Sono stati da poco diffusi i risultati della dodicesima edizione del barometro sulla lettura di e-book e audiolibri, una ricerca promossa da Sofia (società che gestisce il diritto di prestito bibliotecario), SNE (l’associazione degli editori francesi) e Société des Gens de Lettres (associazione a tutela del diritto d’autore). L’indagine ha cadenza annuale, è stata condotta a gennaio 2022 e ha riguardato i comportamenti relativi al 2021.
L’indagine ha previsto una doppia rilevazione: in primo luogo sono state condotte 1997 interviste telefoniche su un campione rappresentativo dei francesi con più di 15 anni, funzionale a misurare la penetrazione della lettura e i profili dei lettori; in una seconda fase – questa volta tramite 3002 questionari online – si è scelto invece di approfondire i comportamenti dei lettori. Il report completo supera le 100 pagine e indaga ogni aspetto della lettura, passando dal confronto con altre forme di intrattenimento alla dotazione tecnologica fino ai focus tematici a seconda della tipologia di formato: di seguito andremo a presentare, inevitabilmente, una selezione dei risultati più interessanti.
Partiamo dal dato generale. La lettura in Francia è in calo: il 90% dei francesi con più di 15 anni dichiara di aver letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, in qualsiasi formato (ma era il 92% nel 2020), pari a 48,1 milioni di persone. In 12 mesi è stato perso mezzo milione di lettori. Se torniamo all’edizione 2021 del barometro troviamo l’affermazione che in futuro sarebbe stata la lettura digitale a crescere.
La previsione si è avverata solo in parte: tra i quattro formati considerati nell’indagine (libri a stampa, e-book, audiolibri su formato fisico e audiolibri digitali) i primi tre sono in calo di un punto, mentre soltanto gli audiolibri digitali hanno registrato una crescita di un punto percentuale. I lettori di libri a stampa sono il 90% della popolazione (diventano il 58% se si considerano i lettori esclusivamente in questo formato), mentre la lettura digitale si colloca su valori molto più distanti: i lettori di e-book sono il 25%, di audiolibri su formato fisico il 15% e i di audiolibri digitali il 12%.
Complessivamente, un terzo dei francesi legge libri non a stampa, mentre i lettori che utilizzano tutti i formati sono soltanto il 7%. Se è vero che la lettura in assoluto diminuisce di due punti e nessun formato diminuisce più di un punto, e anzi gli audiolibri sono in inversione di tendenza, è possibile trarre una conclusione implicita dal rapporto: nel ricambio generazionale all’interno della popolazione francese si stanno perdendo lettori, il che detto diversamente significa che è più facile che i quindicenni ingrossino le fila della non lettura anziché della lettura. Una conferma di questa tesi la si può trovare nei valori disaggregati per età: il calo più marcato della lettura in tutti e quattro i formati si registra proprio nella fascia 15-24. Vero è, d’altro canto, che l’età media dei francesi è in aumento.
Un grafico in particolare riesce a restituire in maniera immediata il profilo di queste tipologia di lettura: se si dispongono su un piano cartesiano genere ed età si vede come la lettura di libri a stampa riguarda soprattutto le donne e le persone di mezza età: tutti gli altri formati riguardano fasce più giovani, e riguarda soprattutto gli uomini nel caso degli audiolibri. La non lettura rimane un fenomeno prevalentemente maschile.
Il fenomeno più interessante è però un altro, anche perché può essere spiegato in maniere diverse: se si guarda al numero di libri letti, si assiste a un calo sensibile dei lettori deboli (meno di 5 libri letti l’anno) a fronte di una quota di lettori medi (tra 5 e 19 libri) e forti (20 o più) in aumento. Si tratta di un fenomeno che non riguarda tanto i libri a stampa quanto tutti gli altri formati. Lo stesso può essere detto per lo spostamento della quota di lettori occasionali in favore dei lettori abituali.
I dati del rapporto su questo tema sono solo percentuali e non assoluti, per cui rimane un dubbio di fondo: il fenomeno è dovuto al fatto che i lettori deboli siano diventati più forti o a una perdita netta di lettori deboli? Probabilmente sono vere entrambe le ipotesi: la prima trova conferma nella cospicua crescita del mercato francese nel 2021, la seconda nel già citato calo complessivo dei lettori. La seconda linea interpretativa pone però un problema, se non nell’immediato (stiamo comunque parlando di una lettura al 90%, un valore che in Italia nemmeno il più inguaribile degli ottimisti può prevedere), perlomeno nel medio periodo, se si vuole mantenere la stabilità della lettura anche negli anni a venire.Se si guarda ai dispositivi che vengono utilizzati per la lettura, lo smartphone consolida la propria posizione di device dominante: è utilizzato dal 48% dei lettori di e-book ed è il dispositivo preferito dal 33%, seguito dal tablet (rispettivamente 30% e 24%), mentre tra i lettori di audiolibri registra il 64% di utilizzo e una predilezione del 48%; segue il PC con 30% di utilizzo e 17% di preferenza. È quasi esclusivamente lo smartphone a registrare valori in crescita, tutti gli altri device registrano cali. Il dato è inoltre viziato dall’età media degli utilizzatori: se si guarda alle fase più giovani della popolazione in entrambi i formati lo smartphone è preferito come strumento di lettura dal 72% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni, con il PC che si arresta a valori del 29% (tra i lettori di e-book) e il26% (per i lettori di audiolibri).
Non è solo il dato sul numero di lettori, o sulla quota di lettori forti, che prenderemmo volentieri a prestito dalla Francia. Il report non manca di analizzare nel dettaglio i comportamenti d’acquisto dei consumatori, un argomento che richiederebbe un’analisi a parte. Un dato però colpisce più d’ogni altro: quello relativo alla lettura in streaming su siti pirata e il download di materiale illegale. Aumenta di un punto la quota di persone che dichiarano di non aver mai adottato questi comportamenti, pari rispettivamente all’84% (lettura) e 74% (download) della popolazione. Numeri lontanissimi da quelli Italiani, come visto nell’ultima ricerca di AIE e Ipsos dedicata all’argomento.
Un po’ maliziosamente, però, un dubbio può sorgere: se si chiede a una persona se abbia adottato un comportamento illegale (anziché limitarsi a indicare canali di provenienza senza ricordare la natura illecita dell’atto) non si può escludere che ciò porti a una leggera sovrastima delle risposte affermative. Al netto di questo scrupolo, va segnalato anche che il 40% di coloro i quali dichiarano di scaricare libri digitali piratati sostiene di voler diminuire la frequenza questo comportamento, 8 punti in più rispetto all’anno scorso, e solo il 10% (in calo di 4 punti) di aumentarla. Numeri che, al di là di ogni margine d’errore, segnalano l’abisso che separa la Francia dall’Italia su questo aspetto e ribadiscono l’importanza del tema della pirateria nel nostro Paese.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi AIE. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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