Tra gli strumenti e le dinamiche di comunicazione attivate sui (e dai) social media il video sta acquisendo un’importanza da tempo crescente. Basta pensare ai recenti annunci di Facebook che, dopo aver introdotto l’autoplay (ovvero la riproduzione automatica dei contenuti video) ormai tre anni fa, promette ora una serie di novità che hanno come cardine questo media: dall’audio automatico all’interno del News Feed ai formati verticali, dalle app per la tv alle soluzioni concepite in ottica pubblicitaria. Non è un caso che proprio qualche giorno fa il colosso di Zuckerberg abbia introdotto in sperimentazione in alcuni Paesi – con l’obiettivo di estenderla a tutti – Stories, la funzione che consente di condividere con i propri amici un insieme di contenuti, come immagini e filmati, che scompaiono automaticamente dopo 24 ore, in modo simile a quello che accade già con Snapchat e Instagram.
Un ulteriore esempio della centralità del «video breve» all’interno delle nostre diete mediali è offerto dal successo di Tasty, il format di BuzzFeed che si articola in una decina di serie (locali o tematiche) sul comfort food. E di tutti i cloni, i tormentoni e le campagne pubblicitarie che questi filmati hanno ispirato nel tempo (ricordate la carbonara «alla francese» e la risposta di Barilla alla moda del one-pot cooking?).
Se il video si è già abbondantemente affermato come strumento di comunicazione, la novità consiste nel fatto che una delle prossime tendenze del marketing potrebbe guardare al video come strumento diretto di vendita. È l’idea dietro la startup newyorkese MikMak, la cui omonima app permette agli utenti di acquistare in modalità one-click gli articoli mostrati – inseriti in contesti d’uso – in filmati di 20-30 secondi, dal taglio ironico e l’innegabile perizia redazionale. Si tratta infatti di contenuti progettati e girati da professionisti, con la partecipazione di veri attori e un livello qualitativo abbastanza elevato.
A diventare protagonisti dei filmati sono oggetti di qualsiasi tipo, che hanno spesso una componente bizzarra o la capacità di risolvere un piccolo problema quotidiano in stile life hack (un’altra delle tendenze, anche video, dei contenuti sui social media). Dal levatorsolo all’infusore a forma di Nessie, da un kit sbiancante per i denti allo stampo per sfornare waffle che sembrano tastiere del pc: la caratteristica che li accomuna è quella di costare meno di 100 dollari, favorendo l’acquisto d’impulso.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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