
Stop&go per l’imposta sugli apparecchi connessi
proposta lo scorso maggio da Pierre Lescure, dal 2012 a capo della commissione incaricata di discutere sul futuro della legge Hadopi e del metodo per conciliare le pratiche digitali con le esigenze culturali del Paese. Il discusso provvedimento che
prevedeva l’applicazione a smartphone e tablet di una tassa (dell’ordine dell’1%) per finanziare il passaggio al digitale dell’industria culturale non sarà inserita nella finanziaria 2014. Ad annunciarlo è il ministro francese alla cultura, Aurélie Filippetti, spiegando che il governo ha deciso per una soluzione più moderata che in primo luogo consolidi gli strumenti già esistenti per poi arrivare, Filippetti garantisce nel 2015, a modificare lo status quo dei produttori di IT, equiparandoli a veri e propri distributori di contenuti.
La tassa come è noto
ha diviso gli animi e ha trovato, quasi in pari misura, detrattori e sostenitori. Tra i primi si annovera senz’altro l’
industria dell’IT, del parere che la misura avrebbe come principale effetto quello di deprimere il nascente mercato digitale proprio nel momento in cui i nuovi consumi andrebbero favoriti e sostenuti. Al contrario i
produttori di contenuti sono decisi sostenitori della riforma, che hanno definito «uno strumento utile per consolidare il finanziamento della creazione culturale».
Ad ogni modo per il momento ha avuto la meglio il parere del
Consiglio nazionale del digitale (Conseil national du numérique - CNN) che nel Rapporto consegnato al governo la scorsa settimana ha espresso parere negativo rispetto all’introduzione di un’imposta suppletiva sull’IT. Il motivo? Secondo il parere degli esperti, peserebbe soprattutto sul tessuto delle piccole e medie imprese, con il rischio di frenare l’innovazione e senza alcuna garanzia per il mantenimento delle regole di libero mercato nel settore.