«Durante la pandemia la pirateria è cresciuta anche nel nostro settore» racconta il presidente del Gruppo accademico professionale e vicepresidente di AIE
Maurizio Messina commentando i dati dell’indagine
La pirateria nel mondo del libro presentata oggi a Roma. «
Il mercato illegale dell'editoria accademica vale quanto e più di quello effettivo. Causa un danno diretto enorme al comparto industriale, un danno di natura fiscale allo Stato e mette a rischio i livelli occupazionali».
L’indagine, d’altronde, mostra che proprio nel segmento dell’editoria universitaria la situazione è più allarmante, con l’81% degli studenti universitari che ha compiuto nell’anno almeno un atto di pirateria, scaricando illegalmente 10,6 titoli a testa in media.
Nella percezione degli editori accademici, come ha impattato sugli atti di pirateria la chiusura delle copisterie durante i periodi di confinamento indotti dalla pandemia?
La chiusura delle copisterie durante i lockdown ha spostato naturalmente la pirateria verso il digitale.
Il distacco fisico forzato tra gli studenti e i momenti didattici abituali – quali le lezioni in presenza, lo scambio di appunti e riassunti – ha reso nuovamente centrale il ruolo del testo o del manuale di studio.
Questo aumento della domanda, di fatto, se da un lato ha incrementato le vendite legali sui canali online alternativi alle librerie (all’epoca chiuse), dall'altro ha fatto crescere la ricerca dei materiali di studio sui canali online illegali.
La quasi totalità degli studenti ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno, è un problema di educazione o di repressione?
Più di 8 studenti su 10 dichiarano di aver compiuto almeno un atto di pirateria negli ultimi dodici mesi. Dichiarandolo ne sono evidentemente coscienti.
La metà di loro, allo stesso tempo, ritiene che si tratti di atti di scarsa gravità e a basso/nullo rischio di sanzione, ed è nello spazio vuoto di questa distorsione cognitiva che si deve agire, comunicando con efficacia che si tratta di un reato vero e proprio.
È evidente che il tema specifico debba fare riferimento a quello – ineludibile – dell'educazione alla legalità, che resta in capo alle famiglie e alle istituzioni formative.
Ed è per questo che le imprese del settore non possono essere lasciate da sole a fronteggiarlo.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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