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Mercato

Come sono andate le vendite nel 2021? Le performance delle librerie in 18 Paesi nel report di EIBF

di Bruno Giancarli notizia del 28 giugno 2022

La federazione europea e internazionale dei librai (EIBF) raccoglie associazioni nazionali di librai da tutto il mondo, per una rappresentanza che supera le 25 mila librerie indipendenti e di catena. Sulla base di un sondaggio condotto ad aprile che ha coinvolto 18 tra i suoi membri (Australia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svezia e Svizzera), l’EIBF ha raccolto i dati sulle vendite delle librerie nel 2021 per fotografare le sfide che il canale ha dovuto affrontare e che lo attendono nell’immediato futuro. Il report non manca però di includere anche gli andamenti di altri Paesi, fornendo così una panoramica molto più ampia e dettagliata.



Dopo l’annus horribilis, il 2020, nella maggioranza dei Paesi analizzati c’è stato un recupero delle librerie fisiche a valore pari almeno al 5%, e in un terzo di essi è stato superiore al 15%. Le riaperture – specie in occasione del periodo più delicato dell’anno, le festività natalizie – hanno rappresentato il fattore principale di discrimine, e anzi in molti Paesi il Natale 2021 è stato uno dei più redditizi di sempre. Ciò però non toglie che le librerie fisiche vendano ormai meno di quelle online in molti dei Paesi considerati. In Italia, dove ciò non è ancora accaduto, i due canali erano separati da 34 punti percentuali nel 2019, mentre nel 2021 la forbice si è ridotta ad appena 8 punti.

Un altro fattore che accomuna i Paesi oggetto dello studio è la necessità che è stata avvertita di potenziare la presenza online dei negozi fisici. Il binomio di fisico e digitale è ciò che ha permesso alla librerie di crescere ed è anzi il terreno sul quale si gioca la partita del loro futuro. Ciò è vero a maggior ragione se pensiamo al fatto che la stagione della guerra di Amazon alle librerie fisiche stia per concludersi.

Le sfide che L’EIBF individua per il 2022 sono essenzialmente tre: migliorare la presenza in rete delle librerie fisiche, anche realizzando economie di scala; ripensare la logistica, soprattutto in virtù dei rincari sul costo della carta; prepararsi a un periodo di potere d’acquisto inferiore per consumatori. Come si capisce guardando questi tre punti, le criticità che stiamo affrontando in Italia – del calo di fiducia dei consumatori ne ha parlato l’AIE in occasione del salone di Torino delle innovazioni della logistica Messaggerie – non rappresentano un che di estrinseco rispetto al contesto internazionale: in Europa e nel mondo le librerie fisiche e più in generale l’editoria sono alle prese con i medesimi temi.

La maggior parte del rapporto è dedicata alle impressioni delle diverse associazioni dei librai. Alcuni temi sono ricorrenti, come l’importanza del clik and collect o l’ascesa degli store online. Ci limitiamo perciò a segnalare alcune particolarità.

Alcuni Paesi riescono a rimanere ottimisti. In Irlanda, nonostante le incertezze che la pandemia ha portato con sé, i consumatori continuano a rivolgersi ai libri con numeri da record, e la tendenza non sembra destinata a diminuire. Si tratta però di eccezioni: il caso tipico è in realtà quello dei Paesi Bassi, nei quali per la prima volta nel 2021 le vendite dei canali online hanno superato quelle delle librerie fisiche; nella fattispecie, ciò è dipeso da un balzo in avanti del 20% delle prime e dalle perdite del 7% delle seconde.

La capacità di innovazione è tra i fattori principali da cui è dipeso il successo o meno delle librerie. Come testimoniato dal caso della Lettonia, i vincitori del 2021 sono quei librai che hanno migliorato i loro store online, con un assortimento su internet più ampio e spedizioni più efficienti. Dopo che le restrizioni sono state allentate, questi stessi librai erano pronti a soddisfare i rinnovai bisogni dei consumatori proprio in virtù di un servizio qualitativamente superiore rispetto al periodo pre pandemico.

Un altro spunto di riflessione viene da un elemento che non dipende direttamente dal mondo librario ma che ha (e avrà anche in futuro) importanti ripercussioni sulle librerie fisiche: la frequentazione dei centri delle città e in generale delle aree ad alta densità di traffico di persone quali stazioni, aree con uffici e così via. In Germania, infatti, il declino del traffico nei grandi centri urbani nel 2021 è stata la ragione principale dietro il -3,1%  delle librerie fisiche rispetto al 2020, che diventa  addirittura -11,5% rispetto al 2019. Per molte librerie in Europa, in altre parole, molto dipenderà dal mantenimento o meno di regimi di smart working.

Nel rapporto è presente anche una considerazione sull’andamento dei generi nei diversi Paesi: la maggioranza dei mercati è accomunata dal boom dei fumetti, dalla crescita dei libri per bambini e ragazzi e dalla perdurante crisi dell’editoria turistica.

Per quanto il rapporto dell’EIBF non presenti molti dati e la parte più interessante rimanga quella qualitativa, c’è un numero che merita di essere sottolineato perché si presta a una doppia interpretazione: in tre quarti dei Paesi considerati le limitazioni che altre industrie culturali hanno subito si sono immediatamente tradotte in un aumento delle vendite di libri. Per l’editoria questa non può essere davvero una buona notizia: non tanto perché ciò vuol dire che il proprio benessere è dipeso da problemi di altri settori più che da propri meriti, quanto perché tale comportamento è spia di un discorso più ampio. I libri stanno soffrendo nella sempre più agguerrita battaglia per il tempo che le persone vogliono o possono dedicare ai consumi culturali: non è chiaramente un problema la cui soluzione può essere affidata ai librai, ma è una pia illusione sperare che si risolva da sé.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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