Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2024 è stato appena presentato sul sito dell’Associazione Italiana Editori, che annualmente condivide quella che è, a tutti gli effetti, la pubblicazione di riferimento per l’industria del libro in Italia. Un’industria che il Rapporto rappresenta con dovizia e dettaglio, in varie delle sue molteplici articolazioni: dalla produzione alla lettura, dai comportamenti d’acquisto al mercato esplorato per generi, dall’internazionalizzazione (traduzioni, diritti, coedizioni, pubblicazioni direttamente in lingua straniera e partecipazioni italiane in case editrici estere) a una panoramica sui principali mercati del libro oltre l’Italia.
Da oggi il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2024 è in vendita in e-book sui principali store online. Grazie al supporto di Fondazione LIA - Libri Italiani Accessibili, i formati disponibili – PDF e EPUB reflowable – potranno essere per la prima volta letti e navigati attraverso le tecnologie assistive utilizzate dalle persone con disabilità visive.
«Il 2023 – racconta il presidente di AIE Innocenzo Cipolletta nell’editoriale che apre il Rapporto – conferma le nuove dimensioni raggiunte dal settore editoriale in Italia. Lo fa con una crescita, rispetto all’anno precedente, del +1,1%. Con una spesa del pubblico di quasi 3,5 miliardi di euro; di 1,7 miliardi di euro nei soli canali trade di varia adulti e ragazzi, per un totale di 112 milioni di copie di libri a stampa cui vanno aggiunti quasi 10 milioni di download di e-book».
Dal 2019, continua Cipolletta, il mercato complessivo del libro in Italia è cresciuto di 328 milioni di euro. Di oltre 200 milioni è la maggior spesa degli italiani nell’acquisto di libri nei soli canali trade. Sono quasi 13 milioni le copie comprate in più rispetto a cinque anni prima. «Una crescita che è frutto della maggior capacità delle imprese di intercettare nuove fasce di pubblico e nuovi bisogni di lettura. Nuovi autori, letterature, titoli e generi: dal romance, al fantasy, a tutte le ibridazioni possibili; dai fumetti alla saggistica di divulgazione, fino ai libri per bambini e ragazzi».
D’altronde, osserva il presidente, è la domanda stessa di lettura a essere cambiata in questi anni, ricentrandosi più che nel passato sul catalogo, che ha rappresentato nel 2023 il 65% della spesa complessiva dei lettori. Di questa fetta, il 38% è stato generato da titoli pubblicati prima del 2019.
I risultati del 2023 danno conferma, insomma, di un mercato significativamente più largo rispetto a quello pre-pandemico, ma anche a quello antecedente le crisi del 2011-2014. Un mercato dove il libro a stampa è tornato a essere centrale, rispetto a un digitale – che comunque vale il 13% del totale – dove e-book e audiolibri non crescono soddisfacendo le attese del decennio precedente.
«Nonostante il contesto economico meno favorevole – sottolinea Cipolletta – il mercato del libro nel suo complesso sta andando bene: i libri sono ancora rilevanti e richiesti come bussola per orientarsi in un mondo complesso, come base per formare la propria opinione e come passatempo ricreativo. I segmenti di popolazione più anziana non sono più i soli a essere considerati la scommessa sicura per il mercato. I giovani lettori stanno attualmente dando impulso all'industria libraria, esplorando i loro desiderata sull’onda delle segnalazioni sui social, del passaparola tra coetanei, del BookTok».
Cionondimeno, con il 74% di lettori di libri, e-book e audiolibri rilevati dall’Osservatorio AIE sulla lettura, l’Italia si colloca in undicesima posizione in Europa. E con tassi di crescita modesti. «A questa caratteristica del nostro Paese – continua il presidente – si sommano i forti tassi di abbandono scolastico, i bassi indici di frequentazione dell’istruzione superiore, una scarsa propensione a proseguire gli studi universitari, i risultati tutt’altro che ottimali nei test che valutano le competenze di comprensione del testo letterario».
Tornando alle caratteristiche intrinseche del nostro mercato, va notato che – a discapito del suo naturale bacino linguistico, abbastanza ridotto – negli ultimi vent’anni anni è cresciuta la capacità delle case editrici di proporre i propri libri e i propri autori sul mercato internazionale. «Oggi vendiamo all’estero circa 8 mila titoli l’anno: nel non lontanissimo 2001, appena 1.800. Le risorse pubbliche per sostenere le traduzioni dei nostri autori all’estero sono cresciute a loro volta, ma restano comunque limitate se confrontate con le dotazioni di altri Paesi». E pur accogliendo che l’internazionalizzazione abbia oggi più volti – le coedizioni, lo sviluppo di programmi organici di missioni all’estero, la partecipazione a saloni e manifestazioni internazionali, la ricerca di una maggior presenza nativa sui mercati di lingua inglese – l’incremento dei fondi pubblici destinati alle traduzioni, continua il presidente, potrebbe senz’altro rafforzare la nostra proiezione globale, riducendo quella fragilità endemica della nostra industria che in questo Rapporto andiamo fotografando.
Il 2024 è poi – chiosa Cipolletta – l’anno in cui alla 18app sono subentrate la Carta della cultura giovani e la Carta del merito. I primi dati disponibili mostrano che la spesa generata dalle due nuove carte è ben più ridotta di quella generata dalla precedente. Due sono gli effetti immediatamente ravvisabili: la contrazione delle ricadute in termini di guadagno sull’intera filiera e l’impoverimento delle politiche di promozione del libro e della lettura rivolte alle generazioni più giovani.
«Lo dicevo in occasione della più recente assemblea annuale della nostra Associazione, lo ribadisco ora: un Paese più istruito, con un tasso di lettori più elevato, è un Paese più ricco e più innovativo. È, questo, un obiettivo politico e sociale che solo di riflesso produce benefici al nostro settore. Un obiettivo che può essere perseguito solo intensificando la lotta alle diseguaglianze di reddito e alle disparità territoriali, che nel nostro Paese sono quasi coincidenti. Da parte nostra certamente faremo il possibile per favorire la lettura nel Mezzogiorno, ma è necessario che a livello politico s’incentivi il diritto allo studio fino all’università con la messa a disposizione di strumenti e di risorse finanziarie adeguate».
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