Qualche giorno fa a Madrid è stato presentato il documento
El valor económico de la traducción editorial, frutto di una ricerca commissionata da
ACE Traductores (la sezione autonoma dedicata ai traduttori di libri dell’associazione collegiale degli scrittori spagnoli) e realizzata dalla società di consulenza
Analistas Financieros Internacionales (Afi) con il patrocinio del Ministero della pubblica istruzione, della cultura e dello sport e del
CEDRO, l’associazione spagnola per la tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale.
Stando ai dati che presenta, fatto cento il fatturato dell'editoria di varia spagnolo, il 35,2% del suo valore deriva dai libri in traduzione, per un totale di 293,6 milioni di euro. Il guadagno medio di un traduttore, invece, nel 2015 è stato di circa 5 mila euro.
La relazione evidenzia l’esistenza di dieci «società o gruppi di società» che controllano, in termini di fatturato, circa il 75% del mercato editoriale spagnolo. Con un leader che – da solo – concentra su di sé il 27,3% del totale. Un dato che, secondo il segretario di ACE Carlos Fortea, «riduce a zero» la capacità di negoziazione dei lavoratori. «Altrettanto opaca rimane la questione del riconoscimento del lavoro» precisa Fortea. «Davvero ci importa poco di come vengano tradotti i libri, che pure costituiscono ampia parte del nostro patrimonio culturale, se riserviamo ai nostri traduttori trattamenti così iniqui».
Secondo l’indagine, il 28,2% dei traduttori spagnoli si dedica esclusivamente allo sviluppo di quest’attività professionale (la restante parte, maggioritaria, la sviluppa invece in parallelo con l’acquisizione di altre competenze: di editing e revisione editoriale, per esempio). Ma solo il 9% dei professionisti del settore riesce poi effettivamente a vivere contando in via esclusiva sui proventi della traduzione.
Il documento commissionato da ACE si conclude con una serie di raccomandazioni da mettere in atto al fine di rendere più equo il mercato della traduzione e di valorizzare i professionisti che vi operano. Prima tra tutte, l’indicazione di «vigilare» maggiormente sui diritti di remunerazione contemplati dalla legge sulla proprietà intellettuale.
Durante la presentazione della ricerca, Sáenz de Santa María – a capo della Direzione generale delle industrie culturali e del libro – ha lanciato inoltre una
campagna di sensibilizzazione sul lavoro del traduttore come parte del
Plan de Fomento de la Lectura 2017. Tra le diverse azioni in cui si concretizza il progetto c’è l’istituzione di una
borsa di studio per traduttori facente capo alla Residencia de Estudiantes di Madrid: sarà
attivabile dal 2018.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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