia ora di ripensarle completamente?
È inevitabile che l’efficacia di iniziative nate sulla base di slanci individuali, spesso con pochi fondi, sia limitata. Le associazioni sono encomiabili per entusiasmo e impegno, ma la promozione della lettura ha bisogno di un programma strutturato, possibilmente su scala nazionale. Libriamoci, la tre giorni di letture ad alta voce che Il Centro per il libro ha lanciato alla fine di ottobre, con l’appoggio dei ministeri della Cultura e dell’Istruzione, ha avuto – pur tra tante difficoltà – un buon successo e stiamo lavorando per la prossima edizione: tremila scuole ci hanno creduto e speriamo che l’anno prossimo siano ancora di più. In attesa di figure professionali per la lettura ad alta voce e di iniziative inserite nei programmi didattici, ci siamo avvalsi di volontari, illustri e no; li abbiamo cercati nel mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo, persino nelle istituzioni. Leggere ad alta voce sviluppa fortemente, soprattutto nei più piccoli, la curiosità per il libro. E pensate all’impatto di un romanzo come Martin Eden su dei liceali! Abbiamo lasciato un segno molto positivo, questo ci lascia ben sperare per il futuro.
L’intervista completa sarà pubblicata sul «Giornale della libreria» di febbraio
Volevo fare l'astronauta, poi il dottore, ma un giorno di settembre ho iniziato a scrivere e la passione è diventata professione. Dalla cronaca di una città di provincia agli ultimi trend del mercato editoriale internazionale ho scritto e interpretato ben più di 50 sfumature di inchiostro (e di pixel!). Sono nerd per vocazione, amante delle serie TV e dei super eroi.
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