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Editori

Quando la saggistica parla inglese: il progetto della casa editrice Viella

di Antonio Lolli notizia del 8 febbraio 2016

La casa editrice romana Viella ha dato il via negli ultimi mesi a due nuove collane di saggistica, che hanno la particolarità di presentare libri in lingua inglese, destinati principalmente a un pubblico internazionale di studiosi, ricercatori o semplici appassionati. L’obiettivo è infatti quello di superare i confini, sia linguistici che territoriali, che spesso portano un libro in italiano ad avere un bacino di lettura molto più piccolo di quello che può avere oggi un libro scritto nella lingua di Shakespeare.
Nata come libreria commissionaria nel 1978, la Viella è riuscita in breve tempo a proporsi e farsi conoscere come casa editrice specializzata nella pubblicazione di testi di saggistica storica, artistica e filologica – le humanities del mondo anglosassone. Una passione, quella per gli studi storici, che si può dedurre già dal nome e dal logo: la «viella», infatti, era uno strumento musicale a corde molto diffuso nel Medioevo.
«Come casa editrice – afferma Cecilia Palombelli, amministratore delegato di Viella – abbiamo vissuto tutto il processo di internazionalizzazione che ha caratterizzato la ricerca accademica negli ultimi anni e che ha portato l’inglese a diventare, con un processo più lento rispetto a quanto è avvenuto per le scienze esatte, una lingua veicolare per la comunicazione a livello internazionale anche delle materie umanistiche».
Da questa considerazione è partito il progetto di creazione di due collane: una di ricerche originali in lingua inglese – Viella Historical Research – e un’altra invece di traduzioni in inglese di monografie in lingua italiana, chiamata Viella History, Art and Humanities Collection.
   
«Queste due collane – continua Palombelli – sono nate con due differenti obiettivi. Se infatti la prima vuole intercettare le ricerche storiche più originali che nascono già in lingua inglese, la seconda ha lo scopo di far conoscere la cultura italiana – e in generale quella non scritta originariamente in inglese – all’estero, così da creare un pubblico di potenziali lettori molto più grande di quello che i testi di partenza potrebbero garantire. Abbiamo già pubblicato tre titoli nella prima collana e due nella seconda, ma il nostro obiettivo è quello di arrivare a pubblicarne all’anno circa il doppio. Le prime due traduzioni in inglese che abbiamo dato alle stampe sono state Giotto's O di Serena Romano – pubblicato in italiano nel 2008 da Electa con il titolo La O di Giotto – e The Forgotten Story: Rome in the Communal Period di Jean-Claude Maire Vigueur, pubblicato originariamente da Tallandier, poi in italiano da Einaudi nel 2011 con il titolo L’altra Roma. Sono testi che possono attirare studiosi di storia medievale e storia dell’arte che non avrebbero mai potuto avvicinarsi ai testi in italiano. Nell’ideazione delle due collane inoltre diamo una particolare importanza alla grafica e all’aspetto estetico dei libri, conferendo una connotazione specifica a entrambe. Grazie alla nostra mailing list di studiosi e ricercatori, infine, possiamo comunicare le nuove uscite direttamente alle persone che possono essere effettivamente interessate al titolo e questo ci consente di creare un rapporto diretto con il potenziale lettore».
Se pensiamo che le case editrici italiane nel 2015 hanno venduto all’estero i diritti di quasi 6 mila titoli, con un aumento dell’11,7% rispetto al 2014 (secondo l’indagine sulla compravendita di diritti effettuata dall'Aie e dall'Agenzia Ice), risulta chiaro l’interesse che la nostra produzione editoriale e la nostra cultura continuano a suscitare nel resto del mondo. Per questo motivo è sempre più importante favorire e incentivare ogni azione che porti all’internazionalizzazione dell’editoria italiana.

 

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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