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Curiosità

La creatività nel marketing: cosa succede al di fuori dell’editoria?

di G. Peresson notizia del 14 luglio 2015

Per una volta non parliamo di editori, di libri, di librerie (comprese quelle americane), di e-book, di storytelling, di graphic-novel o di colouring books. Parliamo di cosa avviene là fuori. Dove il «là fuori» è tutto ciò che non fa parte della «tribù del libro» (© Gian Arturo Ferrari).

Per una serie casuale di circostanze nei giorni scorsi ci sono stati segnalati alcuni blog e siti internet che nulla avevano a che fare con il nostro mondo e su cui si possono trovare suggestioni che, nel meticciato di marketing culturale e tecnologico di oggi, possono suscitare qualche riflessione. Vediamone alcune. 

Copusselfie è una stampante in 3D realizzata da una startup israeliana, che è capace di stampare sulla schiuma dei cappuccino (con polvere di caffè, ma suggeriamo anche la cannella che va tanto di moda qui da noi) un’immagine, vignette e fantasie già caricate sulla piattaforma e a cui la stampante è collegata. La stampante 3D è anche in grado di riprodurre un nostro scatto, o un selfie (la notizia la segnala Stefano Cosimini dal suo blog). Chissà, potremmo pensare a brevi versi di poesie, aforismi, o haiku. «Mangiare sé stessi», il volto della propria amata, o l’autore che vorremmo essere? Utili integrazioni al servizio bar della libreria? 


Molte altre campagne di marketing non convenzionale si possono invece trovare su Creative Guerrilla Marketing. Alcune di queste campagne sono meritevoli di considerazione in relazione alle nuove forme di marketing negli ambienti urbani, come quella riportata nell’immagine seguente, che può essere una valida alternativa all’anonima comunicazione che anche alcune catene di librerie stanno iniziando a usare per segnalare la nuova apertura di uno store in una certa città.

Spesso queste campagne riguardano forme creative di cartellonistica stradale. Nelle immagini seguenti ne proponiamo due tra le tante, analoghe alle forme di comunicazione a cui gli editori e le catene ricorrono spesso per un nuovo titolo o per un nuovo store.

Questo può essere un modo diverso per proporre lo sconto?

E ancora: i font si devono misurare oggi solo con il passaggio dalla pagina allo schermo, o anche con i tatuaggi? Il capitolo di un libro, una frase o una poesia, stampati sulla pelle possono diventare la «maglietta letteraria del XXI secolo»? E il negozio di tatuaggi non potrebbe allora diventare la versione più moderna e meno costosa della Espresso Book Machine? O uno store-instore alternativo ai tanti tavoli da caffè e da ristorante che spuntano nelle nostre librerie? O alle agenzie di viaggio a cui qualcuno inizia a pensare? Non cattureranno magari un pubblico più giovane? 

Wired qualche giorno fa ha dedicato una notizia allo storico magazine inglese «News Musical Express», dal titolo Il futuro free dell’editoria musicale: il caso NME.
Il popolare weekly magazine, infatti, dopo 62 anni è diventato free. «È forse questo il futuro dell’editoria musicale all’epoca dello streaming gratuito» titolano quelli di Wired. Le vendite infatti erano crollate fino a 15 mila copie, troppo poco per reggere una testata che aveva raccontato e lanciato le più importanti punk rock e indie band, influenzando così il mercato musicale inglese. Quindi come ha spiegato l’editor della rivista Mike Williams, renderlo gratuito era l’unico modo per rimanere ancora in contatto con gli amanti della musica, e non solo: la distribuzione raggiungerà le 300.000 copie e verranno mantenuti speciali sugli eventi, che da sempre caratterizzano l’attività della rivista e sui concerti di artisti emergenti. In più si avrà una nuova collaborazione con il festival SXSW di Austin e l’allargamento editoriale ad argomenti extra musicali, come cinema, moda, televisione, politica, videogame e tech. «In pratica – sintetizzano quelli di Wired – la tradizionale rivista para-professionale si trasformerà in un lifestyle magazine anche se la musica sarà sempre al centro. Il settore musicale è stato il primo ad aver subito il contraccolpo della rivoluzione digitale. Stesso destino per l’indotto e per tutti i mercati correlati. Quindi nell’era dello streaming gratuito pare piuttosto evidente che anche l’informazione di settore cambi volto e forma, rispetto a quando tutto era trainato delle vendite del supporto fisico».
Tutto questo può essere riassunto nella slide seguente, o meglio in un’immagine «filo conduttore» delle slide presentate da Silvio Siliprandi nel seminario di GFK: «Oltre gli Economics: nuove forme di scambio di una società sorprendente», che ha avuto luogo a Milano il 7 luglio.

Le immagini che abbiamo visto indicano come siamo di fronte a tre tappe, urgenti e obbligate per tutti: innanzitutto il superamento delle forme tradizionali di scambio che vanno oltre i semplici economics ma inglobano dimensioni relazionali, esperienziali, simboliche; in secondo luogo, la necessità di ripensare alla cassetta degli attrezzi del marketing, dei suoi miti, dei suoi strumenti di ricerca, che era quello che avevamo tentato di indicare con un approccio antropologico alla lettura con l’ebook e con la mostra La lettura fotografata dello scorso anno; infine, la necessità di ridefinire i contenuti della comunicazione in una situazione in cui le tecnologie (anche quella della materialissima stampa che anche per i libri offre l’opportunità del dato variabile) ci offrono la possibilità di sfruttarla sempre più in «one-to-one di massa».

 

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