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Editori

Andrea Gessner (nottetempo): «Dalla letteratura ambientalista un nuovo sguardo sul pianeta»

di Redazione notizia del 10 dicembre 2022

«Non ho stima del concetto di senso di colpa. L’ambientalismo deve puntare a innescare il cambiamento in maniera positiva, e anche noi come casa editrice abbiamo questa responsabilità». Per Andrea Gessner, editore di nottetempo, vent’anni dopo la nascita della casa editrice la tematica ambientale «è più che mai fondamentale, è una traccia che attraversa tutte le nostre collane, pur essendo centrale in una in particolare». Si chiama Terra ed è stata lanciata proprio da Gessner: «Quando nel 2016 ho preso le redini della casa editrice, mi sono imbattuto nel libro La caduta del cielo di Davi Kopenawa e Bruce Albert, poi pubblicato da nottetempo: oltre a essere stato piccolo caso editoriale tra gli addetti ai lavori, ci ha dato l’ispirazione per pensare a una collana che lavorasse sui temi ambientalisti ed ecologisti in maniera un po’ differente». 


La questione ambientale è sempre più centrale nel dibattito. Quale contributo può offrire una casa editrice come la vostra? 
Credo che abbiamo il dovere di veicolare un messaggio che vada oltre l’attribuzione di colpe. L’ambientalismo che dice «tu sbagli» fa sentire le persone dalla parte errata della vita e della storia. È una visione negativa che non porta da nessuna parte. nottetempo vuole lavorare sull’immaginario, quasi sul piano del mito. Solo modificando il nostro sistema di valori in maniera positiva possiamo innescare il cambiamento. Il nostro compito è cercare di offrire un nuovo punto di vista sul rapporto con il pianeta. Penso al libro La pista animale, dove l’autore invita a cambiare l’approccio nei confronti di ciò che ci circonda: quando scaliamo una montagna, spesso facciamo un utilizzo performativo della natura, ci concentriamo sul tentativo di arrivare in cima il prima possibile, quando invece dovremmo concentrarci su quello che abbiamo attorno. Il segreto del cambiamento risiede nella capacità di spostare il punto di vista.


Quale impatto sta avendo la collana Terra? Crede che il pubblico sia maturo per fare proprio questo nuovo approccio?
Terra ci sta dando tante soddisfazioni, da un punto di vista della sopravvivenza della casa editrice ma anche da un punto di vista culturale. C’è tanta attenzione, specie da parte del pubblico giovane. Un riscontro che è frutto di un lavoro partito da lontano. Io ho superato la cinquantina da qualche anno, e il tema ambientale era già presente nel dibattito quando ero bambino. Penso al disastro di Seveso, alla questione dell’inquinamento del Lambro: negli anni 70 si cominciava a capire che il modello di sviluppo occidentale era pericoloso per il pianeta. Questa consapevolezza fa parte della mia storia personale, e di quella di Ginevra Bompiani, che ha fondato nottetempo e che è sempre stata una convinta ambientalista. A lei va gran parte del merito di quello che è oggi nottetempo, e alla sua sensibilità nei confronti della questione ambientale in un momento storico delicato come quello attuale.


In cosa consiste, oltre a questo, l’eredità di Ginevra Bompiani?
L’idea di questa casa editrice è sua. Ha trovato il nome e aperto le prime strade commerciali. Ginevra è stata il primo motore di nottetempo, la protagonista per 15 anni delle scelte che hanno portato la casa editrice ad affermarsi come realtà di un certo prestigio. nottetempo nasce come casa editrice rivolta alla letteratura, francese e inglese in particolare, poi grazie a Giorgio Agamben, Umberto Eco e altri abbiamo aperto un filone di ricerca nella saggistica molto riconosciuto da tutta la filiera. E poi sono entrati a fare parte della nostra casa editrice autori e autrici del calibro di Milena Agus, che per noi è stata fondamentale e ci ha permesso di affermarci presso un pubblico molto vasto. Oggi ci dividiamo tra narrativa e saggistica: quest’anno produrremo una trentina di titoli, metà di narrativa e metà di saggistica, senza rinunciare a qualche scommessa.


Ne dica una in particolare.
L’ultima collana, Extrema ratio, che si occupa di critica letteraria. Quando ero ragazzo, si trattava di un settore del sapere molto considerato, il critico letterario formava una idea del mondo, era una figura di grandissima autorevolezza, quasi al pari dei filosofi. Negli anni la sua centralità è andata scemando, e a noi, nel nostro piccolo, piacerebbe contribuire a ridarle spessore, attraverso testi introvabili che andiamo a ripescare e ricerche originali di un gruppo di comparatisti italiani con cui collaboriamo.


nottetempo nasce nel 2002, nello stesso anno di Più Libri Più Liberi. Che rapporto avete con la fiera?
Nell’ottobre del 2002 esordimmo con quattro titoli, partecipando alla prima edizione di Più libri più liberi. Dividevamo lo stand con Ubu Libri di Franco Quadri. Questo appuntamento per noi è importantissimo, è la nostra fiera, la fiera di quegli editori che sopravvivono grazie al fatturato che fanno. Nel 2005 Gino Giometti di Quodlibet parlò di seconda editoria, contrapposta alla prima editoria, composta dai grandi gruppi e dalle concentrazioni editoriali che avevano a disposizione librerie o catene di distribuzione. Ora la definizione più in voga è «editori indipendenti», ma se è vero che lo siamo perché non abbiamo capi, dipendiamo pur sempre dalle librerie e dai nostri lettori. A loro dobbiamo sempre rispondere.

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