Sono 273 in tutto il mondo gli scrittori, gli accademici, gli editori e intellettuali ingiustamente detenuti per le loro idee e i loro scritti: lo sostiene il Freedom to write index del Pen America che, rispetto all’edizione dell’anno scorso, evidenzia una crescita dei casi del 9%, mentre gli Stati con più persone incarcerate continuano ad essere Cina, Arabia Saudita e Turchia. In questi tre Stati ci sono il 50% di tutti gli imprigionamenti noti e registrati (erano il 59% nell’anno precedente), mentre nel 2020 c’è stata una crescita significativa in Paesi quali Iran, Vietnam, Egitto e Bielorussia. Quest’ultimo Paese, che non era presente nella lista dell’anno scorso, oggi vede 18 casi documentati di incarcerazione legata alla libera espressione, tutti dovuti alla repressione seguita alle ultime elezioni e che ha preso di mira intellettuali, scrittori, intellettuali.
Secondo il Pen America, la pandemia ha ulteriormente ridotto gli spazi di libertà. «Gli scrittori hanno giocato un ruolo essenziale analizzando e criticando la risposta dei governi alla pandemia» ha dichiarato per Pen America Karin Deutsch Karlekar. «Ma nello svolgere questo loro ruolo essenziale, si continuano a trovare sotto assedio, presi di mira dai governi e dai leader autoritari. La crescita delle incarcerazioni nell’anno passato dovrebbe essere uno shock per l’intero sistema, una chiamata alle armi per la difesa della più elementare libertà di espressione oggi in serio pericolo». La pandemia è stato un fattore scatenante anche perché utilizzata dai governi autoritari come pretesto per varare leggi ancora più restrittive con la scusa della necessità di prevenire il diffondersi di disinformazione e allarmismi ingiustificati.
Il cinese Xu Zhiyong, il bengalese Mushtag Ahmed e l’ugandese Kakwenza Rukirabashaija, uno scrittore imprigionato, interrogato e torturato con accuse false legate al diffondersi della pandemia, sono tra i casi citati da Pen America riguardo alla persecuzione legata al Covid 19. Ma non c’è solo questo: nel 2020 è stata forte la repressione contro i movimenti di piazza e l’opposizione al governo in Cuba, Thailandia e nella già citata Bielorussia. È continuata inoltre la repressione nei confronti di chi difende e rappresenta minoranze etniche e linguistiche in Turchia, Iran e Cina, dove le persecuzioni riguardano il Tibet e la regione autonoma dello Xinjiang.
Per quanto riguarda la professione delle persone incarcerate, Pen America conta 107 scrittori, 54 studiosi, 57 poeti, 30 cantanti, 13 editori, 11 editor, 8 traduttori e 3 drammaturghi. Il report completo è consultabile qui.
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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