Sin dal fallito colpo di stato dello scorso luglio, la Turchia è entrata in una fase drammatica di repressione della libertà di espressione e di stampa che non cenna ad arrestarsi. L’ultimo provvedimento del governo turco per ridurre al silenzio i mezzi di informazione indipendenti ha colpito l’editore
Evrensel. È la trentesima casa editrice del paese a
subire gli effetti della repressione in quattro mesi.
Il decreto di emergenza promulgato lo scorso 29 ottobre ha infatti portato alla chiusura di due agenzie di stampa, dieci giornali e tre periodici: la rivista d’arte «Evrensel Kültür», la testata politica «Özgürlük Dünyası» e la rivista culturale curdo-turca «Tîroj», tutti e tre pubblicati da Doğa Basın Yayın, a cui l’editore Evrensel è affiliato.
Nel chiedere all'IPA (International Publishers Association) il sostegno della comunità internazionale degli editori, Evrensel ha raccontato che alcuni ufficiali governativi, accompagnati dalle forze di polizia e da un veicolo blindato, si sono presentati alla sede delle tre testate e ne hanno imposto la chiusura. Allo stesso tempo, tutti i conti bancari e i beni della casa editrice sono stati congelati, decretando di fatto il blocco di tutte le attività dell’editore.
Nonostante tutto, Evrensel non intende rinunciare alla propria attività editoriale e a esprimere il proprio dissenso di fronte alla repressione posta in atto dal governo. Nella lettera all’IPA, l’editore scrive: «Ci opponiamo allo Stato di emergenza e a tutte le sue pratiche antidemocratiche. Vogliamo che ci sia riconosciuto il nostro diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Il lavoro di un editore è diffondere idee e sogni; vogliamo fare il nostro lavoro liberi da ogni forma di oppressione, minaccia o pericolo».
Il caso di Evrensel ha suscitato l’immediata reazione della comunità editoriale internazionale. L’IPA e le associazioni nazionali degli editori, e tra queste Aie, hanno condannato duramente l’abuso dei poteri straordinari esercitato dal governo turco in seguito allo stato di emergenza. Il presidente IPA, Richard Charkin, ha definito l’attacco di Erdoğan ai mezzi di informazione e di stampa indipendenti «una violazione enorme e illegale dei diritti umani che reca grave danno alla Turchia, lasciando sempre più persone senza lavoro e impoverendo ulteriormente la realtà editoriale, un tempo ricca, di questo paese». Gli ha fatto eco Federico Motta, presidente Aie, che ha espresso la sua solidarietà ai colleghi turchi ricordando «il coraggio e la determinazione dei colleghi dell’associazione editori. La loro drammatica situazione richiama la responsabilità di tutti noi, perché non cali il silenzio di fronte a quanto accade alle porte dell’Europa».
In AIE dal 2005, attualmente lavoro nell’Ufficio Rapporti Istituzionali dove seguo le politiche per il libro in discussione a Bruxelles e a Ginevra, prendendo parte ai tavoli di lavoro della Federazione egli editori europei (FEP) e della associazione internazionale degli editori (IPA). Sono stata membro del Freedom to Publish Committee dell’IPA per due mandati (2016-2020), e tutt’ora membro dell’Educational Publishers Forum dell’IPA e del suo Steering Group. Ho preso a diversi progetti europei dell’associazione, con particolare attenzione alla gestione del diritto d’autore in ambito digitale, e contribuito a gruppi di lavoro in ambito ISO e W3C di interesse per il settore.
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