Disegni disposti in sequenza. Queste tre parole sono la traduzione corretta di
sequential art, la definizione ancora oggi valida che
Will Eisner – uno dei più conosciuti fumettisti statunitensi – ha dato del
fumetto. La parola italiana suggerisce immediatamente l’idea del baloon, della nuvoletta in cui sono inseriti i testi, mentre la corrispondente parola spagnola
historietas (letteralmente «storielle») sottolinea la leggerezza che caratterizzava soprattutto in passato queste pubblicazioni. L’originale americano
comic fa invece riferimento prevalentemente alla sua finalità ludica e al . La definizione tecnica più corretta resta la francese
bande dessinée (striscia disegnata) che mette in evidenza la caratteristica fondamentale del fumetto: essere una successione di vignette che mantengono il proprio senso solo in rapporto tra loro.
La traduzione di fumetti e graphic novel richiede un’attenzione particolare, vuoi per la necessità di
mantenere il testo all’interno di un confine, il baloon, vuoi per l’importanza di preservare
l’equilibrio tra le diverse forme espressive di cui si compone. Queste esigenze rendono la traduzione notevolmente diversa da quella di un qualsiasi altro testo. La produzione delle tavole a fumetti è oggi quasi
completamente digitalizzata e questo ha reso possibile modificare entro certi limiti anche le dimensioni dei baloon, rendendo un po’ meno vincolanti rispetto al passato le dimensioni di questi confini in cui inserire i testi.
Alle problematiche legate alla traduzione di fumetti è stato dedicato l’incontro
Traduttori nelle nuvole. La traduzione di fumetti e graphic novel che ha avuto luogo ieri a
Tempo di Libri. L’evento, organizzato in collaborazione con STRADE, la sezione traduttori editoriali di Slc-Cgil, ha visto la partecipazione dei traduttori
Andrea Plazzi e
Giovanni Zucca. Il fumetto era in passato
in gran parte prodotto all’estero – principalmente nel mondo anglosassone e franco-belga – e nel nostro Paese era quindi conosciuto spesso solo in traduzione. Nella maggior parte dei casi i traduttori italiani restavano
anonimi e intercambiabili. Poi, grazie anche all’«invenzione» del graphic novel, il fumetto ha finalmente iniziato ad avere una propria dignità letteraria (ottenuta anche variando e arricchendo le tematiche affrontate) e con lui anche i suoi traduttori hanno potuto avere una
maggiore riconoscibilità.
«Un esempio dell’oggettivo ampliamento di contenuti del graphic novel verso temi più "alti" rispetto al fumetto del passato – ha spiegato
Giovanni Zucca – è
Palestina. Una nazione occupata di
Joe Sacco, un reportage delle esperienze di viaggio dell’autore in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza che analizza le condizioni di vita del popolo palestinese».
L’attenzione per il mondo di fumetti e graphic novel è andata aumentando anno dopo anno, suscitando l’interesse di un
pubblico sempre più vasto e trasversale. Questo ha permesso al settore di resistere e di vedere aumentare le vendite anche negli anni in cui la crisi economica ha colpito più duramente i consumi. Se infatti, nel 2008 il settore valeva poco meno di 3 milioni di euro, nel 2014 si è passati a
quasi 6 milioni di euro.
«Da qualche anno – ha aggiunto
Andrea Plazzi – nel corso di
Lucca Comics & Games abbiamo dato vita a un
translation slam che, come idea iniziale, voleva riprendere e adattare le esperienze dei poetry slam che si svolgevano nel Greenwich Village negli anni Sessanta. Il concorso consiste in una prova di traduzione di fumetti e assegna ai vincitori contratti di traduzione con editori partner. La prova inizialmente si svolgeva dall’
inglese e dal
francese ma da un po’ di tempo si è aggiunta anche la lingua
giapponese. Il concorso è rivolto sia a traduttori professionisti che ad aspiranti traduttori e anno dopo anno vede confermato il suo successo, al punto che nel 2016 ha ricevuto un numero di richieste doppio rispetto ai posti diponibili».
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
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