
La cosa più difficile per le aziende che operano sul Web è trovare
modelli di business remunerativi. È stato il problema delle grandi multinazionali della Silicon Valley, dei big dei social network e in fin dei conti è da sempre il problema di
Amazon che da anni non chiude le sue trimestrali in attivo (nel secondo trimestre del 2014 la perdita è stata addirittura più ampia delle stime e ci si aspetta un rosso ancora più cospicuo nel terzo trimestre) pur producendo utili che hanno alimentato la fiducia degli investitori nei confronti del titolo.
La verità è che la
politica del «abbiamo tutto al miglior prezzo» ereditata dal gigante cattivo WalMart ha come logica conseguenza il fatto che Amazon venda una vastissima selezione di articoli con margini di guadagno bassissimi. L’obiettivo, naturalmente, è quello di attirare più acquirenti possibili ed è chiaro che il mantenimento della reputazione di «negozio» più economico della rete è funzionale a questo modello di business. Il punto è che i bilanci non mentono e gli investitori aspettano al varco il retailer sul quale le grandi speranze, per il momento, non si sono ancora sopite.
Una spada di Damocle che costringe Amazon a
sperimentare, sperimentare, sperimentare nuovi modelli di business per ogni merceologia in vendita anche attraverso
l’acquisizione di società che sembrano avere poco a che fare con il core business dell’azienda.
Quando si parla di libri la strategia è duplice: da un lato c’è il
braccio di ferro con gli editori per l’abbassamento dei prezzi di copertina digitali e una più conveniente remunerazione delle royalties, dall’altro l’implementazione di nuovi servizi per creare engagement con la propria community di utenti, dai servizi di self-publishing digitale a quelli
per i piccoli editori.
In quest’ottica si colloca anche la proposta di un
nuovo servizio di crowdfunding che permetterà all’utenza di
scegliere quali libri «s’hanno da fare» attraverso un sistema che premierà i progetti capaci di generare la maggiore quantità di feedback. Gli autori che utilizzano i servizi di KDP, secondo «
The Bookseller», avrebbero già ricevuto un invito a partecipare al programma con i propri inediti dai quali, una volta ricevuto il beneplacito della redazione di Amazon, potrebbero ricavare qualche bel profitto: si parla di
1.500 dollari di anticipo e il 50% delle royalty sulle vendite digitali (con la possibilità di mantenere i diritti per la stampa).
E per i lettori che hanno votato il libro? Una bella copia digitale gratuita e la possibilità di scambiarla con gli amici grazie alla Kindle Owners' Lending Library. Se non è marketing questo...Â