Storytel, l’«audiobook subscription service» svedese che si sta progressivamente diffondendo a livello globale, offrendo un’alternativa ad Audible in sempre più Paesi –
presto anche in Italia – si prepara all’ingresso nel mercato messicano entro l’anno.
Durante
Contec México – la conferenza di Frankfurter Buchmesse dedicata all’innovazione e ai modelli di business per l’industria del libro latinoamericana e ispanofona che si è tenuta qualche giorno fa a Città del Messico –
Helena Gustafsson, head of global publishing di Storytel, ha illustrato nel dettaglio la visione della piattaforma, soffermandosi in particolar modo sulla specificità che caratterizza il suo ingresso in ciascun Paese e mercato.
Già presente in Spagna – dov’è arrivata comunque abbastanza recentemente – Storytel si aspetta di far crescere di un terzo il suo catalogo in castigliano entro la fine dell’anno, raggiungendo quota 6 mila titoli giusto in tempo per il lancio in Messico.
«Abbiamo scelto il Messico come porta d’ingresso verso l’America Latina – ha precisato Gustafsson – perché pensiamo sia un buon posto per arrivare in un’altra area geografica senza doverci dotare di un team locale, almeno all’inizio». D’altronde, lo spagnolo latinoamericano differisce per molti versi da quello europeo, offrendo l’occasione a Storytel per realizzare la nuova edizione audio di alcuni suoi titoli che poi potrà proporre a gran parte dei mercati di quell’area.
Oltre all’ovvia complessità linguistica, ci sono due aspetti rilevanti che condizionano l’ingresso in un nuovo Paese: la reazione degli editori e quella del pubblico degli ascoltatori. I primi, racconta ancora Gustafsson, fanno talvolta fatica a entrare nella logica della piattaforma e del suo sistema di remunerazione: «Utilizziamo degli algoritmi per sapere quanto ciascun libro viene ascoltato, e paghiamo di conseguenza». Uno scarto significativo rispetto al concetto di libro come unità cui è abituato l’editore.
Per quanto riguarda l’utenza, se la questione più evidente è quella dei mercati in cui la fruizione dell’audiolibro non è affermata, esiste un intero ventaglio di complessità ulteriori con il quale confrontarsi. A cominciare dalle condizioni commerciali e dallo schema e dalle modalità di pagamento: «In alcuni Paesi non sono diffusi i pagamenti elettronici, in altri le carte di credito, in alcuni le persone ricevono lo stipendio di settimana in settimana, in altri mensilmente» tutti elementi dei quali è necessario tenere conto quando si struttura l’offerta.
«Passiamo molto tempo a studiare questi aspetti e ci facciamo spesso aiutare da esperti e talenti locali, perché è impossibile arrivare da un altro Paese e comprendere appieno un nuovo mercato». E se è quasi scontato che non tutti i libri funzionino dovunque, anche la scelta del narratore, della voce, è cruciale per posizionarsi sul mercato e per determinare il successo di un titolo o dell’intera offerta.
E poi, oltre che guardare a chi lettore lo è già, bisogna concentrarsi su quell’utenza che esprime una domanda a cui la lettura non necessariamente risponde. In diversi Paesi, molti abbonati a Storytel non si considerano lettori, oppure si rivolgono peculiarmente all’ascolto per generi particolari, mentre restano alla carta – o allo schermo – per il resto. In ogni caso, quello che è importante è dare il tempo all’utente di «sviluppare il suo ascolto». In quest’ottica, partire dalla produzione audio di opere letterarie molto complesse non è sempre vincente: meglio una più cauta gradualità.
Nel panorama dell’audio come mezzo di fruizione dei contenuti editoriali – un panorama che stiamo vivendo se non altro da un punto di vista mediatico, per il momento – una delle tendenze che cominciano a delinearsi è quella delle produzioni originali, dei podcast o comunque di prodotti che siano altro rispetto al libro, che non sottendano un preesistente titolo edito. Una tendenza sicuramente promettente che, però, non fa necessariamente rima con «narrazioni brevi» precisa Gustafsson.
«Le persone preferiscono le narrazioni lunghe. Ascoltare è così intimo: quando hai sempre una voce nel tuo orecchio, quella voce ha un ruolo importante nella tua vita». La brevità si declina meglio su altri generi: «C’è una grande fame di conoscenza rapida nel mondo» chiosa Gustaffson. Ironia della sorte, la poesia – che ci s’immaginerebbe transire con grande facilità verso il formato audio: sia per la brevità che per la sua capacità di prestarsi a un’interpretazione vocale – non funziona bene su Storytel: «Magari in futuro, ma per il momento decisamente no».
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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