In principio fu il coronavirus. Lontano abbastanza da poterlo raccontare con sentimenti incerti: l’incredulità, il timore, il fatalismo. Poi turbinosamente vicino, invasore del nostro immaginario con il suo nuovo lessico: la zona rossa, l’isolamento, la quarantena, la pandemia, il contagio, i tamponi, i respiratori, la paura. E poi ancora più vicino, quotidiano, artefice delle nostre nuove routine e demarcatore invisibile dei nostri nuovi perimetri, con lo smart working e la didattica a distanza, lo yoga in webcam e i tele-aperitivi, il distanziamento sociale, la fila per la spesa, la fase 1 e la fase 2.
L’emergenza ha ridisegnato le nostre categorie a partire dai termini che utilizziamo per esprimerle. Ma se due mesi fa il virus ci ha travolti, piegando a sé il nostro lessico, oggi i tempi sono maturi per fare di quest’ingrata relazione uno spazio di dialogo. Se «convivenza» deve essere, che convivenza sia: a cominciare dalle parole per pensare e ripensare quello che ci succede, quello che accadrà. Quello che potremo e quello che vogliamo.
Così
Più libri più liberi, da sempre brulicante laboratorio di storie, ha deciso di
affidarsi proprio alle parole – sua materia prima – per ripensare il futuro. Nel ribadire il legame che la lega al suo pubblico, ai suoi editori espositori e ai loro autori, ha chiesto a quella miscellanea di voci che in sintesi fanno la sua
le parole per ripartire.
Così scopriamo che per
Michela Marzano il lessico della ripartenza non potrà non contemplare «
fiducia» tra le sue voci, l’ossigeno degli sforzi di oggi e dei progetti di domani; mentre «
meno» è il lemma scelto da
Donatella Di Pietrantonio: non una rinuncia ma una ricerca dell’essenziale, un «meno e meglio» per ricostruire.
E ancora Roberto Saviano, che senza mezzi termini indica in «soldi» il termine imprescindibile: «Soldi per la cultura, per resistere, per sopravvivere. Soldi per gli ospedali, per chi ogni giorno combatte sul campo. Soldi per tutti noi, per i cittadini, per ricostruire».
È «zoom» la parola di Chiara Valerio, come uno dei software che più usiamo, in questi giorni, per coltivare la socialità a distanza. Ma anche e soprattutto come lo zoom fotografico e il suo artificioso avvicinarci all’oggetto osservato, saturandoci gli occhi di dettagli e oscurandoci il quadro generale.
Una dicotomia del distante e del vicino che nel «respiro» – la parola di Vittorio Lingiardi – trova il suo giusto compromesso: «In queste settimane, senza fiato, penso ai giorni della rinascita quando, finalmente, torneremo a non avere più paura del respiro dell’altro».
Questo ideale «vocabolario per domani» è in continua evoluzione sui profili social di Più libri più liberi: Facebook e Instagram, potete consultarlo e arricchirlo usando l’hashtag #LeParolePerRipartire. A proposito: quali sono le vostre?
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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