Continuano le buone notizie per le librerie indipendenti americane. Dopo il trend positivo registrato per il 2014, anche il 2015 si è ufficialmente chiuso con il
report dell’American Bookseller Association che conferma l’apertura di
60 nuovi punti vendita (uno in più rispetto all’anno precedente), sparsi per trentadue stati americani; si va dalla libreria per bambini alla caffetteria dedicata ai libri di cucina, passando a chi presenta sia libri nuovi che usati. È interessante notare anche che di queste sessanta,
sedici sono succursali di altre librerie già esistenti: segno che il business è abbastanza redditizio per i proprietari da considerare l’espansione come un investimento sostenibile e potenzialmente proficuo.
Indizio di un certo sommovimento è anche il
passaggio di proprietà, che sempre secondo il report dell’ABA ha coinvolto altre sedici librerie.
Una
caratteristica comune che sembra avere la maggior parte dei nuovi punti vendita è la scelta di
non aprire in una grande città: certo, un paio di librerie hanno aperto anche a New York e a San Francisco, ma scorrendo l’elenco si può notare che la maggioranza ha sede in piccole-medie cittadine, dove evidentemente c’erano lo spazio e il bisogno da parte della cittadinanza necessari per poter pensare di avere una nicchia in cui inserirsi. Inoltre, è notevole il numero di store che alla vendita di libri aggiungono il
servizio di caffetteria, che sia organizzato con un bancone e l’aggiunta di cibarie o che si limiti al servizio di bevande calde ai propri clienti; senza contare l’
attenta organizzazione e comunicazione di eventi, che hanno grande risalto nei siti internet della quasi totalità delle librerie, e che sono evidentemente uno dei mezzi su cui più puntano i librai. Altro elemento meno comune, ma comunque abbastanza presente da poter essere considerato rilevante, è lo sviluppo di
«book club» creati dalle stesse librerie, piuttosto che dagli utenti: una maniera piacevole per fidelizzare il cliente e creare una comunità attorno al punto vendita, sfruttando ulteriormente – per chi ne dispone – la caffetteria (cosa c’è, in fondo, di più tradizionale e sicuro di un «caffè letterario»?).
Gli spazi più grandi, inoltre,
sono spesso concessi per organizzare altri incontri e feste private (anche per i compleanni dei più piccoli), che beneficiano dell’atmosfera creata dagli scaffali traboccanti di libri: ne parlano alcuni dei novelli librai intervistati dall’ABA, e si tratta di un business che, pur cominciando ad allontanarsi da quello principale, sicuramente permette la sopravvivenza – o, più positivamente, un bilancio positivo – di queste realtà indipendenti.
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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