Nelle prime ore di ieri, lunedì 26 luglio, le forze dell’ordine hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere ad altrettanti cittadini pakistani, con l’accusa di rapina, estorsione, lesioni, sequestro di persona e sfruttamento del lavoro. Arresti domiciliari per due dirigenti dell’azienda Grafica Veneta: l'amministratore delegato Giorgio Bertan e il direttore dell'area tecnica Giampaolo Pinton. Secondo la Procura di Padova, i due erano a conoscenza della situazione di illegalità e dei metodi violenti usati dall'organizzazione per soggiogare e intimidire i lavoratori, e avrebbero cercato di eludere i controlli di sicurezza.
L'indagine che ha portato ai fermi era partita il 25 maggio 2020, dopo il ritrovamento lungo una strada di un operaio pakistano con le mani legate alla schiena e altri suoi connazionali finiti all'ospedale di Padova. Tutti lavoravano alla Grafica Veneta ed erano dipendenti della B.M. Services di Lavis (Trento), specializzata nel confezionamento e finissaggio di prodotti per l'editoria.
Le forze dell’ordine hanno accertato che gli operai erano assunti con regolari contratti di lavoro, ma lavoravano anche fino a 12 ore al giorno, senza pause, ferie, né altra tutela. Erano inoltre costretti a versare lo stipendio, a pagarsi l'affitto in case dell'organizzazione, ammassati fino a 20 per appartamento. Alcuni si erano rivolti a un sindacato, salvo essere scoperti e per questo sottoposti all'azione punitiva.
In una nota il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, ha espresso «la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda» confermandone «la piena stima e il completo supporto». Franceschi ha parimenti precisato che la società trentina aveva numerosi appalti di questo tipo in altre aziende del Nord, sottolineando che la sua azienda «era del tutto all'oscuro di quanto sembrerebbe emergere dall'inchiesta, e del resto l'oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all'indagine, ostacolo che non è mai stato posto dalla società, che intende invece collaborare con le forze dell'ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità».