È ormai passata oltre una settimana dal tanto atteso lancio delle vendite degli e-book (e audiolibri) di Harry Potter. Se ci si aspettava di trovare le storie del maghetto ai primi posti di tutte le classifiche dei bestseller, non si può che restare delusi: nessuna traccia.
Un incantesimo? No, semplicemente la strategia di vendere gli e-book direttamente dal sito di Pottermore e non attraverso i vari store di Amazon e Barnes & Noble, ha fatto in modo che si perdesse una delle armi più efficaci del marketing: un posto in bella vista nelle vetrine on line degli store.
In assenza di questa potente alchimia (lettore – classifica dei bestseller – acquisto d’impulso), è Pottermore a dover gestire il marketing e la comunicazione. Il compito non sembra troppo difficile: Charlie Redmayne, Ceo di Pottermore, ha dichiarato ieri che nei primi giorni «le vendite degli e-book sono state considerevolmente superiori rispetto alle aspettative».
Sono stati venduti e-book per un valore totale di oltre un milione e mezzo di dollari. Considerando che i primi tre e-book della serie hanno un prezzo di 7,99 dollari e gli ultimi quattro un prezzo di 9,99 (con un prezzo medio di 9,13 dollari), significa che le copie vendute nei primi tre giorni sono state circa 164.000. Insomma, l’arma più forte di Harry Potter si conferma essere Harry Potter.
In casi come questi, le P tradizionali del marketing (prezzo, posizionamento, promozione, pubblicità) non servono: come spiega il guru del marketing USA, Seth Godin, l’unica P davvero importante è quella di Purple cow, la Mucca viola, ovvero un qualcosa di fenomenale e incredibile che è all’interno del prodotto. Se questa P poi è la stessa di Potter, il risultato è assicurato.