Una richiesta di salvagente per le librerie indipendenti, ma anche – da parte soprattutto di chi rappresenta i piccoli editori – la constatazione che queste, oggi, non riescono a dare risposta ai bisogni di visibilità anche delle realtà più piccole.
Lo stato di salute delle librerie che non fanno parte di grandi catene è stato al centro del dibattito organizzato al Salone internazionale del libro di Torino per discutere del futuro del libro in Italia attraverso lo sguardo degli editori.
Secondo
i dati presentati al Salone dall’Associazione Italiana Editori in collaborazione con
Nielsen BookScan e nel quadro di
Aldus Up, il programma finanziato da Europa Creativa, nei primi quattro mesi del 2022 sono stati venduti
32 milioni di libri nei canali trade (librerie fisiche e online e grande distribuzione) per
469 milioni di euro di valore a prezzo di copertina, in flessione rispettivamente del 2,5% e del 3,7% rispetto i primi quattro mesi dell’anno precedente.
Ma rispetto al 2019 pre-pandemia sono state vendute 5 milioni di copie in più (più 17%) corrispondenti a 65 milioni di euro di valore a prezzo di copertina (più 16%). Pesano sui risultati del 2022 l’aumento del prezzo della carta – oltre il 50% rispetto al gennaio 2021 – l’inflazione al 6,2% (dato di aprile) e il calo dell’indice di fiducia delle famiglie, passato dal 117,7 di dicembre 2021 a 100 di aprile 2022.
Secondo Enrico Selva Coddè, Mondadori, «questo è il terzo anno straordinario consecutivo, cioè che genera effetti straordinari sul mondo del libro. Nel 2022 gli effetti straordinari sono dovuti alla dimensione inflattiva, e a quella dell’aumento del costo delle materie prime. Se c’è una flessione in questi primi mesi rispetto al 2021, siamo comunque ben sopra i livelli del 2019, il che indica una crescita che oramai possiamo dare per consolidata» e che è dovuta a cambiamenti profondi del mercato italiano e della domanda di lettura.
Nelle librerie fisiche sono stati venduti libri per un valore a prezzo di copertina di 245,8 milioni, nelle librerie online 201,7 milioni di euro, nella grande distribuzione 21,6 milioni. Si interrompe così la crescita dell’online che proseguiva ininterrotta dal 2019, mentre le librerie fisiche continuano a recuperare terreno dopo il crollo nel 2020 a causa delle chiusure dovuta alla pandemia. A livello di quote, le librerie superano la metà delle vendite con il 52,4%, l’online si ridimensiona al 43%, la grande distribuzione cala ancora fino al 4,6%. Dietro il dato delle librerie fisiche, però, ci sono trend diversi tra librerie di catena e indipendenti.
«C’è una buona e una cattiva notizia – ha spiegato Stefano Mauri, GeMS – la buona notizia è il recupero delle librerie di catena che non era scontato fino a giugno dell’anno scorso. La cattiva notizia è il calo delle librerie indipendenti per cui il piano inclinato continua. Bisogna fare qualcosa di francese a loro sostegno perché la bibliodiversità è importante e va preservata» ha spiegato l’editore con riferimento alle politiche che promuovono la crescita delle librerie cosiddette «di qualità».
Da parte sua, Selva Coddè ricorda che proprio la pandemia, con il crollo delle vendite dovuto alla chiusura di tutti i negozi, è stato il più grande esperimento a cielo aperto che ha dimostrato «l’irriducibile fisicità del libro», il cui destino è quindi legato indissolubilmente alle librerie. Tuttavia i segnali di recupero di quote nella prima parte del 2022 «non sono un trend generale: bisogna lavorare sulla fidelizzazione dei clienti, sui nuovi pubblici che arrivano per i fumetti, un treno che abbiamo preso, e accompagnarli verso il libro più tradizionale».
La crisi delle librerie preoccupa anche Sandro Ferri, editore di E/O, secondo cui nell’online soffrono soprattutto «gli editori non voglio dire di qualità, ma con un’offerta più complessa». Ferri arriva a proporre, come è stato fatto in Francia, di frenare Amazon imponendo una tariffa minima per i costi di spedizione e di limitare l’utilizzo del bonus 18app riconosciuto ai neo maggiorenni alle librerie fisiche, una proposta che condivide anche Antonio Sellerio che, inoltre, ha sottolineato il valore delle librerie indipendenti a sostegno degli editori che non fanno parte di grandi gruppi.
Offre però una visione un po’ diversa Lorenzo Armando, di Lexis Compagnia editoriale in Torino, che fa notare come le difficoltà dei piccoli editori in questa prima parte del 2022 – cala la quota di vendite di chi si trova sotto i 5 milioni di venduto annuo a prezzo di copertina – sia proprio dovuta alla frenata di Amazon. «È vero che non è sano dipendere per oltre il 50% delle vendite da un operatore solo, ma se non ci fosse Amazon per noi sarebbe peggio dal momento che nelle librerie di catene e indipendenti spesso non veniamo presi in considerazione».
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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