
La migrazione dalla carta stampata al Web ai device digitali sta cambiando il nostro modo di leggere ma per alcuni gruppi sociali, come per esempio gli
ebrei osservanti, la questione può rivelarsi molto più problematica.
Molti ebrei osservanti non accendono luci, computer, cellulare o altri dispositivi elettronici dal tramonto del venerdì fino ala fine dello Sabbath. Si astengono da queste attività perché, nell’ultimo secolo,
le autorità rabbiniche hanno paragonato l’uso dell’elettricità alle altre forme di lavoro proibite durante il Sabbath.
L’uso degli e-reader dunque, diventa problematico non solo in quanto dispositivi elettronici ma anche perché alcuni rabbi considerano
lo sfogliare le pagine sui device – che fanno si che la scrittura si dissolva e poi ricompaia -
un atto di scrittura, a sua volta proibito durante il Sabbath.
E questo è un vero peccato perché
gli ebrei osservanti sono lettori forti. Infatti, quando non pregano, studiano, mangiano, socializzano o dormono, gli ebrei osservanti devolvono volentieri una porzione importante delle 25 ore che compongono il Sabbath alla lettura… su carta.
E quindi? Qual è la risposta ebraica alla digitalizzazione? La domanda si pone in un momento in cui
tutte le religioni stanno esplorando le possibilità che il digitale rappresenta per le loro comunità: gli amish stanno decidendo quale device adottare, i musulmani sperimentano l’adorazione on line e il clero cattolico si chiede se i social network possano rappresentare o meno una nuova forma di ministro pastorale.
Per ora l’alternativa più valida per quegli ebrei osservanti che volessero a tutti i costi abbandonare la lettura su carta per quella in digitale pare averla proposta un blogger, Morris Rosenthal. Si tratterebbe di immaginare
un reader che preveda un settaggio per cui, senza bisogno di premere alcun bottone, passi da una pagina all’altra dopo un tempo determinato.
Sulla questione si sono espresse diverse autorità rabbiniche con toni diversi. Più o meno permessivi. La morale, se da questa questione apparentemente così semplice, ma in realtà così complessa, una morale si può trarre, è che, in fondo, indipendentemente dalla religione di appartenenza, la tecnologia non è un male, anzi. Basta sapere quando spegnerla.