Questo articolo è comparso sul numero di maggio 2023 del Giornale della Libreria. Se vuoi leggere questo e tutti gli altri contenuti premium, abbonati qui alla nostra rivista.
Un errore in buona fede, percepire il fumetto come genere quando in realtà si tratta di un linguaggio. Un codice che tutto può raccontare, spaziando tra temi, pubblici e interessi diversi. È palese ascoltando
Giovanni Ferrara (Coconino Press),
Claudia Bovini (Star Comics) ed
Emanuele Di Giorgi (Tunué) che raccontano i loro successi editoriali: diversissimi l’uno dall’altro.
Quando abbiamo iniziato a lavorare sui contenuti legati al fumetto ricordo che al Salone internazionale del libro di Torino avevamo tutti le idee chiare sul risultato che volevamo raggiungere. Volevamo lavorare per far sì che il fumetto iniziasse – anche all’interno di un contenitore incredibilmente variegato e ricco di stimoli come il Lingotto – a essere percepito non come un genere (errore in buona fede commesso da molti), ma come
un linguaggio vero e proprio. L'obiettivo del Salone da quel momento è diventato quello di dimostrare che con il fumetto si può raccontare tutto, spaziando nei generi e viaggiando nelle più disparate aree di interesse. Dalla narrativa allo sport, dal giornalismo ai reportage di viaggio, dalla fantascienza ai ricettari. Che sia un percorso lungo è certo, ma è al tempo stesso certo che i primi risultati si stiano iniziando a vedere. A partire dalle classifiche di vendita e dai successi di alcuni editori.
A tal proposito abbiamo scambiato quattro chiacchiere con
Emanuele Di Giorgi (Tunué) su Pera Toons, in classifica da un anno senza interruzioni. A
Claudia Bovini (Star Comics) abbiamo chiesto di raccontarci il fenomeno dirompente dei manga: scopriremo che si tratta di una nuova ondata. E da
Giovanni Ferrara (Coconino) abbiamo scoperto come lavora sul fumetto d’autore il primo editore in questo segmento a essere entrato nella dozzina del Premio Strega.
«Gipi allo Strega è stata una felice intuizione, ma il fumetto il suo spazio se l’è guadagnato da solo»
Intervista a Giovanni Ferrara, Coconino Press
Coconino è spesso sinonimo di fumetto d’autore, vi ritrovate in questa definizione?
Sì, decisamente. È questa la vocazione della casa editrice, fin dalla sua nascita nel Duemila per merito di Igort e Carlo Barbieri. Dopo la stagione d'oro delle grandi riviste di fumetto, da Linus a Frigidaire, che avevano saputo far conoscere al grande pubblico i più grandi artisti italiani e internazionali, alla fine degli anni Novanta sembrava che lo spazio per il fumetto d'autore in Italia si fosse irrimediabilmente ristretto. Coconino Press ha cercato di diventare la casa di questi autori, intuendo prima degli altri che la libreria sarebbe stato il canale privilegiato per far arrivare ai lettori le loro opere, non più attraverso pubblicazioni a puntate ma all'interno di volumi autoconclusivi.
A volte il successo si manifesta con il riconoscimento della classifica, altre attraverso la candidatura allo Strega. Per Gipi fu la prima volta, ma lo fu in generale per il fumetto. Come si gestisce un evento così epocale?La partecipazione di Gipi allo Strega con
Unastoria è stata una felice intuizione di uno dei nostri editori, il produttore Domenico Procacci. Probabilmente si era reso conto che i tempi erano maturi per far cadere questo steccato anche in Italia, come stava avvenendo all'estero (dal Premio Pulitzer ad Art Spiegelman nel 1992 per
Maus, fino ad arrivare a Nick Drnaso finalista al Booker Prize con
Sabrina). Ma soprattutto perché fortemente convinto che lo straordinario talento di Gipi fosse letterario e narrativo prima ancora che visivo. È stata una tappa importante nel percorso di posizionamento del fumetto in libreria, ed ha contribuito a dare ulteriore visibilità a opere che, fino a pochi anni fa, si contendevano nei punti vendita un piccolo scaffale. Non la considero però una legittimazione culturale di cui il fumetto avesse particolarmente bisogno: è un linguaggio che si è guadagnato credibilità da solo, fin dalle origini, con le sue sole forze. E proprio il lavoro di Gipi ce lo insegna.
Si sente il peso di una responsabilità diffusa? Siamo ancora nella fase in cui un fumetto in classifica o in dozzina allo Strega rappresenta un movimento e non solo un editore e un artista?Sono convinto che l'editoria a fumetti rappresenti una straordinaria eccellenza italiana. Ha saputo crescere e affermarsi tra tante difficoltà, nella pressoché totale assenza di qualsiasi politica rivolta a questo settore. E oggi è fatta di numerose realtà solide, credibili, estremamente creative e capaci di intercettare i molteplici gusti del pubblico. L'attenzione ricevuta da Gipi ha fatto bene all'intero movimento, certo, così come noi abbiamo beneficiato del successo di Zerocalcare, di Sio e di tanti altri grandi autori arrivati dopo.
