Si terrà dal 29 settembre al 2 ottobre la prima edizione del Campania Libri Festival.Â
L’evento sarà ospitato al Palazzo Reale di Napoli, ma vedrà anche una serie di iniziative snodarsi per le strade della città .Â
«Sperimenteremo una nuova formula, diversa rispetto a quella che caratterizza altri saloni del libro», dice Diego Guida, presidente della fondazione Guida alla Cultura, tra gli organizzatori del Campania Libri Festival, e del Gruppo Piccoli editori di AIE. «Ci saranno conversazioni con autori di caratura mondiale, tra cui Premi Nobel per la Letteratura, ma anche 30 postazioni di book crossing nelle stazioni della metropolitana e librerie viaggianti in giro per la città per avvicinare le persone alla lettura partendo dal basso».Â
L’obiettivo, spiega Guida, «al tempo stesso è dare una vetrina ai piccoli editori, che saranno fortemente rappresentati in occasione di questo festival».
Il 14 settembre è in programma la conferenza stampa di presentazione, in cui verranno forniti tutti i dettagli dell’evento.
Stando ai dati dell’ISTAT, la Campania è una delle regioni in Italia con il tasso di lettura più basso: 28,3% contro una media nazionale del 41,4%. Cosa significa organizzare un festival in un territorio che stenta ad avvicinarsi al mondo del libro?
È una sfida culturale che mi sono voluto prendere, sia come presidente dei piccoli editori sia come rappresentante della più antica casa editrice napoletana. I fattori alla base di un dato così sconvolgente sono diversi: c’è l’aspetto economico, per cui i cittadini campani in media sono più poveri degli abitanti delle regioni del Nord e dunque spendono meno in cultura, ma c’è anche un aspetto culturale che va scardinato. Il libro è un bene essenziale, e come tale deve essere trattato.
In che modo?
Serve implementare la sinergia con le istituzioni locali e nazionali, perché si faciliti la vendita di libri e allo stesso tempo si coltivi la passione per la lettura nelle nuove generazioni strutturando progetti duraturi nel tempo. Fino alla terza media i giovani sono molto vicini al mondo del libro, poi in troppi casi si allontanano, indipendentemente dal tipo di istruzione. Bisogna lavorare sul territorio, dare un segnale che parta dal basso, e un evento non tradizionale come il Campania Libri Festival va in questa direzione. Organizzeremo laboratori di lettura per i ragazzi, distribuiremo libri di #ioleggoperché in città , saremo nelle strade e nelle metropolitane.
È un’occasione per i giovani che vorranno avvicinarsi alla lettura, ma anche per i piccoli editori che faticano a entrare nelle librerie.
Il Mezzogiorno è una prateria per gli editori, e anche per noi piccoli. Basti pensare che, su 100 libri venduti in Italia, 22 vengono comprati in Lombardia e solo 4,8 nelle regioni del Sud. Le città del Mezzogiorno, e Napoli in particolare, possono avere un ruolo centrale nella crescita del mercato del libro anche per le case editrici più piccole. E questo festival vuole essere una vetrina importante.
Quanti editori sono attesi al Palazzo Reale?
Circa un centinaio da tutta Italia, ognuno con il suo stand. Ci saranno molti piccoli editori del Gruppo AIE, ma non solo. Abbiamo l’ambizione di presentarci come catalizzatore partendo dalle piccole case editrici ma auspicando la partecipazione di realtà più grandi. Tra i 350 eventi del festival ci saranno incontri con autori di livello internazionale, con Premi Nobel per la Letteratura che parleranno non solo delle loro opere, ma anche del percorso intellettuale e culturale che li ha portati alla consacrazione. E poi ci saranno iniziative come il Reading al buio, organizzato da Fondazione LIA e utile a sensibilizzare sull’accesso alla lettura per persone con disabilità visiva.
Quel è stato il ruolo della regione nell’organizzazione dell’evento?
La regione Campania ha avuto un ruolo importante, e ci supporta in maniera sostanziosa. Ha creato la fondazione Campania dei Festival, che è tra gli organizzatori dell’evento. È un contenitore all’interno del quale nascono una serie di iniziative culturali, come il Campania Libri Festival o il Campania Teatro Festival.
Giornalista classe 1986, ho studiato International Journalism alla City University of London. Ho scritto per BBC, The Economist, Al Jazeera e Foreign Policy, e lavorato a Open e Lettera43.
Guarda tutti gli articoli scritti da Sergio Colombo