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Francoforte 2024

Best seller a confronto: 1988 - oggi

di Giovanni Peresson notizia del 16 ottobre 2024

Questo articolo è una rielaborazione, in forma ridotta, di quello omonimo pubblicato sul Giornale della Libreria di ottobre 2024. Se sei abbonata/o scarica qui la tua copia, oppure scopri come abbonarti.
 

Dopo 36 anni, l’Italia torna Ospite d’Onore a Francoforte e il confronto tra l’editoria di oggi e di allora, pur giocandosi su tanti piani, non può che soffermarsi sui libri che pubblicavamo e che pubblichiamo. Segnatamente su quelli più comprati, e quindi più rappresentativi della temperie e dei gusti del Paese. Quanta parte del gusto e delle scelte di oggi trovano incipit nelle dinamiche editoriali a commerciali di 36 anni fa? Che scostamento c’è tra quell’epoca e questa, in merito a generi, scelte, autori e autrici?
 
Intanto partiamo dai titoli, quelli del 1988. E da un’avvertenza per il lettore: stiamo ponendo a confronto le fotografie di due periodi molto diversi e distanti della nostra editoria. Quella del 1988 è inevitabilmente molto sfocata. Nello specifico, la classifica dell’epoca a cui faremo riferimento è quella di «Tuttolibri», il supplemento culturale settimanale de «La Stampa», relativa però solo ai primi sette mesi dell’anno (da gennaio a luglio) giacché curiosamente non abbiamo trovato sui numeri di riferimento la classifica definitiva dei 12 mesi. Inoltre, il panel con cui Ad Hoc – la società che allora rilevava le vendite – lavorava era composto da circa 150 librerie. Con effetti inevitabili sulla produzione delle classifiche: mancavano, ad esempio, i banchi libri della GDO. E ovviamente non c’erano le librerie online, oggi essenziali nel dar visibilità a un’offerta molto ampia, ma che già nel 1988 vantava le sue 24 mila novità.
 
Colpisce subito che allora i primi 25 titoli in classifica appartenevano a (solo) 9 marchi editoriali. Con Rizzoli e Garzanti su tutti, con 5 e 4 titoli in classifica. Lo scorso anno, i top 25 erano stati pubblicati da 15 marchi editoriali: quasi il doppio. Il titolo più venduto – con 75 mila copie – nei primi sette mesi del 1988 era Lezioni americane di Italo Calvino,seguito a ruota da L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (è in classifica, con alti e bassi, dal 1985, rilanciato nell’occasione dall’omonimo film di Philip Kaufman) a cui si affianca in dodicesima posizione il suo nuovo Amori ridicoli. A podio vanno anche Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino (Premio Strega dell’anno, con 65 mila copie vendute da gennaio a luglio).



Due altri aspetti colpiscono. Il primo è la netta prevalenza della narrativa straniera: «In questi sette mesi, la narrativa straniera si attesta al 23% del mercato» si fa notare su «Tuttolibri». Quella italiana «è ferma al 9% anche se ha toccato punte del 15% tra giugno e luglio: un periodo eccezionale per le vendite del libro, raddoppiate rispetto alla media dei mesi precedenti».
 
Il secondo aspetto che colpisce è la forte presenza in classifica della saggistica, con undici titoli: Italo Calvino, Gian Luigi Beccaria (che dal 1985 al 1988 conduceva su Rai 1 Parola mia, quiz d’intrattenimento e divulgazione sulla lingua italiana), Michail Gorbačëv, Francesco Alberoni, Salvatore Veca, Mario Capanna, Enzo Biagi, Giulio Andreotti, Rita Levi Montalcini, Miriam Mafai, Cesare Romiti intervistato da Giampaolo Pansa in Questi anni alla Fiat, Stephen Hawking. Lo scorso anno – sempre da gennaio a luglio – i titoli di saggistica sono solo 3 su 25: Il mondo al contrario del generale Vannacci, Quando eravamo padroni del mondo di Cazzullo e Buchi bianchi di Rovelli.
 
Trentasei anni fa avevamo in classifica diversi titoli che sanno di tradizionali letture estive raccomandate dalla scuola: Il fu Mattia Pascal, il tascabile delle Memorie di Adriano, Vita di Galileo di Bertold Brecht, forse Il nome della rosa, anche lui in edizione tascabile, e L’amico ritrovato di Uhlman. Un solo titolo che definiremmo oggi di manualistica compariva allora in classifica: la Guida Michelin Italia. Lo scorso anno erano tre. Nessun libro per bambini (due nel 2023), ma va precisato che molto dell’editoria per ragazzi passava allora per la GDO. Del tutto assente allora la narrativa di genere, almeno per come la intendiamo oggi. Troviamo due tipici best seller americani: I mulini a vento degli dei di Sidney Sheldon e I fuochi dell’ira di Wilbur Smith.
 
Nelle 21 settimane successive (da agosto e dicembre) nelle complessive 210 posizioni che i top 10 generano, il 19% delle posizioni sono occupate da scrittori italiani (ma non vuol dire che abbiano una quota corrispondente di mercato): ancora Bufalino, Rosetta Loy con Le strade di polvere (Einaudi), Alberto Moravia (Il viaggio a Roma, Bompiani), ma soprattutto Umberto Eco con Il pendolo di Foucault che – dal 15 ottobre, in coincidenza con Francoforte – occuperà stabilmente la classifica delle restanti settimane del 1988, riportando in top 10 anche Il nome della rosa.
 
È ancora la saggistica a farla da padrona, occupando il 42% delle posizioni. Alla narrativa straniera il restante 37%, con best seller anglosassoni, ma anche autori con una loro specificità letteraria: Marguerite Yourcenar, Marguerite Duras, Kundera, Nikos Kazantzakis, Anatolij Rybakov, ma soprattutto La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth, che compare nell’ultima parte dell’anno ben dodici volte in classifica.

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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