Dopo l’avanzata del romance – riscoperto e reinventato da una nuova generazione di scrittrici, lettori e lettrici – un altro genere sta conoscendo una stagione di trasformazione e rinascita autoriale e commerciale. È l’horror, che torna nutrendosi delle angosce del presente: la crisi ambientale, la relazione con il corpo, il tempo post-pandemico, la paura e la scoperta della diversità, il bisogno e la vertigine di raccontarsi fuori dalle etichette.
The Bookseller scrive che, nel
Regno Unito, nel 2024 le vendite del genere hanno superato di poco gli
8 milioni di sterline, mentre nel primo trimestre del 2025 sono già a 1,78 milioni, in
crescita del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma a trainare il fenomeno non sono solo i numeri – che al momento restano comunque di nicchia: nessun titolo ha superato le 10 mila copie vendute nel 2025 –, piuttosto l’immaginario:
sempre più ibrido, queer, sociale, femminile.

Lo sporror e il ritorno del corpo come luogo del terrore
Fra i sottogeneri più promettenti c’è lo sporror, crasi tra «spore» e «horror»: si tratta di storie in cui il terrore nasce da funghi, muffe e infezioni biologiche. Un esempio mainstream è The Last of Us, serie HBO nata da un videogioco cult, in cui l’umanità è minacciata da un fungo parassita che trasforma le persone in mostri. Ma anche in letteratura il filone attecchisce: The House That Eats the Dead e How to Survive Camping, nati su Reddit nella community r/nosleep – dedicata proprio ai racconti dell’orrore, scritti in prima persona e presentati come se fossero storie vere – sono stati acquisiti dall’editore Tor UK (ricordate lo scouting del romance su Wattpad? Ecco) e si muovono in questa direzione.
Questo «horror fungino» si inserisce in una più ampia rinascita del
body horror, sottogenere che esplora la trasformazione fisica e i suoi risvolti orrorifici. Un riferimento recente è
The Substance, film con Demi Moore candidato agli Oscar 2025, in cui il corpo diventa terreno di conflitto fra identità e consumo. La narrativa non è da meno: molte case editrici, almeno in Uk, starebbero ricevendo proposte per storie horror che ruotano intorno a temi come la mercificazione del corpo femminile, o ancora alla fusione fisica come metafora della dipendenza relazionale. È il caso del nuovo romanzo di Jessica Gross,
Open Wide, in cui l’amore diventa simbiosi fisica e grottesca.

Abbasso la cosiness, viva la stranezza
All’estremo della fusione fisica c’è il cannibalismo, che è un altro tema caldo di questa nuova ondata horror e nel simbolismo splatter adombra tanti significati: dalla consunzione agita dal capitalismo ai danni dell’umano alla predazione del corpo in una prospettiva di genere. C’è Cadáver exquisito dell’autrice argentina Agustina Bazterrica (pubblicato in Italia da Eris con il titolo Cadavere squisito), distopia in cui il consumo di carne umana è legalizzato perché un virus ha colpito tutti gli allevamenti animali; c’è The Eyes are the Best Part di Monika Kim, che segue la chef Eliza nella scoperta di un inquietante segreto che si consuma nel club gastronomico per cui lavora, i cui membri si dedicano a rituali cannibalistici mascherati da esperienze culinarie d'élite. C’è, infine, The Lamb.
Romanzo d’esordio di Lucy Rose, The Lamb racconta la storia della giovane Efa, appartenente a una comunità isolata che vive nel bosco e segue un antico e cruento culto religioso. Ciò che lo distingue da altri romanzi affini per trama e ambientazione, è la capacità dell’autrice di intrecciare elementi horror tradizionali con una prospettiva femminista che sovverte le aspettative canoniche del genere.
Questi romanzi esplorano una grammatica e un’estetica che si allontana diametralmente dalla cosiness imperante fino a poco fa in un certo tipo di letteratura d’evasione: basti pensare, guardando a Oriente, al successo di Butter di Asako Yuzuki, uscito in Giappone nel 2017, in piena era dei caffè caldi di Toshikazu Kawaguchi, e in Italia per HarperCollins un anno fa.
Abbandonare il sentiero tracciato per abbracciare il bizzarro sembra l’imperativo attuale: come Kirsty Logan (Now She is Witch) e Naomi Wood (This is Why We Can't Have Nice Things) che sperimentano con personaggi strani e madri dinosauro nelle loro raccolte di racconti, pur affrontando entrambe paure molto contemporanee: vuoti sentimentali, relazioni con il denaro e con il successo, timore del fallimento e così via.

