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Librerie

Continua la ripresa delle librerie indipendenti statunitensi

di Camilla Pelizzoli notizia del 19 febbraio 2016

Continuano le buone notizie per le librerie indipendenti americane. Dopo il trend positivo registrato per il 2014, anche il 2015 si è ufficialmente chiuso con il report dell’American Bookseller Association che conferma l’apertura di 60 nuovi punti vendita (uno in più rispetto all’anno precedente), sparsi per trentadue stati americani; si va dalla libreria per bambini alla caffetteria dedicata ai libri di cucina, passando a chi presenta sia libri nuovi che usati. È interessante notare anche che di queste sessanta, sedici sono succursali di altre librerie già esistenti: segno che il business è abbastanza redditizio per i proprietari da considerare l’espansione come un investimento sostenibile e potenzialmente proficuo.
Indizio di un certo sommovimento è anche il passaggio di proprietà, che sempre secondo il report dell’ABA ha coinvolto altre sedici librerie.
Una caratteristica comune che sembra avere la maggior parte dei nuovi punti vendita è la scelta di non aprire in una grande città: certo, un paio di librerie hanno aperto anche a New York e a San Francisco, ma scorrendo l’elenco si può notare che la maggioranza ha sede in piccole-medie cittadine, dove evidentemente c’erano lo spazio e il bisogno da parte della cittadinanza necessari per poter pensare di avere una nicchia in cui inserirsi. Inoltre, è notevole il numero di store che alla vendita di libri aggiungono il servizio di caffetteria, che sia organizzato con un bancone e l’aggiunta di cibarie o che si limiti al servizio di bevande calde ai propri clienti; senza contare l’attenta organizzazione e comunicazione di eventi, che hanno grande risalto nei siti internet della quasi totalità delle librerie, e che sono evidentemente uno dei mezzi su cui più puntano i librai. Altro elemento meno comune, ma comunque abbastanza presente da poter essere considerato rilevante, è lo sviluppo di «book club» creati dalle stesse librerie, piuttosto che dagli utenti: una maniera piacevole per fidelizzare il cliente e creare una comunità attorno al punto vendita, sfruttando ulteriormente – per chi ne dispone – la caffetteria (cosa c’è, in fondo, di più tradizionale e sicuro di un «caffè letterario»?).
Gli spazi più grandi, inoltre, sono spesso concessi per organizzare altri incontri e feste private (anche per i compleanni dei più piccoli), che beneficiano dell’atmosfera creata dagli scaffali traboccanti di libri: ne parlano alcuni dei novelli librai intervistati dall’ABA, e si tratta di un business che, pur cominciando ad allontanarsi da quello principale, sicuramente permette la sopravvivenza – o, più positivamente, un bilancio positivo – di queste realtà indipendenti.

L'autore: Camilla Pelizzoli

Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).

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