Se è vero che il libro ha un impatto sulla società per quanto riguarda la circolazione delle idee, non va sottovalutata l’incidenza, altrettanto concreta, sul piano ambientale. È per questo che l’Associazione degli editori francesi (SNE) ha diffuso una guida sulle buone pratiche da attuare in favore di un’editoria sostenibile. Si tratta di un documento rivolto principalmente agli editori ma che interessa tutti gli attori della filiera, nella misura in cui è possibile adottare strategie o implementare nuove soluzioni tecniche a ogni livello per rendere l’industria del libro sempre più green. La sostenibilità , del resto, riguarda un libro dalla produzione fino allo smaltimento. Per quanto non si tratti della prima volta che un’associazione di categoria diffonda un documento simile – due anni fa l’associazione dei librai inglesi aveva promosso un manifesto per un’editoria green, rivolto soprattutto ai librai – il caso francese colpisce per come venga affrontato pressoché ogni aspetto della vita di un libro, per la chiarezza delle soluzioni e per la proposta dell’adozione di un metodo condiviso per misurare l’impatto ambientale dell’editoria. La disamina che segue non potrà che restituire appena una parte dei temi discussi.
Il documento in apertura ricorda come in Francia il 95% della carta utilizzata per i libri sia certificata, cioè provenga da foreste gestite in modo sostenibile, e che il 100% delle copie messe al macero venga riciclato. Ciò però non deve far dimenticare un aspetto: la carta è di gran lunga il fattore principale nell’impronta carbonica di un libro. Nello scegliere la carta, viene suggerito agli editori di utilizzare carta proveniente da foreste europee, per ridurre l’impatto dei trasporti, nonché di richiedere il Papier profile, vale a dire la dichiarazione ambientale che ogni cartiera deve essere in grado di fornire, affinché sia possibile confrontare i fornitori anche da questo punto di vista. Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione è la distanza tra i centri di lavorazione del libro, cioè la triangolazione cartiera – stampatore – rilegatore – distributore. Privilegiare la prossimità , oltre ad abbattere i tempi, riduce le emissioni.
Tra i meriti della guida vi è anche quello di ricordare implicitamente come l’e-book non sia di per sé l’uovo di colombo per risolvere il problema della sostenibilità . Libro cartaceo e digitale non sono comparabili sotto questo profilo, per motivi che avevamo già avuto modo di ricordare. Lo SNE si limita a stimare che un e-reader diventi la scelta più sostenibile per l’utente finale se si leggono oltre 25 libri in un anno, a fronte di una media nazionale di 10 libri letti in Francia per abitante nel 2020. Il fattore discriminante nella scelta tra i due formati al momento della produzione (non stiamo cioè parlando delle scelte dei lettori), si può concludere, non è quindi l’impatto ambientale.
Un altro aspetto al quale non sempre viene rivolta la giusta attenzione, ma che ogni libraio conosce bene, è la produzione esagerata di materiale promozionale. Si pensi alla quantità di estratti, brochure, cataloghi che continuamente viene stampata, inviata e, più o meno inevitabilmente, buttata: ripensare, o quantomeno ottimizzare e contenere questo aspetto della rete commerciale non è un elemento secondario se si ragiona non in termini di singolo prodotto bensì su scala nazionale.
Il documento non si limita a collezionare un insieme di buone pratiche: è importante capire quanto la propria casa editrice sia sostenibile, in quali ambiti possa migliorare e quale sia la sua posizione nel tempo e nel confronto con gli altri attori. Conscio di questo problema, lo SNE ha deciso di proporre una lista di indicatori di performance affinché ciascuna azienda possa misurare, e quindi quantificare, il proprio impatto ambientale. L’obiettivo ambizioso dell’associazione è quello di poter in questo modo aggregare i dati a livello nazionale e poter offrire una panoramica esaustiva della sostenibilità dell’editoria in Francia. Ogni anno, gli editori saranno chiamati a comunicare i seguenti dati:
Negli anni a seguire, inoltre, l’indicatore verrà ulteriormente affinato: è attualmente allo studio una modalità per misurare le emissioni di CO2 prodotte da ogni casa editrice, e addirittura da ogni libro. Sono numeri più difficili da calcolare per un editore, specie se piccolo, ma si tratta di un’operazione in linea di principio possibile e che anzi è nell’interesse dello stesso editore comunicare: pensiamo per esempio all’annuncio da parte di Springer Nature dell’azzeramento delle emissioni associate ad attività commerciali e viaggi.
L’aspetto più importante da sottolineare, in ogni caso, è forse un altro: la difesa dell’ambiente e la creazione di una filiera più sostenibile non sono un che di estrinseco rispetto agli obiettivi che gli attori dell’editoria devono comunque perseguire, né tantomeno in questo caso ha senso temere le insidie delle operazioni di greenwashing. Come la stessa guida ricorda, quella per la sostenibilità è una battaglia decisiva per un’industria più competitiva o, per dirla in un altro modo, ottimizzare i processi produttivi e distributivi significa ridurne l’impatto ambientale e viceversa. Mentre si procede con la lettura si ricava una curiosa impressione: se per ipotesi dal documento dello SNE si rimuovessero tutte le proposizioni finali («per ridurre l’impatto dei trasporti», «per contenere lo spreco di carta» ecc.) il risultato finale sarebbe comunque un’ottima guida su come rendere l’editoria più efficiente e competitiva. Tra le buone pratiche, per esempio, viene indicato di calibrare la tiratura sui bisogni del mercato per diminuire l’impatto che le rese hanno in termini di carta ed energia: è senz’altro un favore che l’editore fa all’ambiente, ma è anche (in primo e decisivo luogo) un favore che fa a se stesso.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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