Questo articolo è una rielaborazione, in forma ridotta, di quello omonimo pubblicato sul Giornale della Libreria di marzo 2025. Se sei abbonata/o scarica qui la tua copia, oppure scopri come abbonarti.
Cosa significa, oggi, essere editori di libri che si rivolgono a bambini e bambine, ragazze e ragazzi? È una domanda complessa: alcune tematiche sono piuttosto condivise, altre peculiarmente legate all’approccio e alla produzione di ciascuno. In occasione di
Bologna Children’s Book Fair, con l’aiuto di un po’ di protagonisti di questo segmento – Il Castoro, Edizioni EL, Gallucci, Terre di Mezzo, e Raffaello Ragazzi – abbiamo provato a tirare le fila, tra tendenze, titoli e futuro.
Ci vuole una «poliedricità coerente» per accompagnare la crescita
Intervista a Carlo Gallucci, fondatore di Gallucci Editore
L'editoria per ragazzi è uno dei settori più forti e stabili del nostro mercato, racconta Carlo Gallucci, fondatore della casa editrice che porta il suo nome e delegato della presidenza in AIE per la commissione permanente ragazzi. «E se il nostro segmento ha registrato una lieve flessione nell'ultimo periodo, è solo per l'assenza di un fenomeno best seller significativo. Ma il comparto resta solido».
Resta solido, continua Gallucci, perché solido è il ruolo che hanno i libri nell'intrattenimento e nell'apprendimento dei più piccoli, i cui consumi sono «ancora in parte intoccati dal digitale, sia per l'attitudine naturale, nella primissima infanzia, a preferire il supporto cartaceo sia, soprattutto, per l'attenzione dei genitori nel promuovere come valore la lettura tradizionale». La sfida principale si presenta infatti al crescere dell’età, nel passaggio alla lettura autonoma, quando la responsabilità di educare alla lettura diventa compartita con la scuola. «È in questa fase che si registra tradizionalmente una prima perdita di lettori, che diventa più consistente con l’introduzione di schermi e digitale».
È un panorama con cui, da oltre vent’anni, Gallucci Editore interagisce con «poliedricità coerente». La casa editrice è nota dalle origini per i libri musicali e sonori, ma anche per l’attenzione alla cartotecnica, per i libri tattili, per i libri adatti ai bambini che crescono, fino a quelli – più recentemente – per i giovani adulti. Ma l’obiettivo rimane sempre lo stesso: «dare storie, emozioni, informazioni alle lettrici e ai lettori più giovani, accompagnandoli durante tutto il loro percorso di crescita».
Infatti, continua Gallucci, mentre il lettore adulto rimane sostanzialmente lo stesso nel tempo, nei primi anni di vita la consapevolezza, la capacità di lettura e gli interessi cambiano quasi ogni sei mesi. «Un bambino di un anno può leggere un libro di stoffa o giocare con un libro da bagnetto; a tre anni segue i libri musicali e può attivarli con il dito; a cinque anni è pronto per storie più complesse sui libri illustrati. Poi si passa alla prima lettura in stampato maiuscolo, come previsto dalle norme ministeriali, infine allo stampato minuscolo. Le nostre pubblicazioni seguono questa evoluzione, arrivando fino ai young adult e andando addirittura un po’ oltre, in un dialogo ideale con quei lettori che erano bambini, ragazzini, quando nel 2002 abbiamo aperto la casa editrice e che oggi sono adulti, magari anche genitori».
Il mestiere di capire cosa cercano, cosa amano, cosa desiderano ragazze e ragazzi
Intervista a Renata Gorgani, amministratrice delegata e fondatrice di Editrice Il Castoro
Il mestiere dell’editore per ragazzi è certamente tenere gli occhi e le orecchie puntati sui titoli che gli autori e gli editori stranieri offrono: la Bologna Children’s Book Fair è il centro di questo lavoro, sottolinea Renata Gorgani, amministratrice delegata e fondatrice di Editrice Il Castoro. «Ma ancora più importante è osservare i nostri lettori, ragazze e ragazzi, e capire che cosa cercano, che cosa amano, che cosa desiderano. È una attitudine che richiede molte energie e tanta cura e non sempre il risultato dell’osservazione è chiaro e limpido».
