
Il lavoro è mio e lo gestisco (meglio) io. Questo potrebbe essere il nuovo motto delle donne lavoratrici del XXI secolo perché sì, è provato:
le aziende guidate da mano femminile rendono più e meglio delle altre.
L’affermazione è supportata dalla ricerca recentemente condotta dall’Istituto Catalyst: dallo studio emerge che
più la presenza femminile è capillare più il fatturato aumenta. Il numero perfetto pare essere il tre: una triade femminile, a tenere le redini dello stesso consiglio di amministrazione è il segreto per
distanziare la concorrenza del 40% in tutti gli indici della prestazione aziendale. E alla stessa conclusione di Catlyst è arrivata McKinsey che ha finanziato una ricerca sullo stesso tema dalla quale emerge con chiarezza come, dietro (o meglio, davanti ) alle maggiori storie di successo di borsa, vi sia una presenza femminile.
Sogno o realtà? In America la presenza delle donne nel mondo del lavoro è un dato di fatto da moltissimo tempo, e in Europa? Che i paesi del Nord siano molto avanzati da questo punto di vista è cosa nota, si pensi solo a
Annika Falkengren (Seb) o a
Marjorie Scardino, ai
vertici del Gruppo editoriale Pearson («Financial Times» e «The Economist»).
Ma l’Italia dove si colloca?
Ci siamo già occupati di mettere in luce il rapporto professionale tra donne ed editoria. Un breve riepilogo: la
presenza femminile nel settore editoriale dal 1991 ad oggi è cresciuta dal 27% al 40% non solo nelle attività redazionali e di segreteria ma anche nei
ruoli direttivi. Nella piccola editoria il fenomeno ha contorni ancora più ampi: la presenza femminile supera di nove punti la media del settore (49% invece di 40%).
La cosa non stupisce se si pensa che, dai dati elaborati dall’Ufficio studi dell’Aie (e riassunti nella ricerca
Editoria (ancor più) al femminile. Un modo diverso di fare libri? la percentuale delle lettrici italiane nel 2011 si è riconfermata di gran lunga superiore a quella dei lettori (51,6% contro il 38%). Il divario cresce tra i 18-19enni (legge il 68% delle ragazze contro il 44,5% dei ragazzi) e nella fascia dei 15-17enni il distacco arriva a 29 punti.
Insomma l’editoria non è un paese per uomini? In effetti una delle donne manager più conosciute del nostro Paese è
Marina Berlusconi, presidente di Mondadori. Ma quanto conta in effetti questo esempio? Secondo Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners sim. «In Italia, nella maggior parte dei casi, [l’ascesa femminile] resta legata all'appartenenza alla famiglia proprietaria del gruppo: ciò vale per Benetton, Mondadori, Caltagirone Editore, Damiani e Prada. Come dire:
di strada per la parità bisognerà ancora farne molta» (Micaela Osella, «Il Mondo»,
L’importanza del fattore D sulle performance in Borsa).