Si avvicina Più libri più liberi edizione 2016. L’ultima a tenersi nel Palazzo dei congressi all’Eur, prima di migrare nei nuovi spazi della Nuvola, e la prima a svolgersi in un mercato che per il secondo anno consecutivo mostra segni positivi: deboli (come debole è l’economia dei consumi italiani), ma positivi. Deboli, ma con cui dovremo fare i conti per qualche anno. Per questo, a maggior ragione, si devono pensare dei progetti forti.
La crescita è stata del +0,7% nel 2015 e del +0,2% in questa prima parte del 2016 (in miglioramento rispetto al -2,2% del corrispondente periodo dell’anno scorso). Tra l’altro proprio a Più libri – fiere, saloni, festival intercettano sempre bene gli umori, le sensazioni, le tendenze del mercato, a volte in anticipo – Nielsen ci ha fatto vedere come nei primi dieci mesi del 2015 il mercato faceva segnare ancora un -1,6% rispetto al -4,5% del 2014, ma che la piccola editoria, a sua volta, riduceva quel -1,6% a un -0,2% (e senza Amazon).
Lo stesso andamento degli ingressi (un migliaio in meno rispetto al 2014, dunque sostanzialmente stabile considerando l’avvio dell’anno giubilare), faceva presagire climi meno cupi rispetto a quelli del 2011-2013. Così come il numero degli espositori (da 368 del 2014 a 378: +3%), la stabilità degli eventi (326 rispetto a 331 con il vincolo degli spazi a disposizione e la sicurezza), la stima della crescita delle vendite: +2,5% a volume.
Soprattutto si è confermata la stabilità degli ingressi dei «professionali», tra l’8%-9% negli ultimi anni. Segno che la manifestazione romana, al di là del Fellowship organizzato in collaborazione con Agenzia Ice, è diventata occasione di confronto e discussione tra tutti gli operatori. Ricordiamo che nell’edizione 2015 si sono realizzati 13 incontri professionali (della durata di circa un’ora, con uno spazio riservato alle domane del pubblico) con più di 550 partecipanti complessivi, ovvero un’erogazione di oltre 7 mila ore di aggiornamento professionale nel pacchetto di partecipazione a PLPL.
Un programma professionale molto centrato sulla presentazione di casi aziendali di successo, attraverso una formula più snella: un filo conduttore a fare da traccia, tra i 2 e i 5 interlocutori al massimo, per un dialogo vivace e interessante. Tutti gli incontri sono preceduti da una breve presentazione (poi resa disponibile sul sito del GDL nella sezione apposita) del quadro generale entro cui si va a discutere.
Anche quest’anno gli eventi professionali – curati da Cristina Mussinelli e da Giovanni Peresson con l’aiuto di Camilla Pelizzoli – caratterizzeranno l’edizione 2016. Anche qui con una novità (oltre alla newsletter in preparazione alla fiera, e ad altre che saranno annunciate via via): la possibilità di agganciare l’incontro con mini-corsi di formazione che si svolgeranno successivamente. In sintesi: a Roma nel convegno segnaleremo alcune tendenze in atto nel mercato. Ne discuteremo e raccoglieremo i suggerimenti da chi vi parteciperà. Poi, per chi è interessato, attraverso un corso – cioè una didattica strutturata dotata dei relativi materiali – si potrà approfondire ulteriormente il tema in funzione delle scelte aziendali.Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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