Un orizzonte più queer e decentrato
Un’altra tendenza è l’arrivo di nuove voci fuori dagli epicentri editoriali tradizionali. L’agente Cathryn Summerhayes segnala un aumento di proposte horror da parte di giovani, persone queer, autori e autrici – nel panorama del Regno Unito – scozzesi, gallesi, del nord dell’Inghilterra: tutt’altro che londinesi. È un movimento che riflette il desiderio di raccontare l’«altro» – per geografia, identità o esperienza – e che si connette a un’altra grande ondata: quella dell’horror queer.
Come osserva Suzie Dooré, direttrice editoriale di Borough Press, l’horror è sempre più usato come lente per raccontare l’alterità, l’esclusione, il disagio. Ne è esempio il prossimo romanzo di CJ Leede, American Rapture, in uscita per Ithaka Press: un’opera che attraverso i topos del genere affronta temi come la repressione di matrice religiosa e la libertà sessualità. O anche Hunting in America di Tehila Hakimi, poetessa israeliana in uscita a giugno sui mercati anglofoni, qui alla prima prova con la prosa, che utilizza la metafora della caccia per ragionare sulle relazioni, sulla violenza, sul genere, sul potere.
Horror romance e folk horror
Sophie Robinson di Tor UK si spinge a ipotizzare cosa arriverà nei prossimi mesi: l’horror romance. Dopo l’esplosione di entrambi i generi e l’esplorazione del romantasy, il nuovo mash-up potrebbe essere la direzione in cui guardare. Un amore che fa paura, o una paura che seduce: la nuova generazione di persone lettrici, sempre meno interessate alle etichette, è pronta ad accogliere ancora una volta storie ibride.
Con qualche utile forzatura, a questo sottogenere potremmo già iscrivere No and Other Love Stories di Kirsty Logan, una raccolta di racconti d’amore oscuro i cui protagonisti affrontano le complessità e le crudeltà del desiderio attraverso epoche e luoghi diversi: da un convento medievale a un salotto vittoriano, fino a un liceo degli anni ’90.
Oppure c’è il folk horror, che rilegge in chiave orrorifica leggende, culti e mitologia. The Midnight Feast di Lucy Foley (pubblicato in Italia da TimeCrime, Fanucci, con il titolo Festa di mezzanotte) gioca con gli archetipi di film come Midsommar o The Wicker Man, mentre The Bloody Branch di Brigid Lowe rilegge un’antica leggenda celtica in chiave disturbante. Al di fuori del mondo anglosassone, l’editore Harvill pubblicherà Chopsticks, una raccolta di racconti horror ispirati al folklore taiwanese, e Roadkill dell’autrice sudcoreana Amil, che rielabora il tema del doppio con uno sguardo femminile e spietato.
L’orrore corre sui social e diventa universale
Se il boom del romance ha trovato nella pandemia da Covid e nel bisogno d’evasione il suo pedale d’accelerazione, con l’horror contemporaneo la narrativa di genere ridiventa uno spazio di elaborazione della complessità, delle paure, delle difficoltà implicite nell’esistere. Questa tendenza si riflette, da un punto di vista stilistico, autoriale, nella pubblicazione di titoli sempre più propriamente letterari, spesso tradotti da editorie estere per incontrare i gusti globali di un pubblico che sceglie le letture sui social, e suoi social le condivide, socializza, commenta.
La parola d’ordine è ancora una volta contaminazione. Lo dimostrano titoli come Carcoma della spagnola Layla Martinez (in italiano Il tarlo, pubblicato da La nuova frontiera nel 2023): un romanzo gotico in cui una casa infestata diventa metafora dei traumi personali, sociali, storici – quelli lasciati dalla dittatura franchista – di chi la abita. L’ambiente domestico, rifugio e trappola insieme come nella più classica delle prospettive patriarcali, è subito riferimento universale: la casa e le ombre sono tutt’uno e risuonano insieme in quel grat grat grat, quel tarlo del titolo che per qualche verso tutti abbiamo in testa.