C’è preoccupazione tra gli editori del Regno Unito, dove Amazon sta ridefinendo le condizioni contrattuali che la legano alle case editrici d’oltre Manica.
Insieme a ulteriori sconti sui contratti all'ingrosso, «The Bookseller» riporta infatti la notizia che Amazon avrebbe introdotto una serie di nuove clausole nei contratti con gli editori. Una, in particolare, starebbe sollevato una certa diffidenza perché riguarda i libri esauriti presso l'editore e che Amazon vorrebbe essere messa in condizione di fornire ai clienti attraverso i suoi servizi di print-on-demand.
La preoccupazione principale è naturalmente quella di perdere il controllo del proprio stock, la stessa che si era manifestata qualche tempo fa quando un’analoga proposta era stata indirizzata a quegli editori che per dimensioni e struttura non erano in grado di garantire un adeguato magazzino ad Amazon. La clausola riprende infatti una richiesta avanzata già nel 2008 che aveva per oggetto i piccoli editori, invitati ad utilizzare il servizio di print-on-demand di Amazon per «garantire maggiore tempestività nella spedizione e quindi una migliore esperienza al cliente grazie alla stampa all'interno dei centri di evasione di Amazon».
È chiaro che ci sono delle analogie, se non altro rispetto alle tempistiche, tra quanto sta accadendo nel Regno Unito e la vicenda che vede contrapposti Amazon e Hachette sul fronte americano. Il «New York Times» riporta fra l’altro, come Amazon, nel suo braccio di ferro con l’editore francese, abbia compiuto un ulteriore giro di vite rispetto ai servizi fino ad oggi standard e gratuiti della piattaforma: la presenza dei bottoni di pre-ordine, le raccomandazioni personalizzate e lo staff dedicato all’editore all’interno dell’organico di Amazon diventerebbero oggi in poi disponibili per Hachette solo dietro pagamento.
Tornando al caso inglese, oltre alla clausola sul print-on-demand, le fonti del magazine inglese riportano di ulteriori richieste avanzate dal retailer e che vanno immancabilmente nella direzione di condizioni più vantaggiose sulle forniture. In particolare i nuovi contratti punterebbero a strappare l’equiparazione delle percentuali di sconto tra libri di carta e libri digitali, in questo caso puntando all’estensione della scontistica di cui gode la carta che garantisce maggiori percentuali al retailer. Inoltre Amazon manifesterebbe anche l’intenzione di rivedere i termini dei contratti con gli editori accademici, nella prassi convenzionale più favorevoli agli editori.
Non è difficile immagine il perché di quest’urgenza nel ridefinire i rapporti commerciali che legano il retailer ai propri fornitori: dal 2015 tutti i rivenditori digitali dovranno infatti applicare l’aliquota Iva in vigore nel Paese del cliente piuttosto che quella del Paese in cui hanno sede come fatto finora (nel caso del Regno Unito non più il 3% del Lussemburgo dunque, ma il 20% previsto dalla normativa inglese). Pertanto, non ci sarà più concorrenza fiscale tra gli Stati membri anche se ovviamente il fatto che alcuni Paesi abbiano un sistema di tassazione più favorevole continuerà a determinare una preferenza per alcune società nello stabilire la propria sede legale all’estero.