
Anche
Macmillan ha patteggiato con il Dipartimento di Giustizia americano (DoJ) sul caso che riguarda il caso del presunto cartello sul prezzo degli e-book, e ora Apple rimane l’unica società coinvolta nel processo che dovrebbe svolgersi il prossimo giugno.
Questo l’ennesimo ribaltamento di un caso che tra colpi di scena e dichiarazioni al vetriolo si trascina dalla fine del 2009. Il patteggiamento di Macmillan è solo l’ultimo di una lunga serie che ha coinvolto i cinque editori protagonisti: i primi a scegliere la strada del patteggiamento sono stati
Hachette Book Group, HarperCollins Publishers e
Simon&Schuster che, per non rischiare un processo lungo e costoso hanno deciso di adeguarsi alle disposizioni dell’Antitrust americano.
Lo scorso dicembre,
dopo numerose dichiarazioni d'innocenza, è stata la volta di
Penguin che, probabilmente anche per assicurarsi una certa stabilità interna in seguito all’
accordo con Random House, ha accettato di scrivere la parola fine al proprio coinvolgimento nel processo (l’accordo verrà ratifica nel marzo prossimo).
A quei tempi
John Sargent, Ceo di Macmillan, dichiarò pubblicamente che la casa editrice da lui guidata
non avrebbe mai accettato un patteggiamento dato che non aveva fatto nulla di illegale. Ma qualcosa è cambiato, la stima del danno principalmente.
In una
dichiarazione alla comunità editoriale diffusa nei giorni scorsi, Sargent cita il senso di responsabilità come fattore determinate che avrebbe mosso la casa editrice alla decisione: «
La nostra azienda non è abbastanza grande per rischiare di incorrere in una condanna da parte della Giustizia americana. In questa azione il governo ha accusato cinque editori e Apple di aver cospirato per aumentare i prezzi degli e-book. Ogni patteggiamento realizzato dagli editori coinvolti ha comportato per i restanti imputati un aggravarsi della propria posizione facendoli diventare responsabili, non solo per il proprio operato, ma anche in potenza per quello degli altri imputati (ad eccezione di ciò per cui questi hanno già accettato di patteggiare). Qualche settimana fa ho ricevuto una
stima delle cifre che avremmo potuto dover versare nel caso il processo non si fosse risolto per il meglio: non posso condividere l'importo mozzafiato con voi, ma era
molto più del capitale della nostra casa editrice».
In seguito all’accordo raggiunto con il governo americano la casa editrice si impegna quindi a
ridurre i prezzi dei libri digitali e a rimuovere alcune delle restrizioni sugli sconti. La proposta di accordo (
qui l’originale) prevede inoltre un severo programma di antitrust, con la comunicazione preventiva al DoJ di qualunque iniziativa venga presa attraverso accordi con altri editori; infine per cinque anni l’editore non potrà applicare alcuna clausola contrattuale con i rivenditori che possa favorire uno o alcuni di essi a discapito di altri.
A differenza degli accordi che hanno coinvolto gli altri editori, i termini del settlement tra Macmillan e il DoJ prevedono l'
immediata distribuzione degli e-book a prezzi scontati, anche in assenza di nuovi accordi contrattuali tra l'editore scozzese e i vari retailer.
Ora Oltreoceano
la palla passa ad Apple: sceglierà anche lei la via della conciliazione o si sottomettterà al giudizio della corte? Secondo i bene informati non ci sarà motlo da attendere prima della mossa del colosso della Mela.