Fatturati dimezzati, appelli al governo perché prosegua una mirata azione di sostegno anche nel 2021, talvolta timori per la continuità aziendale: l’editoria di arte e di turismo, sostenuta quest’anno con un fondo dedicato da 10 milioni, è uno dei settori editoriali maggiormente colpiti in un 2020 altrimenti più positivo di quanto non immaginato in un primo momento per il mondo del libro.
Giulio Lattanzi, direttore del Touring Club Italiano, non esita a definire «tracollo» quello subìto dall’editoria di turismo quest’anno, «un mercato che vale 35-40 milioni di euro di sell-out». Nel caso della sua casa editrice, «a novembre il calo era del 65%, con i titoli sulle mete internazionali che hanno venduto l’80% di meno, il 35% di meno quelli nazionali, a riprova di quanto la domanda sia indissolubilmente legata ai viaggi». «Abbiamo provato a spingere una domanda diversa, innanzitutto spingendo sulle mete italiane meno scontate (il successo della guida sull’Abruzzo ci ha premiati), ma funziona fino a un certo punto».
«Abbiamo paura – sintetizza Lattanzi – di non traguardare i prossimi due o tre anni, perché abbiamo fatturato meno della metà dell’anno scorso e i recuperi, a parte il costo del lavoro con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, sono difficili. Sarà una dura prova, speriamo che il governo confermi anche nel 2021 e nel 2022 gli aiuti, ottenuti quest’anno grazie al lavoro di AIE».
Per capire le difficoltà specifiche del turismo bisogna tenere conto della specificità del prodotto guida turistica, che ha un arco di vita ovviamente limitato per la questione, cruciale, degli aggiornamenti. Questo vuol dire che, quando è scoppiata la crisi Covid, sono rimasti tagliati dal mercato prodotti che erano già pronti e che non sono più utilizzabili. Allo stesso tempo, tagliare la produzione adesso può voler dire non essere pronti quando ripartiranno i viaggi. Il paradosso è che «in un mondo post-Covid, dove il turismo potrebbe in effetti assumere un nuovo aspetto più vicino alle nostre sensibilità e ai nostri valori, come la battaglia all’overtourism, la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, noi potremmo non esserci».
Il Touring paga anche la sua dimensione media, che non consente di «rifugiarsi» nelle nicchie dove altri editori con un’offerta molto specifica hanno trovato rifugio quest’anno. E il caso di Ediciclo che, nel 2020, ha mandato in libreria 36 novità, di cui 14 guide turistiche e 6-7 volumi di narrativa di viaggio. «Nel 2020 il nostro fatturato non si è discostato da quello dell’anno precedente» spiega Vittorio Anastasia. «Abbiamo avuto due mesi e mezzo complicati, tra marzo e metà maggio, ad aprile avevamo più rese che fornito, ma siamo andati avanti senza cassa integrazione e siamo stati premiati».
Alcune guide pensate appositamente per la straordinarietà del 2020 (CamminaItalia e PedalaItalia) hanno avuto buone vendite, il successo di altri titoli diversi dalle guide ha permesso di chiudere l’anno positivamente. E di guardare al futuro con un occhio sul cambiamento: «Dobbiamo riflettere sul tempo liberato dalle mancate fiere, presentazioni, festival. Ci sono ricadute negative, sulle vendite come sulla necessità di lavorare sui rapporti interpersonali, ma recuperare 30 giornate lavorative vuol dire poter dedicare maggiore attenzione al prodotto, riflettere maggiormente sulle strategie».
Sul fronte dell’editoria d’arte e cataloghi, è stato un anno molto difficile anche per Skira, che ha subìto un calo complessivo delle vendite del 50%. «Tiene abbastanza la vendita nelle librerie di prodotti slegati dal business delle mostre: qui il calo è solo del 10%» spiega il condirettore generale Alessandro Degnoni. «Abbiamo provato a tamponare l’annullamento o lo spostamento delle iniziative espositive con l’immissione nel mercato di titoli slegati dalle mostre, titoli che erano in cantiere e che abbiamo anticipato. Ma hanno funzionato relativamente. Il catalogo della più importante mostra italiana del 2020, quella su Raffaello, ha venduto bene, ma non quanto era lecito aspettarsi se i visitatori fossero stati 400 mila e non 160 mila».
Come per il turismo, il problema delle rese dei libri pensati per mostre che non si sono tenute o si sono tenute in tono minore, è stato drammatico. La casa editrice ha visto, nel 2020, l’arrivo di due nuovi azionisti di minoranza nella figura di Massimo Moratti e Carlo De Benedetti (attraverso l’Editoriale Domani) che adesso affiancano Massimo Vitta Zelman e grazie ai quali si può guardare al futuro con più serenità.
Rimane il fatto, sottolinea Degnoni, che il sostegno del governo «dovrebbe essere attivato almeno anche per il 2021 perché abbiamo una grandissima preoccupazione per i prossimi 7-8 mesi: nessun privato si azzarda ancora a programmare mostre o eventi per i prossimi mesi». Inoltre, sottolinea Degnoni, «sono rimasti esclusi dagli aiuti i bookshop museali».
Superata l’emergenza, nel futuro dell’editoria d’arte Skira vede «una crescita dei servizi legati ai tour virtuali, su cui peraltro eravamo già partiti prima della pandemia, ma comunque sempre come integrazione al libro e alla mostra, non come alternativa. Sul fronte della produzione di mostre, va ripensato il rapporto pubblico privato perché il business non è sostenibile senza un intervento del pubblico o a sgravi fiscali sulle sponsorizzazioni».
Numeri simili a quelli di Skira, nel settore dei cataloghi d’arte, per Marsilio, la casa editrice di Venezia entrata nel gruppo Feltrinelli e che accusa un calo del fatturato per questo specifico business del 50%, in parte compensato dall’ottima performance di romanzi, saggistica e manuali che, nel 2020, hanno generato un fatturato migliore di quello dell’anno precedente, grazie soprattutto a tascabili, libri tecnici e coda lunga sulle vendite online. «Alla fine il calo complessivo per la casa editrice si attesta al 15-20%» spiega Luca De Michelis. Similmente a Skira, anche per Marsilio le poche mostre rimaste aperte, e di cui avevano realizzato il catalogo, come quella dedicata a Cartier Bresson a Palazzo Grassi, ha ottenuto comunque vendite minori di quelle previste, anche per i minori ingressi.
«Adesso stiamo ragionando – spiega De Michelis – e in realtà avevamo già iniziato a farlo prima della epidemia, su volumi illustrati che possano funzionare in libreria, perché da una parte la mancanza di eventi ha creato un buco nei meccanismi che determinano la distribuzione e dall’altra l’entrata nel gruppo Feltrinelli è per noi un’opportunità da cogliere anche da questo punto di vista». Si tratta però di una trasformazione «lenta e complicata. Un libro illustrato fatica a stare in piedi economicamente senza uno di questi tre fattori: la mostra a cui è agganciato, una coedizione internazionale, partnership o sponsorship nella produzione. Se viene a mancare il primo fattore, è necessario lavorare sugli altri. L’editoria d’arte sarà comunque sempre più centrale nel futuro di Marsilio perché nel gruppo Feltrinelli non c’è un editore che, come noi, si occupi d’arte a 360 gradi, operando anche nell’organizzazione degli eventi e la gestione di alcuni siti».
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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