
È stata resa noto l’indagine commissionata da «Livres Hebdo» alla società austriaca di ricerche di mercato Wischenbart che traccia una
mappa dei principali gruppi editoriali sulla scena libraria internazionale (
pubblicata «in chiaro» anche su Publishers Weekly).
In un anno che non ha visto grandi sconvolgimenti nel ranking dei maggiori editori a livello globale,
Pearson resta il più importatore editore a livello globale. Importanti investimenti nella strategia digitale, nel mercato
educational (che quest’anno, col lancio di nuove piattaforme come LearningStudio, OpenClass, PowerSchool, MyLabs, Data Solutions, ha avuto un
incremento del 23%) e nelle divisioni trade accompagnate a una forte espansione nei mercati emergenti (Cina, Brasile e India su tutti) sono gli elementi che hanno guidato le scelte commerciali del gruppo anche nel 2011.
Con oltre 41.000 dipendenti in 70 paesi e una forte componente consumer grazie a Penguin, il marchio più importante del gruppo, l’editore ha all’attivo oltre 254 best seller entrati nelle classifiche del «New York Times» e un
business digitale che da solo vale circa
un terzo del fatturato totale pari a quasi 8 milioni e mezzo di dollari (cinque anni fa il valore del digitale si aggirava attorno al 20% del fatturato totale).
Nessun italiano nelle prime cinque posizioni dominate, come l’anno scorso, da editori professionali come
Reed Elsevier (
5,6 milioni di dollari di fatturato nel 2011),
Thomson Reuters (
5,4 milioni di dollari di cui il 90% proveniente da servizi e prodotti digitali),
Wolters Kluwer (
4,3 milioni di dollari) e
Hachette Livre (2,6 milioni di dollari).
Il primo editore italiano in classifica, secondo la metodologia utilizzata della società di ricerche austriaca, è
De Agostini,
al tredicesimo posto con 1,7 milioni dollari di fatturato (anche se risulta difficile comprendere a quali righe di bilancio si riferisca il fatturato nel perimetro editoriale) seguito alla posizione
30 da RCS Libri (667 milioni di dollari), alla
33esima da Mondadori (506 milioni di dollari) e alla
34esima dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Nessuna sorpresa neanche quest’anno per quanto riguarda la geografia dei «big» del libro:
i maggiori editori del mondo continuano a risiedere in Europa (sono 30 sui 54 entrati in classifica). Seguono gli Stati uniti e il Canada con 12 editori in classifica, di cui solo quattro nei primi dieci posti, l’Asia con 9 compagnie di cui otto con sede in Giappone e una, la Woongjin ThinkBig, in Corea, e l’America Latina con tre gruppi editoriali Abril Educação, Saraiva e Editora FTD che si collocano nella parte più bassa della classifica.