Quello presente è un momento di grandi cambiamenti. La cultura visiva è nettamente preponderante per i più giovani, che investono molto tempo nel guardare le serie, nel seguire i creator su Youtube o su Twitch. Già quasi venti anni fa il Diario di una schiappa aveva intercettato il bisogno di intercalare il testo con le immagini, ricorda Gorgani. In anni più recenti l’esplosione dei fumetti e dei manga ha svolto molto bene questa funzione: «Lì linguaggio verbale e visivo trovano la migliore complementarità, assumendosi il merito e la funzione di tenere ragazze e ragazzi vicini al libro».
Difendere il piacere di leggere, al di là del genere o della forma dei libri, è per Gorgani l’impegno collettivo da curare sempre, «un compito che non può essere demandato solo agli editori». Altro attore fondamentale è infatti la scuola, «che in Italia, in questo, è sempre stata discontinua. Ci sono insegnanti e scuole che fanno un lavoro attento, che si formano sulle nuove proposte, che ascoltano gli studenti, che sono in contatto con librai e bibliotecari e aderiscono ai progetti di lettura, come #ioleggoperché. Ma ciò che manca è strutturare questi luminosi esempi in un sistema che preveda nella scuola un tempo dedicato alla lettura di libri per piacere, per curiosità, per libero interesse».
La ricerca di interattività e linguaggi nuovi in un contesto di altissimo livello
Intervista a Salvatore Passaretta, responsabile commerciale della varia di Raffaello Libri
«Ciò che emerge nel panorama dei libri per bambini e ragazzi, in un contesto affollato e di altissimo livello, è una ricerca caratterizzata da due variabili essenziali» racconta Salvatore Passaretta, responsabile commerciale della varia di Raffaello Libri. «Da un lato una marcata interattività, stimolata da tecniche di produzione sempre più complesse. Dall’altro l’avvicinamento a linguaggi nuovi, che tengano conto di un pubblico che fin dalla prima infanzia è anzitutto videns». Quindi la scelta cade su soluzioni di composizione testo/grafica come i graphic novel – «con cui noi abbiamo proposto classici per ragazzi» – ma anche su una frammentarietà che prediliga il racconto breve, pagine ariose e inclusive «che tengano conto della sempre maggiore difficoltà di attenzione e di lettori oggi distanti dall’oggetto libro».
Per quanto riguarda Raffaello Ragazzi, sottolinea Passaretta, «avendo da molti anni un catalogo di narrativa consolidato come Il Mulino a Vento, la scelta è stata quella di concentrarci soprattutto su un target di prima infanzia – non a caso quello dove il mercato ha visto le crescite più vistose – dove cerchiamo di valorizzare la nostra mission storica legata all’educational». Così il marchio ospita proposte che accompagnano i lettori e tutti gli agenti educativiin modo stimolante, favorendo una fruizione piacevole e accessibile: «La nostra linea di librogiochi, le tante collane di cartonati e divulgativi, l’ampio ventaglio di proposte dedicate all’avviamento alla scrittura, il rilancio degli albi illustrati, anche grazie al fruttuoso lavoro di promozione nelle scuole in occasione di #ioleggoperché».
Tutto questo, osserva Passaretta, si traduce in un rapporto privilegiato con le librerie indipendenti, vicine al mondo della scuola, «presidi fondamentali anche quando periferici, poiché rimaniamo convinti che persino la distribuzione libraria sia una questione culturale». Ma significa anche rivolgersi a mercati alternativi e dedicati alle famiglie, «consapevoli che di fronte alla diminuzione di clienti le soluzioni vanno cercate senza sosta».
Anche i lettori più piccoli hanno diritto a belle storie senza moralismi
Intervista a Giulia Rizzo, vicedirettrice editoriale di Terre di Mezzo Editore
Terre di Mezzo ha una genesi particolare: nasce come editore di un giornale di strada, nel 1994, venduto da migranti. Oggi il giornale non c’è più, la casa editrice promuove, tra le altre cose, la fiera Fa' la cosa giusta! dedicata al consumo critico e, soprattutto, pubblica circa 100 titoli l’anno, molti per bambini e ragazzi.
Com’è il mercato italiano visto da qui? «Cresciamo, in controtendenza rispetto alla piccola flessione che registra il settore» spiega la vicedirettrice editoriale Giulia Rizzo. Dietro i semplici numeri – che raccontano la crescita continua del prescolare e le difficoltà della fascia primaria (6-9 anni) e secondaria (10-13 anni) – ci sono tendenze di lungo periodo: «Siamo sicuramente premiati dal successo degli albi illustrati, un prodotto su cui noi abbiamo puntato moltissimo ben prima che diventasse così popolare e che oggi vive una fioritura, con una varietà di offerta e una sperimentazione grafica che non ha corrispondenti nella scrittura». Ed è proprio il focus sulla parte grafica, sulla comunicazione visiva, uno dei tasti che la casa editrice sta suonando e intende suonare sempre di più per tenere agganciati i lettori anche quando, crescendo, dovrebbero iniziare a sperimentare la lettura autonoma, ma in numero sempre maggiore abbandonano il libro per rivolgersi altrove. «C’è sicuramente uno spostamento verso la comunicazione visiva, probabilmente anche per effetto dei social. L’albo illustrato cattura nuovi pubblici, alcune nostre proposte vengono adottate nelle scuole elementari, alle medie, ma in alcuni casi anche alle superiori, per parlare ad esempio di affettività». «Il fumetto – aggiunge Rizzo – è una delle altre strade che molti editori, noi compresi, intraprendiamo, con risultati a volte buoni, a volte meno».
Terre di mezzo è un caso scuola anche per capire come si intersecano le scelte editoriali con l’identità di un editore. «Rifuggiamo l’edificante, il libro a tema con un messaggio da veicolare – dice senza mezzi termini Rizzo – i bambini e i ragazzi hanno diritto, come gli adulti, a una bella storia, senza moralismi, in cui possano riconoscersi. Ma quel manifesto con cui siamo nati, l’intenzione di stare nelle terre di mezzo, ci accompagna tutti i giorni nel modo con cui lavoriamo, ci rapportiamo tra di noi. Ci guidano principi di impresa sociale: privilegiamo l’orizzontalità nel prendere le decisioni, il confronto, il pluralismo. I librai ce lo riconoscono: “Avete storie tutte diverse, un catalogo molto vario, eppure in qualche modo sempre riconoscibile” ci dicono».
La scelta etica, civile e culturale di curare le fasce d’età in cui cala la lettura
Intervista a Gaia Stock, direttrice editoriale di Edizioni EL, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni
È un settore a doppia velocità l’editoria per bambini e ragazzi oggi, sostiene Gaia Stock, direttrice editoriale di Edizioni EL, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni. Una dualità che riflette un grave problema nel panorama dei comportamenti di lettura dei più piccoli. «Se guardiamo al settore degli album illustrati, la cui qualità della produzione italiana è altissima, vediamo un mercato florido, con vendite molto più alte che in passato, nonostante la crisi demografica. L’educazione alla lettura, presidiata dalle famiglie, è forte nei primi anni di vita. C’è un investimento in tempo dedicato alla lettura – dai genitori, dai nonni, degli amici – importante». Dopo, però, qualcosa si rompe: «Con il passare degli anni questo tempo e questa spesa si riduce e parallelamente c’è una disaffezione crescente dei ragazzi, soprattutto quando gli viene messo lo smartphone in mano. La caduta di attenzione è drammatica».
Questo impone agli editori, che sono aziende e imprese culturali assieme, uno sforzo ulteriore: «Da un punto di vista aziendale, se puntassimo sulla fascia 0-7 anni avremmo marginalità più alte, ma per scelta etica, civica e culturale noi non abbandoneremo mai il segmento 7-12, che è quello più in sofferenza e che è straordinariamente importante». Non abbandonarlo non vuol dire solamente continuare a pubblicare nuovi titoli, ma lavorare all’interno di un sistema: «Facciamo scouting con gli autori italiani e lavoriamo perché questi autori abbiano occasioni di incontro con i lettori. Lo facciamo insieme alle scuole, ai librai, ai festival, ai premi, anche con AIE attraverso #ioleggoperché. E non lo facciamo solo noi, ma tutti gli editori impegnati in questo campo, in quello che è, come deve essere, un lavoro di squadra».