Lunedì 20 marzo, un giudice federale di New York ha ascoltato le argomentazioni di apertura di una causa intentata da quattro importanti editori internazionali verso Internet Archive, la biblioteca digitale gratuita no profit fondata ventisette anni fa a San Francisco con lo scopo di consentire un accesso universale alla conoscenza. Gli editori in questione sono HarperCollins, John Wiley & Sons, Penguin Random House e il gruppo francese Hachette che sostengono che la piattaforma abbia violato la legge sul copyright digitalizzando i libri in suo possesso e prestandoli gratuitamente agli utenti.
Internet Archive si occupa di eseguire backup di miliardi di pagine web per preservare la storia della rete tramite la Wayback Machine, ma negli anni ha stretto numerose partnership con biblioteche, archivi e istituzioni arrivando a ospitare film, contenuti audio, software, immagini, documenti, videogiochi e oltre 37 milioni di libri scansionati dalle biblioteche aderenti al progetto che vogliono alimentare la Open Library.
La denuncia era stata presentata già nel 2020, quando Internet Archive aveva introdotto un nuovo servizio di prestito gratuito dopo la chiusura delle biblioteche durante la pandemia da Covid-19. Il «nuovo» servizio ampliava in realtà una funzione preesistente che permetteva agli utenti di prendere in prestito i libri per un periodo di tempo limitato, ma lo stesso contenuto non poteva essere prestato a più persone contemporaneamente. Durante la pandemia, con l’iniziativa dal nome National Emergency Library, Internet Archive ha eliminato questa restrizione dando la possibilità a un numero illimitato di persone di accedere a ciascun contenuto, rifiutando l’acquisto di licenze temporanee per gli e-book proposte dagli editori e scansionando i libri per renderli disponibili in modo digitale. Una pirateria di massa, sostengono le quattro case editrici che hanno presentato la denuncia.
Nel corso di questa prima udienza, gli avvocati di Internet Archive hanno sostenuto che il progetto non fosse commerciale e che il servizio rientrasse nell’ambito del fair use, che prevede alcune deroghe al classico regime di proprietà intellettuale, ovvero la facoltà di utilizzare materiale protetto da copyright per scopi informativi, di critica o insegnamento senza chiedere l’autorizzazione al detentore dei diritti. Il giudice John G. Koeltl, che ha presieduto l'udienza e deve stabilire se sarà necessario un processo per decidere la controversia, ha ricordato i precedenti legali che stabiliscono che la copia di un intero libro non rientra nella dottrina del fair use. Ma Koeltl ha anche osservato, a beneficio della difesa, che gli editori non hanno fornito la prova di una perdita di profitto subita.
La decisione è attesa nelle prossime settimane, ma questo dovrebbe essere solo il primo passo di quello che probabilmente sarà un lungo processo legale. Un risarcimento sostanziale metterebbe a rischio Internet Archive, che ha un budget limitato e, ricordiamo, nel suo archivio custodisce anche copie digitali di volumi fuori catalogo che potrebbero andare perse definitivamente.