Anche Amazon è tra le big tech che dovranno sottostare alle nuove regole per la concorrenza previste dal regolamento europeo Digital Market Act (DMA): la svolta è arrivata con un emendamento approvato poche ore prima del voto positivo dell’Europarlamento al testo che ora sarà la base delle trattative con Consiglio europeo, ovvero i governi, e Commissione per il testo definitivo, atteso per il prossimo anno. Per gli editori di libri è una svolta significativa che, se confermata nel testo definitivo, darà alle autorità pubbliche nuovi poteri per limitare le pratiche ritenute scorrette, in particolare in materia di trasparenza dei dati generati dalle transazioni e dall’accesso ai contenuti da parte degli utenti. Oltre che Amazon per la parte di vendita dei libri a stampa, le norme riguardano anche il mercato degli e-book e le piattaforme video, come Prime Video.

«Grazie all’emendamento approvato dall’Europarlamento – ha spiegato il presidente dell’AIE Ricardo Franco Levi – rientrano tra i soggetti regolamentati dal DMA anche le grandi piattaforme per la vendita di libri a stampa e e-book il cui ruolo nel mercato librario è sempre più forte. Così si gettano le basi per un rapporto più equilibrato tra le case editrici e tali soggetti, contribuendo a una crescita del mercato sostenibile ed equa. Ringraziamo tutti gli europarlamentari che si sono spesi per questo risultato, in particolare l’ampissimo schieramento di parlamentari italiani dei gruppi Socialisti e Democratici, Conservatori e Riformisti europei, Identità e Democrazia, Verdi e non iscritti, che hanno dato parere positivo all’emendamento».

È stato invece respinto, ma per pochi voti, un emendamento riguardante l’interoperabilità nel mercato degli e-book, ma il tema verrà riproposto in sede di trattativa con le altre istituzioni europee.

Da dove nasce il DMA, cosa prevede
Il Digital Market Act fa parte, insieme al Digital Service Act, del pacchetto di norme proposto nel 2020 dalla Commissione europea per mettere freno allo strapotere delle big tech, in larga parte americane. Il DMA, in particolare, riguarda i soggetti definiti «gatekeeper», ovvero che agiscono come «porta d’ingresso» delle aziende verso i mercati, e quindi motori di ricerca, social network, sistemi operativi, piattaforme pubblicitarie (tipo Google ads) e adesso anche (nel testo dell’Europarlamento) piattaforme di e-commerce, assistenti virtuali, smart tv, browser. Numericamente, rientrano nella definizione di gatekeeper le società oltre gli 8 miliardi di euro di fatturato e una capitalizzazione di mercato di 80 miliardi di euro; servizio di piattaforma di base fornito in almeno tre Paesi dell'Ue e con almeno 45 milioni di utenti al mese. Oltre a sottostare a nuovi obblighi di trasparenza, le società interessate potranno essere sottoposte a indagini e sanzionate. Inoltre la Commissione ha potere di bloccare acquisizioni in settori sensibili per l’accesso al mercato. Il testo dell’Europarlamento ha ricevuto 642 voti favorevoli, solo 8 contrari e 46 astenuti. Il relatore Andreas Schwab ha commentato che si tratta di un «forte segnale: l’Europarlamento si oppone alle pratiche illegittime dei giganti digitali. Sono i legislatori a dettare le regole del mercato, non le big tech».

Il ruolo di Amazon
Soddisfazione anche da parte della FEP, la Federazione degli editori europei che in un comunicato ricorda come «il settore dei libri ha dovuto sottostare per decenni alle pratiche anti-concorrenziali, non avendo alternative all’affidarsi a questi servizi [quelli forniti dai gatekeeper] per far arrivare le proprio opere ai consumatori». In particolare FEP ricorda il doppio ruolo di quei soggetti che agiscono sia da gatekeeper nel mercato dei libri a stampa e digitali che come editori. «Le pratiche anticompetitive vanno dalla mancata condivisione dei dati alla preferenza accordata ai libri e e-book prodotti dal gatekeeper stesso, per arrivare all’imposizione di clausole vessatorie».
Peter Kraus vom Cleff, presidente della FEP, ha paragonato il ruolo di editori e librerie a quello del «canarino nella miniera degli abusi da parte dei gatekeeper», una storia di cui sono testimoni «dall’ascesa di Amazon 25 anni fa. Il voto dell’Europarlamento è un chiaro segnale che gli abusi contro la concorrenza non saranno più tollerati. Siamo dispiaciuti che le regole sull’interoperabilità non siano state approvate, ma il voto ha mostrato un forte supporto lungo tutto lo spettro politico».

L'autore: Samuele Cafasso

Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.

Guarda tutti gli articoli scritti da Samuele Cafasso