Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina
Innovazione

Books blogger, il quinto potere?

di P. Sereni notizia del 11 settembre 2012

Ne abbiamo parlato qualche tempo fa, quando la BookExpo America (BEA) ha scelto di ospitare la Book bloggers convention all'interno di quella che di fatto è la più importante fiera di settore americana: i books blogger stanno diventando una risorsa importante per gli editori e, cosa ancora più importante, gli stessi editori hanno iniziato a rendersene conto.
I lettori, infatti, sempre più spesso si rivolgono ai blogger per determinare le proprie scelte di lettura, tanto che in Usa si dice che ben il 12,1% dei lettori acquisti un libro su consiglio del blogger.
Anche se in Italia non esiste ancora uno studio che metta in diretta relazione un incremento delle vendite in libreria con le recensioni ricevute on line, i rapporti editore-blogger stanno iniziando a prendere una forma più articolata anche in Italia. Come raccontano al «GdL» (l'articolo completo sarà pubblicato sul numero di ottobre) Jacopo Donati, direttore editoriale di Finzioni e Noemi Cuffia, meglio nota come Tazzina di caffè.

Come mai, a differenza che nei paesi anglosassoni, il booksblogging è ancora così poco noto in Italia?
Jacopo Donati.
In Italia manca una cultura del libro, e ciò si ripercuote anche sul booksblogging. Perché da noi nessuna tra le maggiori testate ha qualcosa di paragonabile agli spazi che «New York Times» e «Guardian» dedicano ai libri? E perché nessuna rivista popolare pubblica racconti? Per essere un paese di scrittori, l’Italia sembra piuttosto indifferente alle storie. Le case editrici si sono rese conto che in certi casi un booksblogger interessante ha più seguito e credibilità di una rivista specializzata. Ma soprattutto, grazie all’ingenuità con la quale molti si sono avvicinati al booksblogging, il parlare di libri si è rinnovato e ha avvicinato tanti lettori nuovi. I problemi dell’editoria sono tanti, ma le case editrici potrebbero risolverne molti investendo più tempo e più denaro sulle nuove voci a cui i lettori si affidano.
Noemi Cuffia. Qualche cosa, lentamente, sta cambiando. L’apertura al booksblogging da noi risulta un po’ più macchinosa, come tante altre istanze relative al nostro Paese, ma è normale, fa parte della nostra indole. D’altro canto, in luoghi troppo chiusi è sempre sano aprire ogni tanto una finestra, per cambiare aria e vedere cosa succede là sotto o là fuori. Mi pare che un po’ questo stia già accadendo.

Quali sono i rapporti con le case editrici e con i lettori? Hai modo di valutare se/come ciò che scrive influenza i comportamenti di lettura/acquisto di chi ti segue?
Jacopo Donati.
Siamo completamente liberi nell’esprimere i nostri giudizi. Su Finzioni non pubblichiamo alcuna recensione negativa perché siamo convinti che i libri belli meritino tutto lo spazio disponibile. Perché dovremo rubare spazio a un bel libro quando il lettore non guadagna nulla dal sapere che il tal titolo non ci è piaciuto? È difficile sapere con certezza quanto influenziamo i lettori ma dal numero di visitatori abituali possiamo dedurre che si fidano dei nostri giudizi. Su Finzioni parliamo di libri in maniera obliqua, mostrandoli piuttosto che parlandone direttamente, e l’efficacia di questo approccio è evidente quando – attraverso tweet e commenti – i lettori portano avanti la discussione, la espandono e scoprono nuovi libri. E tra questi utenti ci sono anche gli editori.
Noemi Cuffia. I rapporti con le case editrici credo siano differenti per ciascun blogger. Il blogger oggi svolge un ruolo di ponte tra la critica letteraria, il giornalismo, il mondo editoriale, universitario e culturale in genere e il comune lettore. Si comporta in molti casi come se digerisse le informazioni e le traducesse per un bacino di lettori forse non più ampio ma differente. Ovvero per tutto quel mondo che trascorre molto tempo in rete, che sta iniziando a saper scegliere e discernere ciò che la rete è in grado di offrire. Quanto al poter valutare l’influenza di ciò che scrivo, come blogger, sui lettori ho un unico strumento: i commenti e i messaggi che ricevo via mail o sui social network. Mi capita che qualcuno acquisti un libro su mio «consiglio» e questa è una bella soddisfazione, e una responsabilità, specie quando si tratta di lettori più giovani di me. Quanto alla libertà di giudizio non ho dubbi: quello di blogger per me non è un lavoro, ricevo qualche volta alcuni libri in valutazione: se mi piacciono, ne scrivo volentieri, altrimenti no. Ma non percepisco mai denaro né pressioni di alcun tipo in cambio di recensioni o pareri.

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.