Il 14% degli italiani tra i 15 e i 74 anni dichiara di aver ascoltato almeno un audiolibro negli ultimi dodici mesi, una percentuale in linea con quelle degli ultimi due anni (15% nel 2023 e 16% nel 2022). Il dato è stato presentato oggi a Più libri più liberi, fiera nazionale della piccola e media editoria a cura di AIE, durante l’incontro del programma professionale Audiolibri e podcast. Dalle voci all’acquisto del libro.
La stima fa parte dell’Osservatorio sulla lettura di AIE, su dati Pepe Research, che esplora anche il ruolo dei contenuti audio nella promozione dei libri. L'indagine è stata presentata da Bruno Giancarli dell'Ufficio studi di AIE: qui è disponibile la presentazione completa. Secondo questi dati, i podcast sono in media ascoltati dal 28% degli italiani: dal 31% degli uomini e dal 24% delle donne. Tra i 18 e i 24 anni però la percentuale sale al 45%, al 40% tra i 25 e i 34 anni. Dei 12,4 milioni di italiani che hanno ascoltato podcast, ben il 31% ha poi acquistato un libro sul tema trattato dal podcast stesso. «Sono numeri – ha spiegato Giancarli – che indicano una grande potenzialità dei contenuti audio nella promozione della lettura. Va in questa direzione anche il fatto che statisticamente i podcast sono ascoltati più dagli uomini che dalle donne, in controtendenza rispetto ai dati sulla lettura».
Moderati da Alessandra Rotondo del Giornale della Libreria, sono intervenuti Marino Sinibaldi, curatore del podcast Timbuctu per la testata online Il Post, e Riccardo Cavallero della piattaforma streaming Voxa.
Sinibaldi ha contestualizzato il trend attuale di crescita dei contenuti audio in una prospettiva di lungo periodo: «La compagnia “leggera” che può dare un contenuto audio – leggera perché compatibile con altre attività – ha fatto della radio prima e dei podcast dopo un mezzo più compatibile rispetto alla televisione per certe esigenze dei tempi moderni. La seconda cosa da sottolineare è la compatibilità dell’audio con i libri e il racconto dei libri. Non è un caso che non ci siano grandi programmi televisivi sui libri, c’è un momento in cui falliscono, non funzionano, ed è quello in cui si legge un libro: un momento totalmente anti-televisivo perché il libro vive di mancanza di immagine, è il suo fascino è anche la sua fatica».
L’Italia, ha poi sottolineato Sinibaldi, con il suo nocciolo duro di lettori forti e la «mancanza di un pubblico popolare ampio, segna un limite e una potenzialità al tempo stesso» dell’uso del podcast per la crescita della cultura del libro e della lettura. Potenzialità perché c’è un pubblico ancora molto grande da raggiungere, limite perché è un pubblico ancora tutto da trovare e da costruire.
Da parte sua Riccardo Cavallero ha sottolineato come sia tutt’oggi difficile stimare esattamente il valore del mercato degli audiolibri in Italia, «che qualcuno valuta in 28 milioni di euro l’anno di vendite, altri 48», dati difficili da definire con precisione anche per la tradizionale riservatezza di Amazon nel condividere i suoi dati. Un mercato che comunque «è ancora relativamente piccolo. È importante in questo senso lavorare sul contenuto, renderlo fruibile in tutti i modi senza svalutarlo, con politiche di prezzo adeguate e garantendo il margine all’autore e all’editore». C’è un problema, secondo Cavallero «di scarsi investimenti da parte degli editori» mentre l’offerta del leader di mercato Audible – di proprietà di Amazon –, che in Europa si è orientata sull'unlimited, non sempre aiuta a valorizzare la qualità. «Come l’all you can eat, va benissimo, ma sulla qualità del tonno possiamo discutere». Allo stesso modo, il modello unlimited ha dei limiti, per esempio nel dare accesso alle novità editoriali o ai titoli best seller.
La strada da imboccare, secondo Cavallero, in una logica di politiche industriali pubbliche e di aiuti agli operatori, «non è quella di sostenere le piattaforme, ma i piccoli e medi editori che, per produrre audiolibri, devono sostenere costi considerevoli. In assenza di aiuti, i piccoli e medi editori si affidano alle piattaforme, legandosi però con contratti di esclusiva. Bisogna invece evitare monopoli distributivi».
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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