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Fascicoli

Dicembre 2021

rivista: Giornale della Libreria

Vent’anni fa Più libri più liberi nasceva per dedicare uno spazio peculiare ed esclusivo ai libri pubblicati dalle case editrici minori, fuori dai gruppi e dalle grandi insegne editoriali. Nasceva per mostrarne i cataloghi, per presentarne gli autori, per venderne i libri in un layout dedicato, in un momento dell’anno favorevole, in una città, Roma, che con le sue mille anime ben s’intonava al pluralismo e all’eterogeneità delle loro proposte. In vent’anni la fiera è cresciuta, e con lei la piccola e media editoria. Incubatrici l’una dell’altra e sodali lungo un percorso che oggi vede imputare ai libri dei «piccoli» circa il 55% del mercato di varia. Un percorso che oggi riporta Più libri più liberi alla Nuvola, sì dopo la doverosa sospensione del 2020, ma anche dopo l’enorme successo e gli oltre centomila visitatori del 2019. In vent’anni Più libri più liberi è stata, per gli editori, un’importante occasione commerciale e un momento irrinunciabile di confronto e aggiornamento professionale, una vetrina per l’internazionalizzazione e – in tempi più recenti – per lo scambio di diritti e il dialogo orientato al business con le altre aziende della filiera. Per i lettori è stata una grande occasione di esplorazione e di scoperta, un appuntamento in calendario, un luogo dove comprare libri, partecipare a eventi, scoprire autrici e autori nuovi e riconfermarsi nell’affetto di quelli già noti, dove semplicemente e serendipicamente curiosare. Per tutti è stata ed è un rito e una festa. Per questo, come Associazione Italiana Editori – che dal principio la organizza – e come Giornale della libreria, che ne è media partner e da anni ne cura la newsletter, vogliamo celebrarla. Nelle pagine che seguono si dipana così il racconto dei primi vent’anni Più libri più liberi: quella che è stata e che sarà. Dei suoi promotori, dei suoi organizzatori, di una (piccola: ma avremmo voluto sentirli tutti) parte degli editori espositori, di chi ci lavora e ne cura i programmi e le attività.

Ottobre 2021

rivista: Giornale della Libreria

Il primo semestre del 2021 l’editoria italiana di varia chiude a 698 milioni di vendite a prezzo di copertina, facendo registrare una crescita del +42% a valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato molto positivo ma in buona sostanza prevedibile: il «periodo dell’anno precedente» d’altronde, coincide quasi interamente con la prima fase della pandemia da Covid-19, tra confinamenti, chiusure e limitazioni di vario genere. Decisamente sorprendente è stato invece constatare come in questi sei mesi l’editoria sia andata meglio che nel 2019 – anno già soddisfacente – rispetto al quale il 2021 ha fatto segnare un inaspettato +28%. E ancor più sorprendente della crescita a valore è quella delle copie acquistate: 48 milioni, +44% rispetto al 2020, +31% rispetto al 2019. In un contesto, peraltro, di calo del prezzo medio di copertina. Le ragioni di questi risultati eccezionali? Un fattore contingente è stato senza dubbio il prolungamento ai primi mesi del 2021 della finestra temporale per spendere gli importi residui della 18app. Importi che, in un anno di concerti e spettacoli dal vivo sospesi, sono stati destinati in gran parte ai libri. Ma non basta a spiegare una dinamica che – osservata nella prospettiva degli ultimi due anni – sembra iniziare prima della pandemia, e oggi finalmente accommiatarci dal trend stagnante inaugurato con la crisi del 2011. Rivolgendo all’indietro uno sguardo prospettico, è come se la filiera avesse reagito e tenuto ai colpi del Covid-19 grazie alle razionalizzazioni di prodotto e di processo indotte dalla crisi precedente. La flessione c’è stata, ma il corpo elastico dell’editoria ha ripreso subito vigore, muovendosi in avanti non appena i fattori circostanti lo hanno permesso. Per gli editori ha voluto dire fare scelte editoriali sempre più ponderate; per le librerie cercare approcci più efficienti all’assortimento e al cliente; per i cataloghi diventare resistenti all’usura del tempo e sempre più capaci di generare «coda lunga» nelle dinamiche dell’acquisto e della decisione d’acquisto online. Tutte caratteristiche che nel collo di bottiglia della pandemia hanno rivelato utilità, valore e resistenza.

Giugno 2021

rivista: Giornale della Libreria

Se l’editoria per ragazzi in Italia, ma anche a livello globale, ha avuto in questi decenni gli importanti tassi di crescita che conosciamo, molto è dovuto all’innovazione di prodotto, alla scoperta di nuovi autori e illustratori, di nuove forme e linguaggi di narrazione, di nuove tecnologie: tutti processi che nelle fiere del libro – e in quella di Bologna in particolare – hanno trovato un significativo punto di partenza.Le fiere sono state grandi incubatori d’innovazione per il settore editoriale, il loro trasferimento forzato sulle piattaforme digitali sembra aver delineato nuovi modelli ibridi, con durate e potenzialità dilatate dalle possibilità dell’online e slegate dalla necessaria «finitezza» dell’evento fisico. Questi nuovi modelli potranno rappresentare a loro volta nuovi incubatori di innovazione, moltiplicando le opportunità di incontro e confronto sui temi cari al mondo professionale. E di innovazione c’è bisogno. Nel mondo post pandemico più che mai. Perché dopo un 2020 (e un 2021) che ha sconvolto le abitudini di vita delle famiglie e ha avuto un impatto significativo sui consumi digitali di bambini e ragazzi, tra Dad e digital entertainment, la domanda che ci poniamo a latere di ogni articolo di questo numero dedicato alla Bologna Children’s Book Fair è che persistenza avranno questi fenomeni nel futuro. Come condizioneranno il nostro orizzonte professionale e il nostro mercato, in un quadro peraltro di seria decrescita della natalità.

Marzo 2021

rivista: Giornale della Libreria

Per la prima volta dal 1983 la Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri non si è potuta svolgere – con il suo consueto Seminario di perfezionamento – a Venezia, all’Isola di San Giorgio. Quello che è stato per oltre trent’anni uno dei più importanti momenti di aggiornamento, discussione, confronto (nazionale, ma sempre più anche internazionale) tra librai, editori, distributori, autori e professionisti del mondo del libro, ha dovuto ripiegare – ma lo ha fatto conservando intatta la qualità degli interventi – su un incontro digitale. La Scuola è stata, e da sempre, un incubatore di innovazione, dibattito e formazione diffusa. Un aspetto che ha cercato di non smarrire neppure quest’anno, chiamando professionisti di prim’ordine del mondo del libro a confrontarsi, sebbene online, sui dati di mercato dei rispettivi Paesi; sulla tenuta, le performance e le strategie attuate da gruppi editoriali e catene; sulla comune visione del futuro. Proprio guardando ai risultati che il nostro settore ha conseguito nel 2020, molte, consistenti tracce di quanto è stato seminato negli anni e nei decenni scorsi a San Giorgio possono essere riconosciute. Nell’anno che si è da poco concluso, l’intera filiera ha vissuto una delle fasi più complesse della storia recente. Se abbiamo reagito, e reagito rapidamente, lo dobbiamo, per la sua parte, al ruolo che la Scuola ha svolto in termini di formazione e di aggiornamento delle competenze delle persone che oggi lavorano con i libri.

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