Parigi, Lipsia, Londra, Bologna, Torino. Nelle prime settimane di marzo 2020, è con questa rapida sequenza di cancellazioni che il Covid-19 ha fatto ingresso nel settore editoriale. Nelle settimane e nei mesi successivi, molte altre – praticamente tutte – hanno dovuto in qualche modo cambiare i loro programmi. Adesso, con i mesi più duri dell’emergenza si spera alle spalle, le fiere del libro ripartono con una rete e un progetto europeo che fa il suo debutto alla Fiera del libro di Francoforte e che ha nell’Italia e nell’Associazione Italiana Editori il suo motore.

Si chiama ALDUS Up e sviluppa l’esperienza di ALDUS, che da giugno 2016 a maggio 2020 ha creato e potenziato una rete per l’internazionalizzazione dell’editoria che coinvolge oggi in un unico network 20 fiere del libro europee: 4 internazionali (Bologna, Francoforte, Londra e la spagnola Liber) e 16 nazionali (Anversa, Bucarest, Göteborg, Istanbul, Lisbona, Lubiana, Madrid, Napoli, Praga, Riga, Roma, Salonicco, Sofia, Torino, Vienna, Vilnius).

ALDUS Up ha lo scopo di innovare e far crescere le fiere del libro in chiave europea, favorendo lo scambio dei diritti di traduzione tra Paesi e l’internazionalizzazione del settore editoriale, ma anche incentivando la promozione della lettura e delle traduzioni, l’innovazione dei formati fieristici e l’analisi e l’applicazione dei grandi temi del digitale. Il progetto ha AIE come capofila, una durata di quattro anni ed è co-finanziato dal programma Europa Creativa.

«Quando questo progetto è stato pensato e ideato l’emergenza Covid-19 non era nemmeno immaginabile» ha spiegato Ricardo Franco Levi, presidente di AIE e vicepresidente della Federazione degli editori europei (FEP). «Tuttavia, il nuovo contesto non fa che confermare, e per certi versi accelerare, il bisogno di innovare il sistema delle fiere. In questo senso, ALDUS Up è un progetto ancor più necessario e imprescindibile di ieri».

ALDUS Up, che realizzerà studi, ricerche e iniziative per comprendere l’evoluzione dell’editoria europea, nel panorama attuale non può non porsi alcune urgenti domande. Quali sono gli andamenti dei mercati editoriali europei dopo l’epidemia e come è possibile stimolare lo scambio tra i diversi Paesi? Come stanno cambiando le abitudini di lettura e i consumi culturali? Come ripensare le fiere e il mercato dello scambio dei diritti grazie alle tecnologie digitali? Tra le questioni al cuore della missione del progetto, a queste domande si cercherà risposta durante quattro incontri professionali inseriti nel programma della Buchmesse, quest’anno per la prima volta in versione digitale.

«Vogliamo provare a dare un nuovo futuro alle comunità di lettori ed editori, costruendo nuove opportunità per le interazioni digitali e fisiche» ha spiegato Piero Attanasio, responsabile di AIE per i progetti internazionali. «Queste alcune delle azioni che porteremo avanti: sfruttare le potenzialità della Rete per combinare eventi offline e online, potenziare gli studi e lo scambio di informazioni riguardo i flussi di traduzioni in Europa e l’impatto del digitale sulla lettura e sulla produzione editoriale, rendere le fiere eventi diffusi nelle città e fruibili da diversi tipi di pubblico in una logica inclusiva: dalle persone con diversi tipi di disabilità alle comunità di immigrati».