L’arrivo del Kindle – nel 2007 per il mercato statunitense, nel 2009 per il resto del mondo (inizialmente solo nella versione in lingua inglese) – è stato spesso paragonato, per dirompenza, a quello dell’iPod nell’industria musicale. «E non c’è da stupirsi» commentava Simon Rowberry su The Bookseller qualche mese fa. «Il formato e-book aveva promesso notevoli vantaggi. Gli utenti avrebbero potuto modificare le impostazioni tipografiche del testo per una maggiore leggibilità, la portabilità sarebbe aumentata, nessun limite avrebbe più condizionato il rapporto tra il lettore e il catalogo dell’editore».
A dieci anni dall’arrivo degli e-book sul mercato – poco più di cinque «effettivi», se restringiamo il campo all’Italia – molti si chiedono se il formato abbia mantenuto le promesse fatte. Anche alla luce dei dati, che mostrano un mercato e-book in crescita in pressoché tutti i Paesi europei, ma assai meno di quanto ci si aspettava. E una situazione addirittura di contrazione negli Usa: dal 25% di qualche anno fa al 17% del 2016.
Sul versante dei «formati innovativi», l’e-book appare peraltro totalmente surclassato dall’audiolibro, che – guardando ancora all’area anglofona – continua incessantemente a crescere. Senza contare che per alcuni settori dell’editoria, in maniera piuttosto trasversale al Paese di appartenenza, il passaggio al digitale non è neppure passato per gli e-book, come ad esempio per gli atlanti stradali, gli elenchi telefonici e tutti i prodotti di reference.
È per il mercato trade che la transizione digitale si è concretizzata nei libri elettronici, con risultati peraltro non pienamente soddisfacenti: né di vendita né di «prodotto». E se la digital disruption è la trasformazione che avviene quando la tecnologia entra in un mercato consolidato e lo cambia radicalmente, non è di poco conto l’evidenza che e-book – almeno come largamente inteso oggi – si limita a trasferire su schermo la lettura del libro cartaceo.
Insomma, lo scrivevamo sul Giornale della Libreria qualche settimana fa: che l’e-book potesse essere molto di più della versione in pixel del libro a stampa l’abbiamo, fino ad ora, sentito dire più che sperimentato. Quelli «enhanced», arricchiti, si sono prestati e si prestano per lo più a dar forma a prodotti sperimentali. Qualche movimento più consistente lo abbiamo visto con le app e nel settore bambini e ragazzi, in luoghi di confine tra la narrazione e il gioco. I prodotti digitali in cui si esprime largamente l’editoria oggi, possiamo immaginare siano ai primi gradini di una rivoluzione che sarà molto più radicale.
Una rivoluzione non ignorabile, sulla quale a Più libri più liberi – quest’anno come i precedenti – ci si è confrontati e ancora ci si confronterà nell’ambito del programma di convegnistica professionale. E un momento di scambio c’è stato proprio oggi, quando Cristina Mussinelli (Aie), Gregorio Pellegrino (Effatà - Consiglio Piccoli editori Aie) e Sergio Polimene hanno confrontato le loro esperienze durante l’incontro Dagli e-book agli audiolibri. Cosa ci hanno insegnato questi cinque anni (scarica a questo link i materiali).
Il supporto è arrivato dai dati dell'Ufficio studi dell'Associazione Italiana Editori, che elaborano e compongono informazioni provenienti da più fonti: Nielsen, le associazioni editori degli altri Paesi e l’Osservatorio sulle nuove forme di lettura e di consumo editoriale realizzato da Aie in collaborazione con Pepe Research. In primo luogo, gli e-book in Italia mostrano un andamento in crescita dal 2010 al 2016, sia sotto il profilo del fatturato che del numero di manifestazioni. Un andamento in crescita che dobbiamo però parametrare a una quota di mercato abbastanza esigua rispetto al totale dell’editoria (5,2%, +23,5% rispetto al 2015). Benché paragonabile con i valori europei, ad eccezione del Regno Unito (dove gli e-book sono al 15,3%, in calo del 2,9% dall’anno precedente).
Ciò che è interessante osservare è come la lettura – o l’ascolto – digitale, pur riorganizzando il mix della fruizione mediale, non lo faccia a scapito della carta. Tra 2014 e 2017, mentre rimane invariata la quota dei lettori (e degli ascoltatori) esclusivamente digitali (3%), si amplia significativamente quella degli utenti che si destreggiano tra più formati (libro di carta, e-book e audiobook), passando dal 29% al 43%.
Sul fronte dei dispositivi, è lo smartphone a tenere banco nell’arena della lettura digitale: sia di e-book (lo usa in media il 42% dei lettori digitali; di poco sotto al tablet che è al 46%), ma soprattutto di audiobook (ad ascoltarli da lì è il 41%. Un primato, quello dello smartphone, che diventa ancor più evidente focalizzandosi sui lettori più giovani. Nella fascia 18-24 la lettura di e-book da cellulare schizza al 53%; 51% per i 15-17enni. Ed è il 58% di questi ultimi ad ascoltare audiolibri da smartphone (e il 48% dei 18-24enni).
Per quanto riguarda l'ampiezza del mercato degli audiolibri nel nostro Paese, la svolta è arrivata nel 2016 con Audible. Per Emons, racconta Sergio Polimene, il fatturato dell'audiobook digitale ha superato quest'anno il 40% (era il 15% solo due anni fa) e la previsione è l'avvicinamento al 50% nel 2018. Fondamentale sarà l'ingeresso in Italia di altri mega player come Audible: Storytel è uno di questi, e il suo arrivo è dato come abbastanza imminente. A quel punto l'ampliamento dell'offerta sarà naturale, perché le grandi piattaforme si comportano come editori, oltre che come distributori di titoli. Una dinamica al cui traino anche le realtà italiane potranno espandersi, perseguendo varie strategie. Quella indicata da Emons è la collaborazione con editori indipendenti alla ricerca di libri di valore (e di appeal commerciale) da produrre in formato audio, come la casa editrice ha già fatto in questi anni con la trilogia di Kent Haruf portata in Italia da NN editore, e con Giorni selvaggi di William Finnegan, pubblicato da 66thand2nd.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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