Segno+Ritmo+Scrittura. Da Marinetti a Boccioni, da Palazzeschi a Depero, è la mostra dedicata alle carte e ai libri futuristi che sarà inaugurata a Tirano il 5 maggio. Il Futurismo, anche se spesso lo si dimentica, non è stato solo un importante movimento di avanguardia artistica ma ha lasciato la sua impronta anche nella storia dell’editoria lasciando in eredità uno straordinario patrimonio di libri e documenti.
La collezione futurista di Tirano comprende nel complesso sessanta volumi di cui fanno parte alcune pietre miliari della letteratura d’avanguardia e dell’editoria del XX secolo come la prima edizione di Mafarka il futurista di Marinetti (al tempo ritirato del commercio per oltraggio al pudore), Pittura e scultura futurista di Boccioni, L'incendiario e Il codice di Perelà di Palazzeschi; le Liriche radiofoniche di Depero; il sorprendente Guerrapittura di Carrà, le Poesie elettriche di Govoni; e molti altri volumi di letterati e artisti come Auro d'Alba, Cavacchioli, Farfa, Folgore, Masnata, Soffici. Tra le riviste esposte ricordiamo anche il famoso numero di «Poesia» che celebra ufficialmente la nascita del movimento marinettiano.
Abbiamo chiesto al curatore della mostra, Paolo Sacchini, come è nata questa iniziativa.
«La mostra è nata in maniera abbastanza inaspettata. Mi sono recato a Tirano nel febbraio 2011 nell’ambito delle mie ricerche sulla scultrice futurista Regina Bracchi, sposata con Luigi Bracchi, pittore novecentista nativo di Tirano, che poco prima della sua morte aveva donato al Comune la propria biblioteca casalinga. Sono dunque andato a Tirano per verificare quali libri Regina avesse nella propria biblioteca. Mi aspettavo naturalmente di trovare qualche volume futurista, perché lei aveva partecipato assiduamente alle iniziative del Futurismo degli anni Trenta, ed aveva stretto documentati legami con importanti artisti e letterati, Marinetti in primis. Quando però ho cercato nell’archivio cartaceo della biblioteca, con molta sorpresa mi sono reso conto che oltre ai volumi futuristi che risultavano essere stati donati da Luigi Bracchi, la biblioteca ne possedeva moltissimi altri di protagonisti assoluti del movimento. Immediatamente ho proposto al Comune di Tirano, e particolarmente all’Assessore alla cultura Bruno Ciapponi Landi, di organizzare una mostra che potesse portare alla luce questo patrimonio che è oggettivamente eccezionale sotto diversi punti di vista, non ultimo quello economico. Un invito che il Comune, devo dire, ha accolto con entusiasmo».
Quali sono gli obiettivi della mostra?
«La mostra si propone in primo luogo – come è ovvio – di valorizzare questa importante collezione che è allo stesso tempo un patrimonio di interesse locale e nazionale: per dare un’idea della sua rilevanza, basti pensare che copie di molti dei volumi conservati a Tirano sono esposti stabilmente al neonato Museo del Novecento di Milano. In mostra dunque esponiamo per la prima volta materiali e documenti di cui negli scorsi decenni non si era forse compresa appieno l’importanza. Oltre a questo, inoltre, la notevole ricchezza della collezione consente anche di ripercorrere – come fosse la trama di un racconto – tutta la lunga storia del movimento marinettiano, con i suoi protagonisti, le sue battaglie, i suoi temi fondamentali, poiché di fatto i materiali sono molto vari e cronologicamente scalati lungo l’intera vita del Futurismo, tra 1909 e 1944. I pezzi interessanti sono moltissimi, e praticamente tutti i volumi meriterebbero un approfondimento (cosa che peraltro abbiamo proposto nel catalogo – cui ha collaborato anche Melania Gazzotti – dedicando una breve scheda ad ogni opera). Mi pare inoltre che l’interesse della collezione sia ulteriormente accresciuto dal suo carattere di “raccolta vissuta”: le dediche e le lettere dei futuristi a Regina e ad Arcari, gli articoli di quest’ultimo sul Futurismo e quelli da lui ritagliati come strumenti di lavoro e di aggiornamento, sono tutti elementi che caratterizzano il fondo futurista tiranese conferendogli un sapore tutto particolare, che esula dalla pura dimensione museale per restituire una storia e una trama di relazioni personali».