Dopo cosa è successo?
Parallelamente a questo progetto, chi in casa editrice si occupa dei social network e della comunicazione assisteva a questo fenomeno per cui la filastrocca di Rodari era sempre più postata in rete, condivisa, infine letta anche al Tg1 della sera come una invocazione laica, una preghiera. In casa editrice eravamo molto felici, ma ci ho messo un po’ a mettere in connessione le due cose e quando l’ho fatto ero quasi imbarazzata per non averci pensato prima. Nessun volume antologico sarebbe stato perfetto come quella filastrocca, avevamo già la risposta nel nostro patrimonio editoriale grazie a Gianni Rodari, un poeta del nostro lessico familiare, come scritto giustamente da Paolo Di Paolo.
L’impegno contro la guerra è centrale nell’opera di Gianni Rodari. Ed era un uomo anche molto legato alla Russia.
Certo e le cose non sono in contraddizione, anzi. Conosciamo l’orientamento politico di Gianni Rodari, il suo amore per l’Unione Sovietica, ma non ho dubbi su quale sarebbe stata la sua posizione oggi: non avrebbe condiviso in alcun modo quello che sta facendo la Russia. Ma le voglio dire di più: noi vendiamo i diritti di Rodari in tutto il mondo e il principale Paese di distribuzione è proprio la Russia, dove Cipollino vende più di Topolino. Filastrocche e storie brevi come Uno e sette sono testimonianza delle sue idee sull’uguaglianza degli uomini al di là della loro nazionalità, ed è incredibile che lui abbia scritto un testo come La luna di Kiev, oggi di così drammatica attualità.
Lunedì inizia la Children’s Book Fair che ha scelto, con una decisione sofferta, di chiudere le porte alle organizzazioni legate al governo russo, ma non agli editori e agli autori del Paese.
Una scelta che andava fatta e che condividiamo in pieno, senza che questo intacchi la nostra determinazione a sostenere i colleghi editori russi. Uno di quelli che lavora con noi, compra da noi diritti, mi ha mandato nei giorni scorsi un rendiconto con un importo importante, scusandosi perché aveva problemi a effettuare il pagamento. Noi non incasseremo questi soldi, voglio sperare per breve tempo perché questo vorrebbe dire che la guerra finirà presto. Ma non importa adesso, abbiamo detto al nostro amico editore di stare tranquillo, di andare avanti, ci pagheranno quando potranno. Sosteniamo la Fiera e la scelta di bandire le associazioni legate al governo russo, ma non siamo contro gli editori e gli autori, che accoglieremo a braccia aperte.
A Bologna ci sarà anche l’illustratrice Beatrice Alemagna.
È stata fantastica, ha aderito subito al progetto nonostante sia sempre molto impegnata e ci ha fatto le illustrazioni – bellissime – in dieci giorni. Ma tutti hanno contribuito: dalla rete di vendita alla tipografia, ai buyer. Con la crisi della carta far arrivare nelle librerie un volume in così breve tempo non è semplice, non ce l’avremmo fatta senza la collaborazione di tutti che davvero vanno ringraziati per la determinazione che hanno avuto nel sostenere e portare avanti questo progetto, che appartiene a tutto il mondo editoriale. Il libro verrà anche venduto in allegato a uno dei principali quotidiani italiani che, come abbiamo chiesto, devolverà il ricavato in beneficienza.
Non è una iniziativa solo italiana.
No, stiamo vendendo le licenze all’estero: Serbia, Romania, Spagna, Stati Uniti, abbiamo trattative aperte con il Brasile e tanti altri. Tutti devolveranno il ricavato a un’organizzazione di loro scelta. Non è una iniziativa solo simbolica: qui si tratta anche di mettere assieme tanti soldi.
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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