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Persone

Auci: «Togliere terreno alla pirateria significa ridare terreno alla cultura e a tutto ciò che un libro racchiude»

di Andrea Buzzi notizia del 29 marzo 2022

«Molto spesso l’idea di chi pirata, soprattutto per quando riguarda l’editoria di varia, la narrativa e la saggistica non professionale, è quella di non arrecare danno a chi scrive o a chi pubblica il libro, che comunque percepirà il guadagno della pubblicazione. Ma non è così». Questo l’esordio di Stefania Auci, insegnante e autrice dei best seller I Leoni di Sicilia e L’inverno dei Leoni, commentando i risultati dell’indagine AIE - FIEG presentata oggi a Roma sulla pirateria nel mondo del libro.
 
La forza lavoro che si nasconde dietro la pubblicazione di un libro è infatti plurale e il quadro complesso: «Editor, correttori di bozze, distributori, librai... La pirateria affligge ognuna di queste figure professionali» continua Auci. «Il libro piratato è tutte queste persone. Un semplice click toglie risorse e dignità a chi sta lavorando».
 
Una seconda chiave di lettura, secondo l’autrice, è emersa molto bene dall’indagine Ipsos –che, tra le altre cose, sottolinea nel settore della varia una perdita nelle vendite a causa della pirateria pari a 36 milioni di copie l’anno, per un mancato fatturato di 423 milioni di euro -: per chi pirata «non c'è la percezione netta del disvalore della condotta. In Italia non abbiamo l'idea che il principio di legge vada rispettato in quanto tale. Lo rispettiamo solo perché altrimenti ricorreremmo in una sanzione».  Sanzione che, per chi compie il reato di pirateria, è molto difficile da comminare per la difficoltà di individuare i responsabili. E che in molti casi sarà comunque piuttosto lieve. 
 
«A volte chi pirata lo fa solo perché è facile e per il gusto di farlo, di accumulare file nel proprio Kindle e per la sensazione di sentirsi più furbo. Spesso manca un vero interesse» fa notare inoltre Auci. «Esiste quindi la necessità di lavorare soprattutto sulla mentalità e sulla percezione del disvalore che comporta l’atto in sé. Bisogna restituitre valore alla cultura e l'idea che questa abbia un costo e un peso».
 
A conclusione dell’intervento la scrittrice propone una riflessione: «È importante valorizzare le biblioteche, pubbliche, di quartiere, cittadine. Spesso chi pirata un libro non ha possibilità o voglia o stimolo di acquistare. Offrire loro soluzioni diverse e accessibili è un buon punto di partenza. Togliere terreno alla pirateria significa dare terreno alla cultura e dare valore a tutto quello che un libro racchiude, il lavoro, il sentimento, le emozioni: tutto quello che rende un libro non solo un bene di consumo ma un qualcosachenutrela nostra anima e la nostra spiritualità».

L'autore: Andrea Buzzi

Laurea in Scienze e Tecniche della Comunicazione e master in Digital Publishing e Influencing Marketing organizzato da Università Bocconi e Condé Nast. Mi occupo principalmente di comunicazione scritta. Libri e social media il mio mix preferito.

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