L’editore indipendente di San Francisco Chronicle Books, in partnership con l’organizzazione no profit Little Free Library e l’AIASF (American Institute of Architects), ha lanciato lo scorso autunno un contest rivolto agli architetti di tutto il mondo chiedendo loro di progettare la little free library ideale. Il fenomeno delle minuscole biblioteche urbane ispirate allo slogan – e all’idea – «prendi un libro, lascia un libro», si sta infatti diffondendo ben oltre i confini degli Stati Uniti, dove è nato qualche tempo fa: ne è un esempio la Biblioteca del Gufo di Formigine, di cui avevamo scritto a dicembre sul Giornale della Libreria.
Il concorso nasce con l’idea di rispondere alle esigenze di quei 50 mila quartieri distribuiti in 70 Paesi del mondo i cui cittadini decidono autonomamente di dotarsi di uno spazio accessibile alla comunità attraverso il quale scambiarsi da leggere. Le condizioni poste ai creativi che hanno partecipato al contest, infatti, sono state molto semplici: la piccola biblioteca avrebbe dovuto resistere alle intemperie, essere accessibile anche durante la notte, tenere in considerazione la differenza di statura tra adulto e bambino, rivolgendosi a entrambi e soddisfare le esigenze della comunità in cui verrà inserita.
La partecipazione è stata elevata: più di 300 creativi hanno inviato i loro progetti da 40 Paesi diversi (da Teheran a Toronto, dalla Georgia transcaucasica allo Stato federale della Georgia, in Usa), manifestando visioni totalmente diverse delle little free library – c’è chi l’ha pensata come una struttura autonoma da «abitare» e chi come un’appendice di un edificio già esistente o di un arredo urbano, chi vi ha integrato funzioni e servizi ulteriori e chi si è concentrato sul design accattivante – ma sempre animate dal desiderio di comunicare il valore sociale e relazionale del libro.
In questi giorni Chronicle Books ha condiviso con i suoi lettori il verdetto dei giudici, proclamando il progetto vincitore e riconoscendo una serie di menzioni speciali alle idee degne di nota. Se il primo posto lo ha guadagnato Owlie di Bartosz Bochynski, dello studio FUTUMATA di Londra, anche molte tra le altre creatività selezionate sono particolarmente affascinanti: potete vederne alcune nella fotogallery qui sotto.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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