Che caratteristiche cercate nei fumettisti di oggi per intercettare nuove voci capaci di conquistare il cuore dei lettori?Cerchiamo opere che siano in grado di appassionarci e stupirci. Storie e segni non convenzionali, non c'è una regola precisa. Se conquistano noi della redazione, che di queste storie siamo i primi lettori, pensiamo che potranno incontrare anche il gusto di un pubblico più ampio. Negli ultimi anni stiamo dedicando un'attenzione enorme a cercare i grandi autori di domani. Ogni anno apriamo per un mese le candidature agli esordienti che vogliono sottoporci le loro storie, impegnandoci a leggere e a rispondere a tutti. Dal 2021 a oggi abbiamo valutato quasi 700 nuovi progetti, e nei prossimi 12 mesi faremo esordire 5 nuovi autori, con dei libri diversissimi tra di loro. È probabilmente la parte più stimolante del lavoro editoriale.
«Il nostro primo manga in classifica? Certo che lo ricordo! One piece numero 89»
Intervista a Claudia Bovini, Star Comics
Un fumetto e per di più un manga in classifica fino a poco tempo fa non era qualcosa di così scontato. Cosa è successo?Noi facciamo questo mestiere da trentacinque anni e ne abbiamo vista di acqua passare sotto i ponti [ride]! Quello che posso dire è che sicuramente in questo periodo stiamo vivendo una nuova ondata di attenzioni nei confronti del manga. Tanto che sembra di rivivere i famosi anni 90, fondamentali per il lancio di questo medium che in Italia appassionava tanti giovani cresciuti coi cartoni animati. Penso di poter dire che i manga abbiano sempre venduto tanto, ma se ne accorgevano in pochi perché erano distribuiti in fumetteria o edicola e nessun organo di rilevazione ne teneva traccia.
Poi cosa è successo?Semplicemente quando i manga sono arrivati in libreria il Paese si è accorto dei numeri che possono essere generati.
Ricorda il vostro primo titolo in classifica?Certo! Il numero 98 di
One piece. Faceva parte di un lungo lavoro partito da lontano per lanciare il numero cento della serie. Parte della «rivoluzione manga», almeno per la nostra storia, è legata ai lockdown durante il Covid. Fa strano parlarne in certi termini, ma per il mondo dell’editoria il Covid è stato un acceleratore. Nei momenti in cui eravamo forzati a stare a casa e c’era poca disponibilità di nuovi film molte piattaforme decisero di rilanciare gli anime. Questi rappresentano un traino molto forte per le edizioni cartacee, perché sanno raggiungere un pubblico trasversale e vasto.
Tra i vostri titoli c’è un manga che potrebbe presto sorprenderci di nuovo?È bello essere stupiti, ma ci sono delle cose che ci si può comunque aspettare. Noi ad esempio ci aspettiamo che
Mashle possa essere un titolo capace di regalarci qualche soddisfazione. È uscito l’anime ad aprile e ci aspettiamo quel famoso effetto traino di cui abbiamo appena parlato.
«Determinazione, metodo e voglia di migliorarsi sempre: questo è Pera Toons»
Intervista a Emanuele Di Giorgi, Tunué
Cosa avete visto in Pera Toons che vi ha convinto a dire: è lui che fa per noi?Ci ha colpito la sua forte capacità di interazione con il pubblico. Non abbiamo pensato immediatamente che potesse sfondare, ma in lui vedevamo un lumicino che è diventato sempre più forte e oggi è una stella polare che ci guida! La grande differenza tra Pera e altri autori sta nella determinazione, nel metodo e nella voglia di migliorarsi sempre.
Ricorda che cosa ha pensato la prima volta che lo ha visto in classifica?Eravamo convinti che prima o poi sarebbe potuto accadere e ricordo ancora quando è successo: ero sotto un grattacielo a New York ed è stato come scalarne la vetta!
Cosa ha Pera Toons che piace alle persone e che lo ha portato a (letteralmente) impossessarsi della classifica?Ha incantato e colpito i suoi lettori grazie alla semplicità e all’umorismo irresistibile ma al tempo stesso familiare e irriverente capace di non essere mai scontato e di restare al passo coi tempi.
Cosa deve fare un editore di fumetti per scoprire un altro Pera?Non esiste una categoria di bestselleristi che va solo scoperta. Non è così semplice. Pera ha raggiunto questi risultati passando per una crescita continua. Noi editori dobbiamo essere aperti di mente, ascoltare e lavorare fianco a fianco con gli autori.